Come dimostrano anche gli eventi internazionali, si fa sempre più auspicabile una rapida attuazione del progetto relativo alla nuova cittadella cibernetica che dovrebbe sorgere in provincia di Catania, grazie alla quale l’Italia potrà disporre di una struttura strategica per implementare la propria cybersecurity attraverso la valorizzazione delle capacità e risorse nazionali in questo settore.
La cyber security è diventata un requisito fondamentale per garantire la funzionalità delle istituzioni e dei servizi pubblici essenziali, delle infrastrutture critiche e dell’economia di ogni Paese moderno. L’ennesima conferma di questa realtà è giunta con il voto quasi unanime con il quale, lo scorso 20 ottobre, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato una legge per rafforzare le supply chain (catene di fornitura) dei software e delle tecnologie informatiche che prevede l’entrata in vigore di una serie di prescrizioni elaborate dal Dipartimento dell’Homeland Security (DHS) alle quali i fornitori di software e tecnologie IT dovranno attenersi tassativamente.
Il provvedimento, che sarà sicuramente approvato anche dal Senato, è stato discusso pochi giorni prima che Microsoft rivelasse (il 24 ottobre) di aver monitorato una nuova ondata di attività maligne da parte degli hacker russi del gruppo Nobelium, ritenuti una “longa manus” del servizio di spionaggio estero di Mosca (l’SVR) e già autori degli attacchi informatici portati nel 2020 contro grandi aziende e agenzie federali (incluso il DHS) che utilizzavano una piattaforma software fornita dalla società statunitense SolarWinds, sfruttando le gravi lacune nella cyber security di quest’ultima. Le vittime di tali nuove attività di hacking, che secondo Microsoft sono ancora in corso, sarebbero organizzazioni governative e altri organismi, negli Stati Uniti e in Europa, che si occupano di materie di interesse per il governo russo.
Il sito siciliano come luogo ideale per la nuova struttura
L’obiettivo di dotarsi di un “perimetro di sicurezza cibernetica” non è certo esclusivo degli Stati Uniti, poiché anche l’Italia e altri importanti partner di Washington hanno da tempo intrapreso questa strada. In tale ottica, e rimanendo al nostro Paese, lo scorso 28 luglio la Camera dei Deputati ha convertito in legge il D.L. 14 giugno 2021, n. 82, recante disposizioni urgenti in materia di cybersicurezza, tra cui l’istituzione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), in seguito affidata alla direzione di Roberto Baldoni, già vicedirettore del DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) con delega alla cybersecurity. Proprio l’ACN – sulla base di un emendamento presentato dai deputati Tofalo e Corneli (M5S) – “promuove la costituzione di aree dedicate allo sviluppo dell’innovazione finalizzate a favorire la formazione e il reclutamento di personale nei settori avanzati dello sviluppo della cybersicurezza”. Si punta, in altre parole, a realizzare un “parco cibernetico” nazionale nel quale accogliere attività di ricerca e sviluppo nell’ambito della cyber security e delle tecnologie critiche, fra cui l’intelligenza artificiale, la robotica, i semiconduttori, i sistemi di stoccaggio dell’energia e le nanotecnologie.
Quanto alla località in cui dovrebbe sorgere la cittadella cyber, il 24 ottobre 2019 il Governo approvò un ordine del giorno presentato dal Presidente della Commissione Difesa della Camera, Gianluca Rizzo (M5S), e sostenuto dalla firma di altri 44 deputati, impegnato a prendere in considerazione l’area dell’ex-CARA (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) di Mineo (Catania). Una soluzione già promossa dall’Associazione CyberArea presieduta da Robert Hassan.
Valorizzare le capacità e risorse nazionali in questo settore chiave
Questo sito, con oltre 6.000 m2 di edifici polifunzionali, 404 unità immobiliari destinate a unità residenziali e ben 85.000 m2 di verde pubblico attrezzato, si trova in una posizione ideale per la realizzazione del “parco cibernetico” grazie alla vicinanza con i poli universitari siciliani e calabresi, alle infrastrutture militari di Sigonella e Augusta e all’area industriale di Catania, città dove è presente anche uno dei nodi della rete nazionale a banda ultralarga (200 Gbps) GARR (Gruppo per l’Armonizzazione della Rete della Ricerca).
Se il progetto sarà effettivamente avviato dal Governo, e la decisione sul merito dovrebbe arrivare a breve termine, l’Italia potrà dotarsi di una struttura strategica per implementare la propria sicurezza cibernetica attraverso la valorizzazione delle capacità e risorse nazionali in questo settore chiave, sul modello di quanto fatto dal CyberSpark di Be’er Sheva, che ha portato Israele a divenire in pochissimi anni uno dei principali poli mondiali in ambito cyber. Un aspetto riferiva dall’On. Massimo Artini, già membro della Commissione Difesa della Camera, il quale all’epoca aveva dichiarato: “[…] sarebbe opportuno dare una spinta verso una maggiore sovranità nazionale sulle tecnologie cyber, sostenendo lo sviluppo e la produzione di software e hardware nazionali da impiegare nelle reti e nei sistemi di maggiore rilevanza strategica. A questo scopo, e non solo, sarebbe importante realizzare un’aerea dedicata allo sviluppo delle tecnologie cibernetiche, dove giovani talenti e start-up possano liberare tutto il proprio potenziale, venire in contatto con le grandi aziende e farsi notare dagli enti statali preposti alla sicurezza cibernetica. Potremmo pensare a un incubatore di tecnologie e capacità secondo il modello del CyberSpark israeliano.”
Gli altri “parchi cibernetici” in via di realizzazione in Europa
Oltre a quello di Be’er Sheva, creato nel 2014 su iniziativa dell’Israel National Cyber Bureau, altre strutture simili, ciascuna con proprie caratteristiche peculiari, sono i due cyber park in via di sviluppo nel Regno Unito, uno dei quali sorgerà nei pressi di Cheltenham, località che già ospita numerose società del settore cyber ed è situata vicino al National Security Centre che ha sede presso il GCHQ (Government Communications Headquarters); l’Innovation Park dei Paesi Bassi, che sorge vicino all’Aia; il “Campus Cyber” che la Francia dovrebbe realizzare nell’area di Parigi entro il 2022; e infine la struttura “diffusa” scelta dalla Germania, con 12 hub digitali distribuiti su tutto il territorio nazionale.
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