L’alta tensione tra Arabia Saudita e Iran permane da mesi a seguito dell’emblematico l’innalzamento della bandiera rossa – da parte di quest’ultimo – sulla cima della moschea Jamkaran nella città santa di Qom.
Issare quella bandiera sul pennone dell’edificio religioso equivale a una dichiarazione di guerra. L’ultima volta era accaduto nel gennaio 2020, a seguito dell’uccisione del Generale Soleimani, con gli iraniani che lanciarono una dozzina di missili SRBM Qiam 1, derivato dello Scud sovietico, contro la base aerea statunitense di Ayn al-Asad in Iraq provocando, con l’unico missile giunto ad obiettivo, un centinaio di feriti. Tensioni in un’area che è stata sotto i riflettori del mondo fino a pochi giorni fa grazie ai Mondiali di calcio, dove fortunatamente non sono avvenuti atti violenti, ma hanno spinto la nazione ospitante a chiedere apporti a nazioni amiche tra le quali l’Italia, Regno Unito, USA, Turchia.
Da qui il considerevole dispiegamento di sistemi missilistici fra i paesi della regione. Iniziamo dall’Iran, che ha sviluppato un’ampia gamma sia di questi sistemi che di loitering munitions, entrambi di concezione relativamente basilare ma in grado di procurare notevoli conseguenze, come dimostrato dalle azioni dei ribelli Houthi ai danni della coalizione impegnata nello Yemen. I principali sistemi missilistici d’attacco sono nelle mani delle Forze Aerospaziali dei Guardiani della Rivoluzione, dove il più avanzato è il MRBM Fajr 3 del quale si stima una autonomia di circa 1250 miglia, è armato di tre testate convenzionali ed è dotato di un sistema di guida inerziale. Altro sistema di primaria importanza è lo Shahab 3, armato di testata unica da 1200kg o 5 munizioni indipendenti da 280 kg. Nella versione Shahab 3ER ha un raggio di 1250 miglia ma è in fase di sostituzione con i derivati più avanzati Ghadr 110 ed Emad. Oltre ai sistemi a medio raggio, non meno importanti sono i missili da crociera Hoveyzeh, derivati dal russo Kh 55, con autonomia di circa 840 miglia, i missili a breve raggio Fateh 110, gli Scud, i razzi guidati Zelzal 3 e le loitering munition Shahed 136.
Per far fronte a queste minacce, che dal marzo 2015 hanno visto il lancio di più di 200 missili contro obiettivi in Arabia Saudita ed in alcune occasioni hanno inferto danni non indifferenti, in particolare gli attacchi agli impianti Aramco di Abqaiq e Khurais nel settembre 2019 e a Jeddah nel marzo 2022, le monarchie stanno investendo cifre importanti per acquistare alcuni trai i migliori sistemi di difesa aerea e antimissile di produzione occidentale.
A seguire la descrizione di quelli adottati nei tre principali reami del Golfo: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.
THAAD
Il THAAD (Terminal High Altitude Area Defense) è un sistema di difesa missilistico anti-balistico americano progettato per abbattere missili balistici a corto e medio raggio nella loro fase di volo terminale attraverso l’intercettazione condotta con un approccio hit-to-kill. Questo approccio, a volte definito Kinetic Kill, secondo cui il missile THAAD distrugge quelli avversarsi scontrandosi direttamente con loro, caratteristica comune al MIM-104 Patriot PAC-3 (USA) anche se quest’ultimo è dotato di una piccola testata esplosiva; sistema a sua volta diverso dal Patriot PAC-2, il quale trasporta solo una testata esplosiva che viene fatta esplodere usando una spoletta di prossimità. Sebbene le effettive capacità siano coperte da segreto, i missili THAAD dovrebbero avere una portata stimata di 125 miglia (200 km) ed essere in grado di raggiungere un’altitudine di 93 miglia (150 km). Una batteria THAAD è composta da tre o sei veicoli Oshkosh M1075 HEMTT-ALS dotati di lanciatori per otto mossili (TL 24-48) e sistema di ricarica autolmatica Load Handling System, con due centri operativi tattici mobili (TOC) e il radar terrestre (GBR) AN/TPY-2; Questo sistema, oltre che con lo U.S. Army, è in forza anche all’United Arab Emirates Army con due batterie presenti nella base aerea di Al-Dhafra, le quali a seguito dell’ordine del 2 agosto 2022 saranno integrate da 96 nuovi missili Terminal High Altitude Area Defense (THAAD); 2 THAAD Launch Control Stations (LCS); 2 THAAD Tactical Operations Stations (TOS) ed era in trattativa per la Qatari Emiri Land Force per un totale di 12 lanciatori (2 batterie); 150 missili THAAD; 2 THAAD Fire Control and Comunications units; 2 radar AN/TPY-2; ed un EWR, ma nonostante l’ordine sia stato effettuato nel 2014, ma a causa di problemi di budget la vendita non si è stata poi finalizzata. Le Royal Saudi Air Defense Forces, invece, vedranno l’entrata in servizio della prima delle sette batterie entro febbraio 2026 presso Ras al-Gahr sul Golfo Persico; seguita da i siti di Yanbu e Taif nel settembre dello stesso anno sul Mar Rosso il primo e nel sud ovest del regno la seconda; la quarta sarà consegnata entro la fine di quell’anno presso l’importante base King Khalid; cui faranno seguito nel 2027 le basi di Tabuk nel nord ovest del paese a marzo e Ras Tanajib sul Golfo Persico a settembre; ed in conclusione una batteria sarà a difesa di Riyadh da aprile 2028 mentre il deposito munizioni di Al-Kharj a sud della capitale sarà ultimato ad inizio 2025.
Il missile THAAD è prodotto dalla Lockheed Martin in uno stabilimento vicino a Troy, in Alabama. La struttura esegue l’integrazione finale, l’assemblaggio e il collaudo del missile. Lo AN/TPY-2 è un radar a scansione elettronica attivo in banda X, sviluppato e costruito da Raytheon presso la sua struttura di difesa aerea integrata di Andover, Massachusetts. L’AN/TPY-2 è un radar di difesa missilistica in grado di rilevare, tracciare e discriminare i missili balistici. Funzionando nella banda X dello spettro elettromagnetico, è in grado di rilevare gli obiettivi più chiaramente e distinguere tra una minaccia reale e non-minacce, come i detriti di lancio. Può funzionare in due modalità: Forward-based o Terminal. In modalità Forward-based il radar rileva i missili balistici dopo che sono stati lanciati, mentre, in modalità Terminal aiuta a guidare gli intercettori verso un missile in discesa così da consentirne la distruzione. In particolare, quando opera in modalità Terminal lo AN/TPY-2 guida il sistema di difesa missilistica balistica Terminal High Altitude Area Defense guidando il missile intercettore. Questo sistema d’arma è stato sviluppato dopo l’esperienza degli attacchi missilistici Scud iracheni durante la Guerra del Golfo del 1991 e, ad oggi, è stato schierato negli Emirati Arabi Uniti, Israele, Romania e Corea del Sud. Il 17 gennaio 2022 un sistema THAAD emiratino ha effettuato la sua prima intercettazione operativa distruggendo un missile balistico a medio raggio Zulfiquar lanciato dallo Yemen da parte degli Houthi e avente come obiettivo le strutture di produzione elettrica di Al-Ruwais negli Emirati Arabi Uniti.
MIM 104 Patriot
Tutte le nazioni citate, oltre al piccolo Kuwait, hanno in dotazione il sistema missilistico MIM-104 Patriot. Si tratta di un sistema missilistico terra-aria utilizzato dall’esercito degli Stati Uniti e da diversi paesi alleati. Questo sistema è prodotto dalla Raytheon e prende il nome dal componente radar del sistema d’arma. L’AN/MPQ-53 è il centro del sistema noto come Phased Array Tracking Radar to Intercept on Target, che è un backronym per PATRIOT. Il sistema Patriot ha sostituito il Nike Hercules come sistema HIMAD (High to Medium Air Defense) principale dell’esercito americano e ha sostituito il MIM-23 Hawk come sistema di difesa aerea tattica media dello stesso esercito USA. Oltre a questi ruoli, al Patriot è stata assegnata la funzione di sistema missilistico antibalistico (ABM), sempre dell’esercito americano, che ora è la missione principale del Patriot. Il sistema dovrebbe rimanere in almeno fino al 2040.
Il sistema Patriot è stato sviluppato presso il Redstone Arsenal di Huntsville, in Alabama, che in precedenza aveva sviluppato il sistema Safeguard ABM e i suoi componenti, i missili Spartan e Sprint a velocità ipersonica. Il Patriot PAC-3 (MIM-104F), così come il PAC-2 (MIM 104E/GEM-T), hanno entrambi una capacità antimissile, ma il PAC-3, grazie alla tecnologia hit-to-kill, è ottimizzato nella difesa antimissile mentre è di gran lunga meno efficace nella difesa antiaerea. Ogni batteria è costituita un radar, più quattro lanciatori quadrupli. Una batteria può integrare entrambi i tipi di missile Patriot, infatti il missile PAC-3 è più piccolo della versione a vocazione antiaerea PAC-2, un lanciatore può contenere sedici missili PAC 3, contro i quattro PAC-2. Quest’ultimo pesa circa una tonnellata, il PAC-3 ne pesa circa un terzo ma ha una portata minore, circa 20 chilometri contro i 70 della versione antiaerea. Ogni batteria armata con missili PAC-3 può difendersi autonomamente da missili balistici nel raggio di 20 chilometri, il radar AN/MPQ 65 può rilevare bersagli fino a cento chilometri.
Gli operatori del sistema PAC-3 possono rilevare, trasmettere e ricevere tracce sulla rete Link 16 Command and Control (C2) utilizzando un terminale di classe 2M o una radio MIDS LVT. Questa capacità aumenta notevolmente la consapevolezza della situazione in atto degli operatori Patriot e degli altri soggetti collegati alla rete Link 16. Il software è in grado di condurre una ricerca TBM su misura, ottimizzando le risorse radar per la ricerca in un particolare settore noto così da rilevare attività di missili balistici e può anche fornire un notevole contributo nel mantenimento di una “quota di allerta” atta a consentire l’ingaggio e la distruzione di missili balistici con testate chimiche o submunizioni a rilascio anticipato (ERS) ad una quota stabilita. Per le unità PAC 3, il radar del sistema Patriot è stato completamente ridisegnato, aggiungendo un altro tubo a onde mobili (TWT) che ha aumentato le capacità di ricerca, rilevamento, tracciamento e discriminazione. Il nuovo radar, designato AN/MPQ-65, è in grado, tra l’altro, di discriminare se un aeromobile sia armato o meno e quale, tra più oggetti balistici rientranti, trasporti ordigni. La procedura di impiego standard prevede il lancio di due missili PAC-3 contro ogni missile balistico in arrivo, per aumentare la probabilità di mettere a segno il colpo. Il missile PAC-3 ha il suo radar attivo in banda Ka che gli consente di acquisire il bersaglio nella fase terminale dell’intercettazione, lo usa per tracciare la testata in arrivo e per mantenere la rotta di collisione.
A lato di questi sistemi la RSADF, in particolare, schiera anche 17 radar AESA AN/FPS 117 in grado di rilevare oggetti ad una distanza di 250 miglia, mentre gli Emirati Arabi Uniti nel gennaio 2022 hanno firmato un accordo con la Corea del Sud per la fornitura di sistemi KM SAM. Si tratta di un sistema sviluppato dall’agenzia coreana ADD con la consulenza di Almaz-Antei e Fakel e prodotto da LIG Nex1. È un derivato del missile russo 9M96 utilizzato nel sistema S-400, che nella versione Block 2 – ottimizzata in funzione ABM – dovrebbe avere un raggio d’azione di circa 90 miglia e raggiungere i 200.000 piedi. Il Qatar, invece, schiera 40 lanciatori (3 batterie) NASAMS 2 armati di missili AMRAAM-ER guidati dal radar ad alta risoluzione in banda X 3D, AN/MPQ 64F1 Sentinel, sensore EO/IR MSP 500 e Fire Distribution Center.