ll recente rapporto sulla competitività europea, redatto dall’ex presidente della BCE Mario Draghi, getta una luce critica sullo stato attuale del settore della difesa nell’Unione Europea, evidenziando sfide significative ma anche opportunità di crescita e integrazione. L’analisi di Draghi si rivela particolarmente rilevante per l’Italia, che si trova di fronte a un bivio cruciale nel suo ruolo all’interno della difesa europea.
La frammentazione del mercato europeo della difesa
Draghi sottolinea come uno dei problemi principali sia la frammentazione del mercato europeo della difesa. “La base industriale della difesa dell’UE è caratterizzata principalmente da attori nazionali che operano in mercati domestici relativamente piccoli, producendo volumi relativamente bassi,” afferma il rapporto. Questa situazione porta a inefficienze e duplicazioni, limitando la capacità dell’Europa di competere su scala globale.
Per l’Italia, questo rappresenta sia una sfida che un’opportunità. Il nostro paese, con la sua consolidata industria della difesa, potrebbe giocare un ruolo chiave nel processo di consolidamento e integrazione. “La consolidazione e l’integrazione degli asset industriali della difesa – focalizzata su domini critici e strategici – rafforzerebbe la base industriale della difesa dell’UE e migliorerebbe la sua autonomia strategica,” suggerisce Draghi.
Il gap negli investimenti
Un altro punto critico evidenziato da Draghi è il significativo divario negli investimenti tra l’UE e i suoi principali concorrenti, in particolare gli Stati Uniti. Il rapporto rivela che “gli Stati membri dell’UE spendono cumulativamente circa un terzo di quanto spendono gli Stati Uniti per la difesa.” Questo gap si allarga ulteriormente quando si considera la ricerca e sviluppo nel settore della difesa.
Per l’Italia, questo dato dovrebbe suonare come un campanello d’allarme. Il nostro paese ha l’opportunità di assumere un ruolo di leadership nell’aumentare gli investimenti in R&S nel campo della difesa, allineandosi agli obiettivi comunitari e favorendo le sinergie tra settore militare e civile.
La dipendenza da tecnologie extra-UE
Draghi mette in luce una preoccupante dipendenza dell’UE da soluzioni di difesa non europee, in particolare dagli Stati Uniti. “Tra giugno 2022 e giugno 2023, il 78% della spesa per gli appalti è stata dirottata verso acquisti da fornitori situati al di fuori dell’UE, di cui il 63% basati negli Stati Uniti,” riporta il documento.
Questo dato sottolinea l’urgente necessità per l’Italia e gli altri Stati membri di sviluppare capacità indigene e di promuovere l’acquisto di soluzioni europee. Draghi suggerisce l’introduzione di un “principio di preferenza europea rafforzato e meccanismi di incentivazione sostanziali per valorizzare le soluzioni di difesa europee e l’eccellenza rispetto alle soluzioni non UE.”
Verso una politica industriale di difesa comune
Il rapporto Draghi propone lo sviluppo di una politica industriale di difesa dell’UE a medio termine. Questa politica dovrebbe supportare la cooperazione, l’europeizzazione e l’integrazione delle PMI nelle catene di fornitura, e l’integrazione strutturale transfrontaliera degli asset industriali della difesa.
Per l’Italia, questo rappresenta un’opportunità di plasmare attivamente il futuro della difesa europea. Il nostro paese potrebbe:
1. Promuovere attivamente la standardizzazione degli equipaggiamenti militari a livello UE, sfruttando l’esperienza delle sue aziende leader nel settore.
2. Partecipare attivamente ai programmi di sviluppo congiunto di nuove tecnologie militari, come suggerito dal rapporto Draghi.
3. Sostenere l’accesso ai finanziamenti per le PMI del settore difesa, favorendo la loro integrazione nelle catene di fornitura europee.
4. Contribuire al dibattito sulla governance della politica industriale di difesa a livello UE, proponendo soluzioni che bilancino gli interessi nazionali con quelli comunitari.
Il ruolo della ricerca e dell’innovazione
Draghi enfatizza l’importanza cruciale della ricerca e dell’innovazione nel settore della difesa. “I sistemi di difesa di prossima generazione in tutti i domini strategici (aria, terra, spazio, marittimo e cyber) richiederanno massicci investimenti in ricerca che superano la capacità di qualsiasi singolo Stato membro,” afferma il rapporto.
Questo punto è particolarmente rilevante per l’Italia, che ha l’opportunità di posizionarsi come leader in specifici settori di ricerca e sviluppo. Il nostro paese potrebbe concentrare i suoi sforzi su aree di eccellenza, come i sistemi di difesa navale o le tecnologie aerospaziali, contribuendo così in modo significativo all’innovazione europea nel settore della difesa.
Commenti e prospettive
Il rapporto presentato da Mario Draghi evidenzia la necessità di cambiamenti radicali per affrontare le sfide esistenziali dell’Europa, che includono economia, competitività industriale, sicurezza e posizionamento strategico. A sostegno di questa visione, Roberto Cingolani, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Leonardo, ha espresso considerazioni simili nell’intervista pubblicata su “Il Sole 24 Ore” all’interno dello speciale curato da Gianni Dragoni. Cingolani ha sottolineato come la Difesa europea debba evolversi verso una dimensione di sicurezza globale, capace di garantire la protezione delle infrastrutture critiche e degli approvvigionamenti. Secondo lui, le industrie europee rivestono una “responsabilità sociale enorme”, poiché possono trasformare le sinergie tra i vari Stati in “elementi di pressione costruttiva verso gli Stati e la politica”.
Queste considerazioni si allineano perfettamente con quanto indicato da Draghi nel rapporto, che invita l’Europa a rafforzare la propria autonomia strategica e industriale nel settore della difesa attraverso una maggiore integrazione e un consolidamento delle risorse. Cingolani ha inoltre ribadito l’impegno di Leonardo a costruire partnership strategiche internazionali, contribuendo al consolidamento dei poli europei della sicurezza e mettendo in comune le capacità tecnologiche per creare una massa critica in Europa, con l’obiettivo di garantire “libertà, prosperità e democrazia alle future generazioni”.
Conclusioni
Il messaggio di Draghi è chiaro: senza un’azione coordinata e decisa, l’Europa rischia di perdere terreno in un settore strategico per la sua sicurezza e autonomia. L’Italia, con la sua expertise e il suo peso industriale, ha l’opportunità di essere in prima linea in questa trasformazione, guidando il processo di integrazione e modernizzazione della difesa europea.
La sfida lanciata da Draghi richiederà un impegno significativo in termini di risorse e volontà politica. Tuttavia, rappresenta anche un’occasione unica per l’Italia di rafforzare il suo ruolo all’interno dell’UE e di garantire la competitività della sua industria della difesa nel lungo periodo. Il futuro della difesa europea è in gioco, e l’Italia ha tutte le carte in regola per esserne protagonista.