Operazione “STRADE SICURE” – La quarta missione che rischia di diventare la prima

Gen 15 2024
a cura della Redazione
Un’analisi accademica di un giovane dottore in Studi Strategici su “Strade Sicure” e le conseguenze sulle altre missioni delle FFAA

Le attività svolte dall’Esercito Italiano sul territorio nazionale, come l’operazione “Strade sicure“,
rientrano nella cosiddetta “quarta missione“. Queste missioni sono spesso sottovalutate sia
dall’opinione pubblica che dagli analisti e dall’accademia. Da una parte, manca la conoscenza del
mondo militare, e dall’altra si considerano queste operazioni come principalmente “civili”, ignorando
le loro significative implicazioni sulla Forza armata.

Foto di proprietà dell'Esercito Italiano
Foto di proprietà dell’Esercito Italiano

Le attività di homeland security si suddividono in due categorie: il supporto alla popolazione in
caso di disastri e l’assistenza alle autorità civili in compiti specifici. Nel primo caso, i militari
intervengono nelle prime fasi di emergenza, fornendo logistiche indipendenti, soccorso medico,
telecomunicazioni e altre competenze cruciali. Nel secondo caso, collaborano con le autorità civili
per bonifiche di ordigni inesplosi, assistenza alla Polizia Giudiziaria, e contrasto alla criminalità e al
terrorismo.
Dopo la Guerra fredda, le Forze armate europee, prive di nemici esterni, sono state impiegate in
missioni umanitarie e di peacekeeping, oltre che nel contrasto alla criminalità e al terrorismo sul
fronte interno. La pandemia da Covid-19 ha ulteriormente ampliato il ruolo militare, coinvolgendoli
nel controllo dei lockdown, supporto agli ospedali civili, costruzione di ospedali da campo e
distribuzione di vaccini.
In Italia, la prima operazione di homeland security, chiamata “Forza Paris”, risale al 1992, seguita
da altre come “Vespri siciliani”, “Riace”, e “Partenope”. Tuttavia, l’operazione “Strade sicure”, avviata
nel 2008 e ancora attiva, è la più significativa, coinvolgendo circa 94 mila soldati con lo status di
agente di pubblica sicurezza dal 2016 al 2021 nelle principali città italiane per prevenire la criminalità.

Sebbene l’impiego dell’Esercito sul territorio nazionale sia stato presentato come un modo efficace
per aumentare la sicurezza e affrontare la criminalità, ci sono conseguenze significative sulla Forza
armata. L’operazione “Strade sicure” ha reso difficile per i soldati seguire approntamenti per missioni
internazionali e adattarsi ai compiti di specialità di corpo. La mancanza di tempo per l’addestramento
ha portato a una diminuzione della preparazione agli standard Nato e al rischio di reazioni eccessive
o inadeguate durante le missioni. Le operazioni contribuiscono a ridurre il divario tra militari e
cittadini, ma possono diffondere un’immagine distorta del ruolo del soldato, con alcuni volontari che
entrano nell’Esercito con aspettative di protezione civile armata anziché di combattimento.

Foto di proprietà dell'Esercito Italiano
Foto di proprietà dell’Esercito Italiano

Le operazioni di homeland security sembrano avere ricadute positive solo nelle missioni di
peacekeeping, mentre in contesti di combat hanno effetti negativi. La mancanza di coerenza tra il
ruolo del soldato e del poliziotto può portare a una formazione inadeguata per situazioni di guerra, e
l’usura delle risorse è maggiore dei fondi destinati al loro ricondizionamento.

Concludendo, la priorità della politica italiana sembra concentrarsi sempre più sul ruolo delle
Forze armate nel garantire la sicurezza interna rispetto alle missioni internazionali di pace e di
sicurezza. Questo cambio di focus, insieme alle sfide operative e di formazione, solleva interrogativi
critici sul ruolo e sull’efficacia delle Forze armate italiane.

Dott. Restuccia Francesco

Per leggere il documento d’analisi del Dott. Restuccia seguire questo link.

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