Il “padrone di casa” Col. Giacomo Lacaita, Comandante del 6 Stormo, ci ha concesso una breve intervista illustrandoci come evolverà la base bresciana con l’arrivo del nuovo caccia di V generazione.
Di recente è giunto nella base aerea il primo esemplare di F 35A ed importanti lavori sono in corso di svolgimento. Quali saranno le tempistiche per la realizzazione delle opere ed il raggiungimento di una iniziale capacità operativa?
I lavori per rendere l’Aeroporto idoneo ad ospitare gli F35 sono attualmente in corso e sono ad ampio respiro. E’ infatti in corso un’opera di realizzazione di strutture peculiari F-35 quali: hangaretti per ricovero velivoli, hangar per la manutenzione dei velivoli, Operations Building, polo addestrativo e polo tecnologico. Dette infrastrutture sono necessarie per poter ospitare il nuovo sistema d’arma di 5^ generazione in dotazione all’Aeronautica militare in maniera ottimale e secondo i previsti standard internazionali. In linea con i piani, si prevede che il blocco iniziale di infrastrutture sia pronto entro la fine dell’anno, allorché si procederà ad operare in pianta stabile con i velivoli dall’Aeroporto militare di Ghedi. Il raggiungimento dell’iniziale capacità operativa è previsto in rapida successione già a partire dal 2023.
Il passaggio dal Tornado al Lightning II quale impatto avrà sul personale e quali sono gli iter addestrativi previsti?
Lo scorso 16 giugno, sull’asfalto della pista dell’Aeroporto militare di Ghedi è atterrato il primo Velivolo F-35A Lightning 2 “tail 6-01 – matricola 7366 – numero costruzione AL-16” assegnato al 6° Stormo. Il più moderno ed avanzato velivolo da combattimento di quinta generazione mai sviluppato, in dotazione all’Aeronautica militare.
Ormai sono quasi due anni che lo Stormo ha iniziato l’attività addestrativa e formativa del personale sul nuovo sistema d’arma, sia in Italia, presso la Direzione Addestramento del 1° Reparto Manutenzione Velivoli di Cameri, che all’estero, presso la Scuola di formazione di Eglin AFB in Florida – USA. Per quanto riguarda in particolare l’addestramento dei piloti, i corsi si tengono presso la base USAF di Luke ed è di 2 diverse tipologie: la prima, più “basica” il cui obiettivo è la transizione del pilota sul velivolo per la condotta dei vari profili di missione associati ed è finalizzata ad ottenere la qualifica sull’F-35, mentre la seconda è tesa a formare i piloti istruttori, personale che avrà quindi la responsabilità di addestrare i piloti che per la prima volta si affacciano al velivolo. L’addestramento a mezzo dei realistici simulatori di missione e l’ampiezza dei programmi di formazione prepararono i futuri naviganti ad affrontare tutti gli scenari operativi del 21° secolo. Invece, per il personale specialista, tecnico e di supporto, la prima fase è effettuata a Cameri con l’acquisizione della qualifica relativa al cambio di specialità e la seconda fase negli Stati Uniti, con la frequenza di specifici corsi tecnici finalizzati ad acquisire la piena capacità manutentiva sulla macchina.
Quali saranno i cambiamenti per l’aeroporto di Ghedi?
La fase di adeguamento dell’organizzazione del sedime ghedese sta proseguendo, pur continuando a soddisfare i compiti istituzionali con il velivolo Tornado. Allo stato attuale, gli F-35 in forza al Reparto sono operati alternativamente fra gli aeroporti di Amendola – base della Forza Armata attiva con l’F-35 dal 2016 – e Ghedi, dove a breve saranno ultimate le infrastrutture che presto ci consentiranno di operare stanzialmente con il velivolo. Con l’acquisizione dell’F-35, prossimamente i due sistemi d’arma si sovrapporranno e opereranno insieme nei cieli nazionali ed internazionali, fino ad arrivare progressivamente alla fine della vita operativa del Tornado in base al raggiungimento del limite della vita operativa dei singoli velivoli.
Come descriverebbe la sua esperienza col Tornado?
Ricordo con piacere tutte le tappe formative della mia carriera che, passo dopo passo, mi hanno portato ad operare sul Tornado, il duro lavoro, l’addestramento e la consapevolezza di soddisfare un’aspirazione che sin da piccolo aleggiava nella mia mente. Una sfida vinta di cui non smetterò mai di essere riconoscente alla mia famiglia, che in questo percorso mi ha sempre supportato, e alla mia famiglia acquisita, l’Aeronautica militare, che mi ha permesso tutto ciò. Un’esperienza professionale e di vita entusiasmante, colma di soddisfazioni, interazioni, talvolta paure, condivisa con uomini e donne ispirate dal più alto senso del dovere al servizio del Paese. Un patrimonio unico che ho avuto il privilegio di poter acquisire lavorando sodo e che oggi mi sento in dovere di tramandare ai piloti, navigatori e militari più giovani.