A Singapore tra Usa e Cina spunta l’Unione Europea: una sfida economica e geopolitica

Set 19 2023
Vincenzo Battaglia
Il parlamento italiano ha ratificato un accordo di Partenariato e Cooperazione tra l’Ue e Singapore.

Il sud-est asiatico è una delle regioni di maggiore sviluppo economico in tutto il mondo da almeno tre o quattro decenni, pertanto per rimanere protagonisti sullo scacchiere internazionale è impossibile non avere dei rapporti floridi, in particolare di natura economica e commerciale, con i paesi dell’area. È questa una delle ragioni che ha portato l’Unione Europea stipulare un Partenariato e Cooperazione con Singapore. Sottoscritto nel 2018, l’accordo è stato ratificato pochi giorni fa anche dal parlamento italiano. L’obiettivo è quello di facilitare l’import e l’export tra i paesi dell’Unione e la città-stato asiatica attraverso l’abbattimento dei dazi doganali e la semplificazione burocratica. I Paesi europei avranno quindi un accesso privilegiato a un mercato molto grande sul piano delle transazioni finanziarie e bisognoso di importare prodotti alimentari e agricoli.

L’avvicinamento dell’Ue ha Singapore non avrà però solo un notevole impatto a livello finanziario, ma sul lungo periodo potrà avere dei risultati interessanti anche in termini geopolitici. Per quanto possa essere di piccole dimensioni, Singapore è un tassello fondamentale nella lotta per l’egemonia tra gli Stati Uniti e i suoi alleati da un lato e la Cina dall’altro in Estremo Oriente. Città-Stato da circa cinque milioni e mezzo di abitanti (la metà della Lombardia per intenderci), deve la sua incredibile esplosione economica alle intuizioni politiche di Lee Kuan Yew, primo Premier della storia singaporiana e autentico padre della patria. Sua l’idea di improntare l’economia di Singapore su uno spiccato laissez faire che ha permesso alla città-Stato di diventare uno dei Paesi con il Pil pro capite più elevati del mondo, inserita nel novero delle tigri asiatiche degli anni novanta.

A rendere però Singapore cruciale negli equilibri mondiali è la sua posizione geografica. Infatti è uno dei tre Stati, insieme a Malesia e Indonesia, a controllare lo stretto di Malacca, canale di 800 chilometri attraverso cui transita il 40% del commercio mondiale, tra cui la quasi totalità delle importazioni di greggio dirette verso la Cina. Di fatto Pechino è fortemente dipendente da ciò che succede nello stretto, una sua ipotetica chiusura paralizzerebbe la macchina economica cinese. Per questo l’ex presidente Hu Jintao nel 2003 coniò l’espressione “dilemma di Malacca”. Per la Cina diventa quindi vitale avere delle relazioni stabili con Singapore, anzi l’obiettivo di lungo periodo è quello di portarlo dalla sua parte nel complesso risiko asiatico. Peccato però che la città-Stato è da sempre legata agli Stati Uniti, con i quali non c’è un’alleanza militare ufficiale ma ci sono comunque accordi di grande valore che risalgono al 1990.

L’Unione Europea è lontana dal giocare un ruolo determinante in uno scontro di tale portata che si gioca a una distanza siderale dai confini degli Stati membri, però attraverso il Partenariato con Singapore può sicuramente dare una mano sul piano delle relazioni economiche e diplomatiche a rafforzare l’egemonia occidentale nell’area.

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