Un’occasione per sensibilizzare la comunità su una piaga umana e sociale che, purtroppo, continua a non arrestarsi non solo nelle carceri italiane ma anche tra le forze dell’ordine.
Secondo quanto emerso dall’Osservatorio permanente interforze sui suicidi tra gli appartenenti alle forze di polizia – voluto nel 2019 dal prefetto Franco Gabrielli, grazie al quale si è potuta fare una comparazione ufficiale – è emerso che, negli ultimi cinque anni, sono stati 207 i casi di suicidi tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti penitenziari.
Un dato che passa a 275 se si aggiungono altresì la polizia locale e gli altri appartenenti alle Forze Armate.
Si parla in media di un suicidio ogni sei giorni.
Tra i carabinieri si registra la situazione più allarmante: 108 mila tra uomini e donne che fanno riferimento al ministero della Difesa. Dal gennaio 2019 a dicembre 2023 in 78 si sono tolti la vita. Nove solo lo scorso anno.
Dati che diventano ancor più agghiaccianti se si considera quanto è emerso dalla relazione inviata alla Commissione Difesa del Parlamento, secondo cui, i suicidi sono la seconda causa di morte, dopo le malattie e più degli incidenti stradali. Nelle Forze Armate invece i casi sono più sporadici: in cinque anni 25 suicidi nell’Esercito, 12 nella Marina e 6 nell’Aeronautica.
Per quanto riguarda la Polizia di Stato, che conta 98mila unità alle dipendenze del ministero dell’Interno, negli ultimi cinque anni, si sono registrati 75 gesti estremi. Sedici solo nel 2023.
Tra gli agenti della Polizia Penitenziaria – che conta 38mila unità che fanno riferimento al ministero della Giustizia – i suicidi sono stati 26 (un episodio nel 2023); mentre nelle Fiamme Gialle – che conta 60mila tra uomini e donne dipendenti del ministero dell’Economia – dal 2019 si sono uccisi in 28. Due lo scorso anno.
Per quanto riguarda la polizia locale, infine, i vigili urbani sono 49mila quelli in servizio per conto dei 7.896 Comuni italiani.
In quest’ultimo caso, da ricordare che, sebbene la Polizia locale lo chieda da tempo, non fanno parte dell’Osservatorio del ministero dell’Interno, di conseguenza, gli unici dati sono quelli – non ufficiali e quindi per difetto – raccolti dalla ONG Cerchio blu: 25 suicidi in cinque anni. Tre quelli registrati nel 2023.
Andando più nel dettaglio secondo uno studio Istat commissionato dal Ministero dell’Interno e finora mai pubblicato, facendo un paragone che tiene conto delle giuste proporzioni in termini di età, sesso, e di variazione degli organici, è emerso che i suicidi sono, a seconda del Corpo di appartenenza, tra il 13% (per la Polizia) e il 70% in rispetto alla popolazione civile, con una media complessiva del 23%.
Ma perché tra gli uomini e le donne in divisa il fenomeno suicidario è così diffuso?
Secondo uno studio pubblicato dalla Rivista di Psichiatria, condotto da ricercatori del Dipartimento di pubblica sicurezza in collaborazione con i colleghi di diverse università italiane, è emerso che le cause principali sono riconducibili per il 39% ai problemi personali e familiari e per il 14% dall’insorgere di disturbi fisici o psichici.
Invece i gesti estremi esclusivamente riconducibili al lavoro sono appena l’1,48%.
Un aspetto della vita degli uomini e donne in divisa che ha portato gli studiosi a interrogarsi sul perché del fenomeno suicidario, visto che le reclute vengono sottoposte a uno screening psicologico per verificarne l’idoneità lavorativa.
La risposta, secondo gli esperti, consiste nel fatto che si tratta di una professione totalizzante: dalla lontananza dalla famiglia allo stress. Aspetti questi, che incidono anche sulla vita privata, potendo portare alla «sindrome da burn out».
Uno stato psicologico già delicato di suo e aggravato da altri fattori quali: il continuo contratto con drammi umani e criminali.
A questi si aggiunge la durezza dell’ambiente delle caserme. A tal proposito, da ricordare che nelle Forze Armate nel 2022 ci sono state 23 condanne per minacce e insulti a un collega e 11 per violenza; negli ultimi cinque anni sono stati segnalati 33 casi di molestie sessuali, 7 di mobbing e 7 di stalking.
Una situazione psicologia costantemente attaccata e quindi col rischio che diventi fragile. Un rischio che diventa ancor più preoccupante se si considera che le forze di polizia hanno sempre l’arma a disposizione, anche a casa. Questo spiega perché l’82% dei suicidi avviene con la pistola d’ordinanza.
Un rischio non solo per chi detiene l’arma ma anche per chi gli sta intorno. Ad esempio, dal 2019 in sette casi l’agente si è tolto la vita dopo aver sparato ad altri, in genere familiari o colleghi.
Una situazione allarmante che, negli ultimi anni su spinta dell’Osservatorio e dei sindacati, ha portato le forze di polizia ad alzare i livelli di screening nella selezione e attivato campagne di prevenzione, tavoli tecnici contro il disagio, progetti di monitoraggio e, soprattutto, task force di esperti per assicurare sostegno anche a distanza e in forma anonima.
Altri 12 psicologi verranno assunti dai carabinieri, mentre nella Polizia di Stato si prevede l’assunzione di 50 (arrivando a 114) entro il 2027, attivando altresì il progetto «Una casa per papà» diretta ad accogliere gli agenti che, con i loro figli, stanno affrontando una separazione.
In Lombardia e in Calabria la Gdf ha appena sperimentato un progetto per facilitare la socializzazione dei neo-finanzieri, coinvolgendo i colleghi più anziani. Per quanto riguarda la polizia penitenziaria, invece, è stato istituito un fondo da destinare, in modo strutturato e permanente, al supporto psicologico del personale.
Piccoli passi avanti in cui si spera che il tema del suicidio, soprattutto nelle forze armate, sia sempre più affrontato e trattato sia a livello politico che in mediatico.