Esperti del mondo civile e militare hanno fatto il punto della situazione su come le loro aziende o amministrazioni stanno lavorando per affrontare la problematica.

Lo scorso 9 novembre, organizzata da ATENA – Ravenna presso la sala convegni dell’Autorità di Sistema Portuale del mare Adriatico centro settentrionale a Ravenna si è svolto il convegno “Sicurezza e Difesa delle Infrastrutture Sottomarine” finalizzato a spiegare la sensibilità e vulnerabilità di queste infrastrutture ma, anche di cosa l’Emilia Romagna e l’Italia, con le loro eccellenze, stanno facendo per tutelarle. Per dare maggiori risposte alla problematica attuale sono intervenuti relatori di prestigio a partire da: l’On. Pagani Alberto membro della Delegazione Parlamentare presso l’assemblea della NATO, il Dott. Carboni Emmanuele di Sparkle, il Capitano di Vascello Minuto Manuel Moreno del Comando Sommergibili ed il parigrado Ratti Emilio del Comando Subacquei e Incursori, l’Ing. Zannini Marcello della L3 Harris Calzoni di Bologna ed il Dott. Malavolti Ivan CEO di Subsea Fenix srl di Ravenna.

Il relatore d’apertura è stato l’On. Pagani, il quale ha trattato la tematica della geopolitica delle connessioni dalla protezione delle rotte marine alle infrastrutture critiche nel corso della quale ha evidenziato il fatto che l’industria navale, che è stata per millenni il fondamento del commercio intercontinentale, è oggi responsabile del 90% degli scambi commerciali di prodotti nel mondo. Le compagnie di navigazione, che sono il vero archetipo della corporation priva di stato di riferimento a partire dall’olandese MAERSK, erede della Compagnia delle Indie Orientali, sono più fedeli ai flussi di commercio che alla nazionalità di origine, gli esempi si susseguono a partire dall’armatore Gianluigi Aponte che ha posto la sede di MSC in Svizzera, ma tutte le grandi compagnie di shipping sono controllate in buona parte da magnati che le possiedono attraverso entità finanziarie offshore, spesso site nelle Isole Cayman, che permettono loro di mettere i profitti in paradisi fiscali, gestiscono patrimonio e conti a Singapore. In aggiunta, ogni nave è un asset che può essere registrato in Liberia o battere bandiera di comodo tac free di Panama o essere posseduta da società veicolo di Cipro, in poche parole è la globalizzazione. Da questo è evidente che la sovranità nazionale è compromessa, si è dentro ad un altro mondo e prima si coglie questa trasformazione e meglio è per tutti. La nostra vita dipende sempre di più da una economia globale interconnessa e che si basa su una rete globale di supply chain, la connettività ha sostituito le divisioni come nuovo paradigma dell’organizzazione globale, la raffigurazione delle nostre infrastrutture ci dicono molto di più del funzionamento del mondo di quello che ci dicono le vecchie cartine geografiche. Se volessimo avere oggi una corretta rappresentazione del mondo sarebbe necessario indicare, oltre ai confini degli stati, gli agglomerati umani, le vie di comunicazione, le pipeline trasferimento dell’energia ed i cavi internet.
La conseguenza, però, di questo ragionamento, è la natura della competizione geopolitica che evolve dalle guerre di conquista del territorio ad una sorta di tiro alla fune per il controllo delle supply chain globali. Perfino la guerra in Ucraina ne è esempio, all’apparenza è una guerra cinetica novecentesca dove due stati combattono su un campo con le loro forze armate per conquistare porzioni di territorio, in realtà questa è solo la parte che emerge di un iceberg di un conflitto globale e la parte immersa è molto più rilevante in quanto sotto la superficie c’è una guerra economica che coinvolge tutti, noi compresi, con gli effetti che vediamo nelle bollette e nei costi delle materie prime, c’è una guerra psicologica e delle informazioni, una guerra cyber.
Quello che succede non è una conseguenza della guerra in Ucraina, è la guerra in se per se, la guerra cinetica in ucraina è una parte del conflitto globale. L’ultima guerra mondiale che abbiamo conosciuto è stata la Guerra Fredda, oggi assistiamo a un passaggio da una guerra tra sistemi a una guerra che all’interno di ciascun sistema comune di supply chain, la rete di connessioni di questa guerra che ha epicentro in Ucraina, ma che provoca un terremoto che si diffonde in tutto il mondo intreccia le linee delle forniture mondiali. La geopolitica in un mondo interconnesso si gioca sempre meno sulla mappa del Risiko delle conquiste territoriali e sempre più sul matrix delle infrastrutture fisiche, digitali, logistiche e finanziarie.
La maggioranza dell’opinione pubblica non ha alcuna consapevolezza di questo, ma la componente marina e sottomarina di queste reti di connessi globali ha un’importanza enorme, pari solo alla infrastruttura spaziale costituita dalle costellazioni dei satelliti. Questa rete di infrastrutture materiali e immateriali ridisegna la geografia e indica la futura direzione di marcia della storia che vedremo. Se questa rete dovesse interrompersi tutti i sistemi connessi imploderebbero con una velocità impressionante, quindi la protezione di queste strutture è indispensabile non solo per la nostra sicurezza, ma per la nostra sopravvivenza. L’interruzione di questi flussi attraverso sabotaggi, azioni di guerra non dichiarate, è pari a una azione di guerra cinetica tradizionale ed è importante avere la consapevolezza non solo del livello della minaccia, ma anche delle politiche che possono essere messe in atto per garantire individualmente e soprattutto collettivamente sistemi complessi di difesa, sicurezza e controllo di queste infrastrutture, ovvero il sistema cardiocircolatorio della nostra società.

A seguire è intervenuto da remoto il Dott. Carboni di Sparkle, già Italcable, azienda di telecomunicazioni del gruppo Telecom che ha la gestione della rete Tier 1, parlando dei cavi sottomarini e della connettività internazionale evidenziando che il 97% del traffico di informazioni transita in cavi sottomarini che si estendono per 1,3 milioni di km, di questi sistemi gli owner sono soggetti privati , ma la loro protezione è di vitale importanza per evitare potenziali vulnus nella sicurezza nazionale ed internazionale. Questi sistemi devono essere tutelati sia da incidenti accidentali (fenomeni naturali o attività marine), ma in particolare da azioni dolose sia fisiche che cyber, per garantire ciò è necessario che le strutture chiave, come ad esempio le landing station, siano presidiate da personale, che i vari collegamenti abbiano ridondanza al fine di attenuare l’impatto negativo in caso di malfunzionamento o distruzione di un singolo cavo. La sicurezza passa anche dal quadro normativo dove è necessario che siano presenti regole condivise per la posa e la manutenzione dei cavi ed infine la sorveglianza da parte dei militari con l’utilizzo di navi e sottomarini nella cui mission rientrino il controllo delle reti critiche, prevenzione dei rischi e intervento in caso di necessità. La ridondanza e la diversificazione delle rotte sono fondamentali nei punti dove le rotte possono rappresentare una sorta di collo di bottiglia, in particolare nello stretto di Suez ed è per questo che Sparkle sta lavorando alla costruzione del Blue Med & Blue Raman, ovvero un sistema da 16 FPs, 18 Tbps/FP che sarà pronto indicativamente nel 2024 ed avrà come punti landing: Marsiglia, Genova, Palermo, Chania e Tel Aviv.
Dal punto di vista normativo, i cavi sottomarini non ricadono all’interno di una regolamentazione internazionale condivisa, né spesso sono riconducibili a un singolo stato poiché spesso la proprietà è divisa tra più aziende. Dal punto di vista europeo, il Parlamento ha particolare attenzione nel rendere la protezione dei cavi prioritaria nella strategia della sicurezza marittima UE incoraggiando gli stati ad avviare processi di revisione legale e armonizzazione per l’attività delle navi in survey, posa e riparazione dei cavi. Oltre a questo, si vogliono incoraggiare gli stati membri a condurre indagini su cavi e stazioni di ancoraggio valutandone la loro vulnerabilità, i meccanismi di risposta e le relazioni con l’industria oltre a condividere tra loro informazioni al fine di alzare i livelli di protezione delle strutture strategiche sottomarine. La sorveglianza di queste strutture situate in acque internazionali è un impegno oneroso ma fondamentale da parte degli Stati, tuttavia, anche alla luce dei recenti eventi, i principali paesi della NATO hanno schierato i propri dispositivi militari per assicurare maggiore tutela, tra questi la Marina Militare, a partire dal Mediterraneo, ha rafforzato la protezione delle infrastrutture strategiche. Infine, Sparkle e Marina Militare hanno siglato un protocollo d’intesa finalizzato al monitoraggio congiunto dei cavidotti, dello scambio di briefing su aspetti di security, supporto cartografico sui fondali marini interessati oltre ad interventi di assistenza in situazioni operative emergenziali.

La Marina Militare è presente all’incontro con due delle proprie eccellenze, iniziando con il C.V. Manuel Moreno Minuto del Comando Flottiglia Sommergibili che ha toccato i temi del dominio Underwater in Mediterraneo, il sottomarino U 212NFS e le prospettive della protezione delle infrastrutture critiche sottomarine. Parlare di dominio Underwater Mediterraneo significa toccare temi economici vitali per il nostro paese in quanto il Mediterraneo non è solo riserva alimentare e di biodiversità, ma soprattutto traffico dati internet e rotte di approvvigionamento del gas. Il Comandante Minuto evidenzia che nell’ultimo decennio c’e stata un crescita importante di battelli in possesso delle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo e che il paradigma secondo cui i compiti tattici (Data collecting, Supporto alle operazioni Aeronavali, Sicurezza e Polizia Marittima) e strategici (Sea Denial, Sea Control e Operazioni Speciali) sia in realtà superato e che oggi con l’evoluzione del ruolo dello strumento sottomarino la difesa degli interessi nazionali passa attraverso; l’accesso ai porti nazionali, il controllo degli Sloc e Choke points, difesa delle infrastrutture critiche e tutela sia della biodiversità che delle risorse sul fondo, per garantire ciò è necessaria una rete di sorveglianza del dominio underwater costruita da: sottomarini, AUV, ROV, sensori sul fondo, cacciamine/idrografici, unità multipurpose. Uno dei sistemi principe all’interno di questo sistema netcentrico di assetti della MMI sarà lo U 212NFS (Near Future Submarine) si tratta dell’evoluzione dello U 212A già in servizio in quattro battelli nella nostra flotta ed è caratterizzato da una lunghezza superiore di 1,5 metri necessari a un miglioramento logistico e di payload, capacità missilistica Land Attack, capacità e gestione di UAV, migliori capacità ESM e di comunicazione a banda larga, oltre all’impiego di AI per sonar e sistema di combattimento, batteria agli ioni di litio e sollevamenti, timoni e valvole elettriche di concezione nazionale. A supporto di questo operato la Marina Militare sta collaborando con enti, istituzioni e industria per lo sviluppo di un Gruppo di Lavoro AIAD per il Polo Nazionale della Subacquea a La Spezia, la creazione dell’Autorità Nazionale per il Traffico Subacqueo e firma di protocolli d’intesa come è avvenuto con Sparkle.

Al termine dell’intervento sulla parte dei sottomarini, ha preso la parola il C.V. Emilio Ratti del Comando Subacquei e Incursori, il quale ha declinato i compiti dei due reparti del Comsubin in funzione della problematica del convegno, il Gruppo Operativo Incursori ha come missione organizzare, pianificare e condurre l’intero spettro delle Operazioni Speciali, allo scopo di conseguire obiettivi militari di rilevanza politica, strategica o operativa, per la sicurezza degli interessi nazionali o in supporto alla NATO/EU o Coalizioni, raccontando che in occasione del conflitto in Kosovo del 1999 poco prima dell’inizio delle ostilità il reparto era stato schierato a tutela di obiettivi sensibili e di interesse nazionale. Mentre per quanto concerne il Gruppo Operativo Subacquei sono state evidenziate le profondità operative alle quali possono operare grazie alle loro attrezzatura arrivando fino a 250 metri di profondità, i lavori alle profondità maggiori vengono effettuati con immersioni in saturazione che è il metodo più sicuro per le immersioni profonde, ma che richiedono una complessa logistica, supportata da nave Anteo in attesa della nuova unità dedicata, in quanto oltre agli strumenti per le immersioni richiedono anche la camera iperbarica per trattare dai 7 ai 15 giorni i subacquei. Il GOS è in prima linea nello smaltimento degli ordigni subacquei con oltre 70,000 smaltimenti l’anno. Nei prossimi anni il reparto avrà in supporto la nuova unità Special & Diving Operations – Submarine Rescue Ship che sostituirà nave Anteo e potrà imbarcare numerosi sistemi tra i quali: SRC e ADS fino 300 metri, SRV fino a 600 metri e ROV e AUV fino 4000 metri ed è disegnata per poter imbarcare sistemi NSRS e SRDRS.

In conclusione in rappresentanza delle aziende locali, sono intervenuti l’Ing. Marcello Zannini di L3 Harris Calzoni che ha illustrato le tecnologie sviluppate dall’azienda a supporto delle infrastrutture sottomarine, la L3 Harris Calzoni infatti è leader nello sviluppo di attuatori oleodinamici ed elettrici, UAV, ROV, IVER AUV, sensori e LARS. Tra i sistemi presentati c’è lo USV U-Ranger consistente in una imbarcazione rigida in alluminio dotata di forward looking sonar retrattile ottimizzata per missioni ISR e offshore, i ROV (Sirio, Lyra, Perseo, Perseo GTV e Pegaso operanti dai 300 agli oltre 2000 metri) disegnati per compiere ispezioni e lavori leggeri con un ottimo rapporto costo efficacia e ampia possibilità di customizzazione seguendo il detto aziendale “biggest payload on minimum platform” e gli AUV della famiglia IVER in fase di sperimentazione con la batteria Al-H2O L3 Harris Open Water Power battery support. Le considerazioni finali dell’Ing. Zannini sulla protezione delle infrastrutture sottomarine evidenziano le problematiche di una passata trascuratezza e della complessità della tematica, le infrastrutture sono private e in posizioni note; quindi, è indispensabile un approccio coordinato e proattivo da parte di tutti gli attori presenti al convegno e dal punto di vista dell’industria è quello di fornire tecnologie disponibili o in rapida evoluzione a basso costo. Infine, il Dott. Ivan Malavolti, CEO di Subsea Fenix, ha illustrato i lavori ed i compiti richiesti alla sua azienda e alle sue macchine nel quotidiano, la società, infatti, progetta e fornisce servizi di robotica e ingegneria subacquea, rilievi geofisici, geotecnici, idrografici e topografici, onshore e offshore con clienti di rilievo.
