Dalle vittime nelle Forze dell’Ordine e Forze Armate ai licenziamenti per danno d’immagine: l’avvocato Mazza svela le falle del sistema di tutela
Nel 2023, secondo i dati riportati dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, è
risultato in preoccupante aumento il fenomeno del revenge porn: 299 le segnalazioni di persone che temono la diffusione di foto e video a contenuto sessualmente esplicito, raddoppiate rispetto allo scorso anno.
«L’esercizio, da parte del Garante, della specifica competenza attribuitagli in materia di revenge
porn (consistente nella decisione sulle istanze di blocco del caricamento non consensuale di
contenuti intimi: in quest’anno, 299), ha consentito all’Autorità di verificare la vastità e pervasività
del fenomeno, che in tal modo si può almeno in parte arginare», questo è quanto dichiarato alla
Camera dei Deputati, in presenza di rappresentanti delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e delle
associazioni dei consumatori, dal presidente del Garante Pasquale Stanzione.
Uno scenario inquietante e che, di conseguenza, mette maggiormente in risalto la rilevanza del
ruolo svolto dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’attività svolta al fine di contrastare
questa ignobile piaga sociale, di cui parleremo con Francesco Mazza, docente di diritto penale all’Università degli studi di Cassino e avvocato cassazionista del Foro di Roma.
Avvocato, secondo lei, cosa si dovrebbe fare per far sì che le FFOO possano affrontare, nel miglior modo possibile, questa fattispecie di reato così subdola e vile?
“Nell’ambito dell’attività di prevenzione, che a mio modesto avviso è fondamentale in questa
tipologia di reato, i poteri conferiti alle Forze di Polizia sono ampi ma potrebbero essere potenziati.
Le FFOO innanzitutto devono essere formate a sufficienza per affrontare al meglio tale fenomeno
e la relativa formazione deve assere erogata da esperti della materia. In secondo luogo il
legislatore deve coprire con adeguate risorse economiche le riforme che vengono apportate
all’ordinamento in modo da fornire loro un reale ausilio”.
Lei si è occupato del caso di una vittima di revenge porn, Tiziana Cantone, la trentunenne
trovata impiccata, il 13 settembre 2016.
Da quanto è emerso dall’autopsia effettuata sul corpo della donna riesumato, la morte sarebbe
avvenuta per suicidio. Un’inchiesta che si è arricchita di un centinaio di nomi – tra questi anche
quelli di professionisti ed esponenti delle forze dell’ordine – che erano in contatto con la donna.
Qual è la sua posizione a riguardo, soprattutto se dovesse risultare vero il coinvolgimento di chi, in
realtà, dovrebbe contrastare questo orrore?
“Le indagini svolte all’epoca non hanno chiarito i tanti dubbi sulle cause della morte della povera
Tiziana ed il presunto coinvolgimento di molti professionisti e appartenenti alle FFOO ha destato
da sempre incredulità. Grazie al suo sacrifico è stata tipizzato nel nostro ordinamento penale il
reato di Revenge Porn, che prima di allora non era previsto.Quale difensore di fiducia della Sig.ra
Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana, posso solo dire che, a breve, presenterò una istanza per
riaprire le indagini sulla sua morte con nuovi elementi di prova”
A proposito di FFOO, anche l’Arma dei Carabinieri ha avuto le sue vittime di revenge porn, come quanto successo a Torino, qualche anno fa.
«Metto tutte le immagini su un cd e le invio a tua madre e al Comando così ti faccio licenziare». E
ancora: «Stampo le tue foto e faccio dei volantini da attaccare fuori dal Comando», è così che un
uomo minacciava una donna dell’Arma dei Carabinieri conosciuta sui social.
Lei lo prega di lasciarla tranquilla. Ma lui si vanta di conoscere «persone importanti» nell’Arma. Ad
un certo punto, la donna si confida con i colleghi. Chiede aiuto e, alla fine, decide di denunciarlo,
facendo finire l’uomo sul banco degli imputati con l’accusa di violenza sessuale, stalking e violenza
privata.
«Metto tutte le immagini su un cd e le invio a tua madre e al Comando così ti faccio licenziare». Una frase che fa riflettere, e non poco, su come le vittime, rischino di diventare doppiamente tali,
rischiando di perdere, se non addirittura perdere, il posto di lavoro.
Avvocato, cosa pensa dei licenziamenti delle vittime di revenge porn per “danno
all’immagine”, di conseguenza cosa dovrebbe cambiare sotto l’aspetto normativo per tutelare maggiormente le vittime?
“A mio avviso i non pochi licenziamenti che si sono avuti in tanti posti lavoro, pubblici e privati in
capo alle vittime di Revenge Porn sono a dir poco riprovevoli e sono certo che in sede
giuslavoristica ci siano gli strumenti per impugnare il licenziamento con esito positivo.
Sicuramente non è più tempo di riforme “a costo zero”, tanto meno in questo settore. Anche la
legge del c.d. “Codice Rosso” prevede nel suo ultimo articolo una clausola di invarianza finanziaria
vale a dire che le amministrazioni coinvolte dalla riforma dovranno provvedere con le risorse
economica già in loro possesso. Recentemente ho fatto un esempio: si può costruire la macchina
più bella e più potente del modo ma se non ha il serbatoio rimarrà sempre chiusa in un garage.
Così le nuove leggi senza copertura economica, potranno essere anche potenzialmente efficaci
ma senza copertura economica saranno del tutto inutili”.
Sul Codice penale militare di pace sono stati proposti due disegni di legge: il n. 1193 di iniziativa dei senatori Rauti, Balboni e altri (Fdi) e il n. 1478 di iniziativa della senatrice Maiorino (M5S) al fine di tutelare le donne vittime di violenza. Si è parlato di introdurre la violenza sessuale, la violenza sessuale di gruppo, le molestie sessuali, gli atti persecutori. Silenzio invece sul revenge porn.
Svista o fenomeno sottovalutato?
“Vista la modestia dell’attuale legislatore sicuramente una svista per incapacità conoscitiva del
fenomeno”.