A corollario del precedente articolo sulle forze messe in campo da Mosca in questa guerra è doveroso sviluppare un focus sulle forze armate di Kiev analizzandone i principali mezzi e gli svariati ma non trascurabili aiuti militari pervenuti dal mondo occidentale.
Partendo con qualche cenno storico, l’Ucraina a seguito della dissoluzione dell’Unione Sovietica ereditò buona parte del suo immenso arsenale comprese le testate nucleari che la rendevano per numero la terza nazione al mondo. Questo immenso parco mezzi risultava troppo oneroso per l’economia della neo nata nazione portandola entro l’inizio degli anni 2000 a vendere o demolire tutto ciò che risultava vetusto, come ad esempio gli intercettori Su 15, o insostenibile come i bombardieri Tu 160, le armi nucleari restituite alla Federazione Russa e la portaerei Varyag venduta alla Cina.
Per concludere questo paragrafo è fondamentale evidenziare la notevole componente corazzata in possesso di Kiev a inizio anni 90 stimata in: 2345 T 64, 1320 T 72 e 487 T 80. Il governo di Kiev, avendo ereditato nel proprio territorio le fabbriche Malyshev e Morozov di Kharkiv, diede priorità al T 64 ponendo in riserva i più moderni T 80, prodotti anch’essi a Kharkiv, e in vendita i T 72 ritenuti inferiori rispetti agli altri due modelli. Si considera infatti che tra il 1995 ed il 2015 siano stati venduti 863 esemplari di T 72 in varie parti del mondo con prevalenza del continente africano (Etiopia 200, Sudan 130, Kenya 110, Sud Sudan 101, Repubblica Democratica del Congo 100 più 25 T 64BV-1, Georgia 74, Myanmar 50, Macedonia del Nord 31, Algeria 27, Nigeria 14) oltre a questi vanno sommati anche i 320 T 80UD venduti al Pakistan nel 1996.
Il lungo conflitto nel Donbass ha ulteriormente indebolito le forze armate ucraine, si ritiene che solo nel primo anno di operazioni 200 T 64 siano stati distrutti e altri 50 catturati dalle forze separatiste. Al tempo stesso però la guerra ha permesso l’avvio di un ampio processo di ammodernamento del parco mezzi esistente e lo sviluppo di nuovi sistemi d’arma grazie ad una attiva industria nazionale.
Per contrastare le forze corazzate separatiste, dotate anche di T 72B3 di fornitura russa, vennero sviluppate nuove versioni quali: T 64BM Bulat, T 64BV Crab, T 72UA1, T 80BV. Il Bulat consiste in un upgrade dell’originale T 64B in tre aree chiave ovvero; mobilità con l’installazione di un motore 5TDFM da 840cv, protezione con l’aggiunta di moduli ERA e sistemi di tiro con l’integrazione di ottiche 1GM46, sistema di visione notturna TO1-KO1ER, computer balistico 1V528-1 e stabilizzatore del pezzo da 125mm 2E42M. Il T 64BV Crab è una evoluzione del Bulat dotato di un nuovo motore 6TD-1 da 1000cv, sistema di protezione passivo Knife, nuovi sistemi di ottici e di controllo di fuoco. Le migliorie applicate al Crab costituiscono la base degli upgrade in corso di svolgimento per le nuove versioni T 80BV 2017 e T 64BM2. Infine, per quanto riguarda i T 84 Oplot solo 5 risulterebbero in servizio, ma saranno aumentati con la trasformazione dei 130 T 80UD attualmente in riserva.
L’industria nazionale ucraina, oltre ai carri armati, è riuscita a produrre interessanti veicoli blindati trasporto truppe estensivamente usati per la difesa del territorio metropolitano quali il BTR 4E Butsefal, armato con cannone automatico da 30mm ZTM-2 e quattro missili anticarro 9P135M o Baryer, o il veicolo MRAP Varta armato all’evenienza anche con missili anticarro. Dei moderni missili presenti nell’arsenale delle forze armate di Kiev tra i quali è bene ricordare: i missili balistici tattici Sapsan e Hrim-2, il lanciarazzi multiplo a munizioni guidate Vilkha ed il missile antinave Neptune, quest’ultimoconsiderato erroneamente il responsabile dell’affondamento del pattugliatore russo Vasilij Bykov (avvenuto invece per mano di lanciarazzi BM-21 Grad), mentre per l’attacco all’aeroporto russo di Taganrog è stato utilizzato un vecchio missile OTR-21 Tochka.
Accanto a questi sistemi d’arma complessi è fondamentale sottolineare la presenza di una enorme varietà di armi controcarro dalle più piccole granate a propulsione (RPG-22, RPG-7, AT 4CS), agli ATGM spalleggiabili (C90-CS, M 72LAW, Panzerfaust 3, M2 Carl Gustav, MBT LAW, FGM-148 Javelin), fino ai sistemi che necessitano di treppiede (9M113 Konkurs, 9K111 Fagot, 9K115 Metis, Stuhna-P, Skif, Corsar) e di missili antiaerei portatili (MANPADS) considerando sia quelli di eredità sovietica Strela (9K32 e 9K34) e Igla (9K36 e 9K38) sia quelli provenienti dai recenti aiuti occidentali FIM-92 Stinger e Piorun.
L’Aeronautica Militare ucraina prima dell’invasione aveva nel proprio organico di prima linea: 37 Mig 29 Fulcrum, 12 Su 24 Fencer, 17 Su 25 Frogfoot e 32 Su 27 Flanker. Si tratta di una flotta con materiale datato e sottoposto a revisione con qualche miglioria sviluppata dalle officine nazionali, già da alcuni anni Kiev era alla ricerca di nuovi aerei, infatti nel 2014 era stata valutata la produzione su licenza del Saab JAS 39 Gripen presso Lviv, ma la cosa non ebbe poi seguito. Continuano, invece, a circolare a più mandate le notizie di cessione dei Mig 29 polacchi a Kiev, anche se poi ogni volta smentite. Oltre alle implicazioni politiche di questa operazione ci sono non poche problematiche di tipo tecnico e logistico in quanto i Mig 29 polacchi seppur esteriormente simili agli omologhi ucraini presentano al proprio interno diversi sistemi di provenienza occidentale, come ad esempio l’Enhanced GPS Inertial Navigation System della Honeywell o il sistema radio Talon RT-8200 della Rockwell Collins, che renderebbero non immediata la transizione da macchina a macchina tenuto conto che gli esemplari ucraini rientrano nelle versioni 9.13 (aggiornati poi localmente Mig 29MU1) e 9.51.
In chiusura è giusto dedicare spazio al più recente velivolo entrato nelle fila ucraine, il drone turco Baykar Bayraktar TB2, già ampiamente testato nei conflitti in Libia, Siria, Nagorno Karabakh e Tigray, attualmente in servizio 20 macchine a detta del ministro della difesa Reznikov destinate ad aumentare. Questi sistemi d’arma a controllo remoto armati con bombe guidate Roketsan MAM-L sono utilizzati con successo in operazioni volte a contrastare non solo i convogli logistici, ma anche batterie d’artiglieria, postazioni contraeree mobili e carri armati provocando non pochi danni alle forze nemiche.