La Forza Interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL): Un’Analisi Approfondita

Ott 14 2024
Paolo Buda
Quattro Decenni di Peacekeeping: Dall’Intervento Iniziale alle Sfide Contemporanee e il Ruolo Chiave dell’Italia

La Forza Interinale delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) fu istituita il 19 marzo 1978 con le Risoluzioni 425 e 426 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questa decisione fu una risposta diretta all’invasione del Libano meridionale da parte di Israele, nota come “Operazione Litani”. Gli obiettivi iniziali di UNIFIL erano triplici:

1. Confermare il ritiro delle forze israeliane dal Libano meridionale
2. Ripristinare la pace e la sicurezza internazionale
3. Assistere il governo libanese nel ristabilire la sua effettiva autorità nell’area

Nei decenni successivi, UNIFIL ha attraversato diverse fasi critiche, adattandosi costantemente alle mutevoli dinamiche regionali:

• 1982: Seconda invasione israeliana del Libano, che mise a dura prova la capacità operativa di UNIFIL
• 1985: Ritiro parziale israeliano, con la creazione di una “zona di sicurezza” nel sud del Libano
• 2000: Ritiro completo delle forze israeliane dal Libano meridionale, permettendo a UNIFIL di riprendere pienamente le sue attività

Un punto di svolta cruciale si verificò il 12 luglio 2006. Un attacco di Hezbollah contro le Israeli Defence Force (IDF) a sud della Blue Line, nelle vicinanze del villaggio israeliano di Zar’it, provocò la morte di otto soldati israeliani, il ferimento di altri sei e la cattura di due. Questo evento scatenò una risposta militare israeliana su vasta scala, portando a un conflitto di 34 giorni che vide Hezbollah lanciare attacchi missilistici contro città israeliane e Israele condurre intense operazioni aeree e terrestri in Libano.

La risoluzione di questo conflitto giunse con la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, adottata l’11 agosto 2006. Questa risoluzione non solo sancì il cessate il fuoco, ma segnò anche l’inizio della seconda fase della missione UNIFIL, caratterizzata da:

1. Un mandato ampliato che includeva il supporto alle Forze Armate Libanesi (LAF) nel dispiegamento nel sud del Libano
2. Un significativo aumento delle forze sul terreno, passando da circa 2,000 a 15,000 peacekeepers
3. Maggiori responsabilità nel monitoraggio del cessate il fuoco e nel facilitare l’accesso umanitario alle popolazioni civili

Il Ruolo Cruciale dell’Italia

L’Italia ha giocato un ruolo fondamentale in UNIFIL fin dal 1979, distinguendosi per il suo costante impegno e la sua leadership. L’impegno italiano si è intensificato notevolmente dall’inizio della seconda fase della missione nel 2006, con l’Italia che ha assunto un ruolo di primo piano sia in termini di contributo di truppe che di leadership strategica.

Quattro generali italiani hanno ricoperto il prestigioso ruolo di UNIFIL Head of Mission e Force Commander (HoM/FC), dimostrando la fiducia della comunità internazionale nelle capacità di leadership italiane:

1. Gen. di Corpo d’Armata Claudio Graziano (2 febbraio 2007 – 28 gennaio 2010):
Graziano guidò UNIFIL in un periodo critico di consolidamento post-conflitto, implementando le disposizioni della Risoluzione 1701 e lavorando per stabilizzare la fragile tregua tra Israele e Libano.
2. Gen. di Corpo d’Armata Paolo Serra (28 gennaio 2012 – 24 luglio 2014):
Serra affrontò la sfida di mantenere la stabilità nel sud del Libano mentre il conflitto siriano minacciava di destabilizzare la regione, rafforzando la cooperazione con le Forze Armate Libanesi.
3. Gen. D. Luciano Portolano (24 luglio 2014 – 20 luglio 2016):
Portolano si concentrò sul rafforzamento delle capacità delle Forze Armate Libanesi e sull’implementazione di misure di costruzione della fiducia lungo la Blue Line.
4. Generale di Divisione Stefano Del Col (7 agosto 2018 – 28 febbraio 2022):
Del Col guidò UNIFIL attraverso un periodo di crescenti tensioni regionali e la pandemia di COVID-19, mantenendo l’efficacia operativa della missione in circostanze difficili.

Attualmente, il contingente nazionale autorizzato comprende 1256 militari, 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei, operanti sotto il nome di operazione “Leonte”. Questa consistente presenza rende l’Italia uno dei maggiori contributori alla missione, sottolineando l’importanza che il paese attribuisce alla stabilità del Mediterraneo orientale.

Dal 2 agosto 2024, il Generale di Brigata dell’Esercito Stefano Messina comanda il Settore Ovest di UNIFIL e la Joint Task Force italiana in Libano (JTF L-SW). Sotto la sua guida, il contingente italiano continua a svolgere un ruolo chiave nelle operazioni di peacekeeping e nel supporto alle autorità libanesi.

Struttura Dettagliata del Contingente Italiano

Il contingente italiano in UNIFIL è organizzato in una struttura complessa e articolata, progettata per rispondere efficacemente alle diverse esigenze della missione:

1. Comando del Settore Ovest (SW) nella base “Millevoi” in Shama:
Questo comando coordina tutte le attività del settore occidentale di UNIFIL, un’area cruciale che confina con Israele.
2. Centro Amministrativo d’Intendenza (C.A.I.) a Shama:
Diretto dal Colonnello Bernardino Gamboni, questo centro gestisce tutti gli aspetti logistici e amministrativi del contingente italiano.
3. Unità di supporto alle attività operative (HQ Support Unit) a Shama:
Comandata dal Tenente Colonnello David De Petris, questa unità fornisce supporto diretto al Settore Ovest attraverso assetti specialistici, inclusi elementi dell’11° Reggimento Trasmissioni di Civitavecchia e nuclei cinofili del Centro Militare Veterinario di Grosseto.
4. Task force di manovra ITALBATT ad Al Mansouri:
Sotto il comando del Colonnello Alessio Argese, questa unità è responsabile del controllo del territorio e della Blue Line. È composta da elementi del 151° Reggimento fanteria “Sassari”, un Gruppo Squadroni del Reggimento “Cavalleggeri Guide” (19°), e un Battaglione Logistico.
5. Elemento di supporto nazionale (IT NSE) a Shama:
Comandato dal Colonnello Eugenio Fortunato, l’IT NSE fornisce supporto logistico cruciale alle forze italiane, includendo la Joint Multimodal Operation Unit (JMOU) e un team IEDD del 5° Reggimento Genio Guastatori.
6. Componente di Polizia Militare dell’Arma dei Carabinieri a Shama:
Questa unità garantisce il rispetto della legge e dell’ordine all’interno del contingente italiano e supporta le attività di polizia di UNIFIL.
7. Componente dell’Aviazione dell’Esercito (Task Force “ITALAIR”):
Basata a Naqoura e comandata dal Colonnello Maurizio Sabbi, questa unità fornisce cruciale supporto aereo con elicotteri AB-212 e AB-412 per missioni di evacuazione medica, ricognizione e soccorso.
8. Military Community Outreach Unit (MCOU) a Naqoura:
Guidata dal 28° reggimento comunicazioni operative “Pavia”, questa unità si occupa delle relazioni con la comunità locale, un aspetto fondamentale per il successo della missione.

Questa struttura complessa permette al contingente italiano di operare in modo efficace e flessibile, adattandosi alle diverse esigenze della missione UNIFIL.

Tensioni Recenti e Risposta Italiana

Negli ultimi mesi, la situazione nel sud del Libano ha visto un’allarmante escalation di tensioni. Gli incidenti più gravi hanno coinvolto l’esercito israeliano (IDF) e le postazioni UNIFIL, incluse basi italiane, mettendo a rischio la sicurezza dei peacekeepers e minacciando la stabilità della regione.

Il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha fornito un resoconto dettagliato di questi eventi preoccupanti:

“Nessun militare italiano è stato coinvolto. Ieri, in serata, militari regolari dell’IDF avevano neutralizzato alcuni componenti del sistema di video sorveglianza presso la base 1-31, il sistema di illuminazione e un ripetitore radio presso la base 1-32A con il tiro di armi portatili. Stamattina, poi, alcuni colpi di armi portatili hanno colpito l’interno della base 1-31, su cui è seguito il sorvolo di un drone.”

Questi incidenti hanno provocato una reazione immediata e decisa da parte del governo italiano:

1. Il Ministro Crosetto ha contattato direttamente il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, per esprimere una forte protesta e richiedere garanzie concrete sulla sicurezza del personale militare italiano.

2. L’ambasciatore di Israele in Italia è stato convocato per una formale protesta, un gesto diplomatico che sottolinea la gravità con cui l’Italia considera questi eventi.

3. È stata inviata una comunicazione formale alle Nazioni Unite per ribadire l’inaccettabilità della situazione e assicurare la piena collaborazione dell’Italia a iniziative volte a favorire una de-escalation.

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, in un’intervista rilasciata ad Alba (Cuneo), ha ulteriormente chiarito la posizione italiana:

“La situazione è peggiorata, ma i nostri militari non corrono rischi gravi e rimarranno là. Ci sono stati episodi inaccettabili che non devono più ripetersi. Mandiamo un messaggio forte a tutti: i nostri militari non si toccano. Israele non ha aperto il fuoco solo una volta e abbiamo protestato ripetutamente, con forza, con i ministeri di Esteri e Difesa.”

Tajani ha anche respinto fermamente l’idea che l’Italia possa ritirarsi dal Libano, sottolineando il carattere internazionale della missione:

La missione Unifil è una scelta delle Nazioni Unite: l’Onu non è uno Stato, non si può dire ‘Togliti da lì’. Per questo sono necessarie decisioni adottate al Palazzo di Vetro.

Queste dichiarazioni evidenziano la determinazione dell’Italia a mantenere il suo impegno in UNIFIL, pur insistendo sul rispetto della sicurezza dei suoi peacekeepers e del diritto internazionale.

Sfide Attuali e Prospettive Future

La situazione attuale pone UNIFIL di fronte a sfide senza precedenti. Gli incidenti recenti non solo mettono a rischio la sicurezza immediata dei peacekeepers, ma minacciano anche di compromettere l’efficacia della missione nel suo complesso.

Il Ministro Tajani ha evidenziato la complessità della situazione:

Israele ha legittimamente risposto a un attacco, ma bisogna vedere se la reazione sia congrua. Troppi sono i civili coinvolti. Nessuno vuole un conflitto con l’Iran. Dall’Iran è arrivato un attacco indiscriminato con razzi e missili contro le città israeliane: capisco la preoccupazione di Netanyahu. E non dimentichiamo che l’Iran invia alla Russia armi utilizzate contro l’Ucraina. Ma non bisogna mai rinunciare alla pace.

Queste parole sottolineano la delicata posizione in cui si trova UNIFIL, cercando di mantenere la pace in una regione caratterizzata da tensioni profonde e interessi conflittuali.

L’Italia, pur mantenendo il suo forte impegno in UNIFIL, sta lavorando attivamente per una de-escalation della situazione. Tajani ha menzionato la possibile elezione di un nuovo presidente del Libano come potenziale elemento che potrebbe portare a un cessate il fuoco in Medio Oriente, evidenziando l’importanza di soluzioni politiche e diplomatiche.

Guardando al futuro, diverse sfide e opportunità si profilano all’orizzonte:

1. Mantenimento della neutralità: UNIFIL dovrà bilanciare con cura il suo ruolo di peacekeeping con la necessità di proteggere il proprio personale, mantenendo al contempo la fiducia di tutte le parti coinvolte.
2. Adattamento del mandato: Potrebbe essere necessaria una revisione del mandato di UNIFIL per adattarsi alle nuove dinamiche regionali, tenendo conto delle criticità emerse negli ultimi eventi.
3. Rafforzamento della diplomazia: Sarà essenziale intensificare gli sforzi diplomatici a tutti i livelli, coinvolgendo non solo le parti in conflitto ma anche gli attori regionali e internazionali.
4. Potenziamento delle capacità: Potrebbe emergere la necessità di rafforzare le capacità operative di UNIFIL, sia in termini di risorse che di personale, per far fronte alle nuove sfide.
5. Sostegno alle istituzioni libanesi: Continuare e possibilmente intensificare il supporto alle Forze Armate Libanesi e alle istituzioni locali sarà cruciale per la stabilità a lungo termine della regione.

In conclusione, mentre UNIFIL continua la sua missione in un contesto sempre più complesso, l’Italia gioca un ruolo cruciale sia come contributore significativo alla missione sia come voce diplomatica per la pace e la stabilità nella regione. Il governo italiano, guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, continua a monitorare attentamente la situazione, ponendo la sicurezza dei militari italiani come priorità assoluta, mentre lavora per preservare la stabilità regionale e rispettare il mandato delle Nazioni Unite.

La situazione in Libano rimane fluida e complessa, ma l’impegno dell’Italia e della comunità internazionale attraverso UNIFIL rimane un pilastro fondamentale per la stabilità del Mediterraneo orientale. Le decisioni e le azioni intraprese nei prossimi mesi e anni saranno cruciali nel determinare non solo il futuro della missione, ma anche la sorte dell’intera area mediorientale.

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