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VERITAS: anche l’Italia vola su Venere

Giu 04 2021
a cura della Redazione
La missione spaziale selezionata dalla NASA per l’esplorazione del “pianeta cugino della Terra” vede coinvolti con un ruolo determinante l’Agenzia Spaziale Italiana e un gruppo di ricerca dell’Università La Sapienza di Roma. Lo scopo è dare risposta a numerose domande sull’evoluzione di quella che nell’antichità era chiamata “stella della sera” e che oggi è diventata uno dei luoghi più inospitali del sistema solare.
(Fonte: NASA)
(Fonte: NASA)

La missione spaziale VERITAS (Venus Emissivity, Radio Science, INSAR, Topography and Spectroscopy) a cui l’Università La Sapienza di Roma partecipa con un contributo fondamentale, è risultata vincitrice nella selezione delle missioni planetarie della NASA. Lo ha annunciato il 2 giugno scorso Bill Nelson, presidente dell’agenzia governativa americana, il quale ha inoltre comunicato il lancio di una seconda missione, chiamata DAVINCI+ (Deep Atmosphere Venus Investigation of Noble gases, Chemistry, and Imaging), che partirà come VERITAS con obiettivo Venere. Entrambe fanno parte del Discovery Program della NASA da 500 milioni di dollari e sono gestite dal Jet Propulsion Laboratory, in California.

L’Italia partecipa alla missione attraverso una collaborazione di partnership tra Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e Jet Propulsion Laboratory, che le ha assegnato la responsabilità per lo sviluppo e la realizzazione di tre sofisticati strumenti di bordo: il trasponditore IDST (Integrated Deep Space Transponder), necessario per garantire le comunicazioni e per eseguire gli esperimenti di radio scienza utili alla comprensione della gravità del pianeta; la parte a radiofrequenza del VISAR (Venus Interferometric Synthetic Aperture Radar), utile allo studio della morfologia del pianeta e dei fenomeni di vulcanismo; e l’antenna HGA (High-Gain Antenna). VERITAS sarà lanciata tra il 2026 e il 2028 e ospiterà a bordo la suddetta strumentazione, finanziata dall’ASI, alla quale ha contribuito il gruppo di ricerca guidato dal professor Luciano Iess, composto da giovani ricercatori della Sapienza.

La forte presenza italiana nel team scientifico che ha portato alla selezione di VERITAS rappresenta un ulteriore esempio del ruolo della nostra università nella ricerca spaziale e nell’esplorazione del sistema solare”, ha dichiarato Luciano Iess, professore del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale dell’ateneo romano. “Questa missione ci permetterà di dare risposta a interrogativi che sono rimasti aperti troppo a lungo”.

(Fonte: ASI)
(Fonte: ASI)
Venere: un passato simile a quello della Terra?

Venere, infatti, ha sempre suscitato grande interesse e fascino nella comunità scientifica. Gli unici dati globali sulla sua superficie e struttura interna sono stati forniti dalla sonda Magellan (NASA) più di 25 anni fa (1994-95). Da sempre indicato come il pianeta cugino della Terra per le dimensioni, massa e distanza dal Sole molto simili, Venere ha però intrapreso, per cause ancora ignote, un percorso evolutivo estremamente diverso da quello del nostro pianeta, al punto che oggi è uno dei luoghi più inospitali del sistema solare. La sua densa atmosfera, composta in gran parte di anidride carbonica e nubi di acido solforico, ha una pressione al suolo 90 volte maggiore di quella terrestre e temperature medie di 460°C. Tuttavia, studi recenti indicano per Venere un passato molto diverso e assai più simile a quello della Terra.

L’obiettivo della missione

VERITAS, coordinata da Suzanne E. Smrekar (Jet Propulsion Laboratory, California Institute of Technology), si propone di dare una risposta alle molte domande della comunità scientifica riguardanti non solo l’evoluzione passata, ma anche quella presente e futura. Nello specifico, la missione mapperà la superficie del pianeta per determinare la sua storia geologica e capire perché si sia sviluppato in modo così diverso dalla Terra. Grazie all’utilizzo di radar ad apertura sintetica nell’orbita del pianeta, sarà in grado di fare ricostruzioni 3D della topografia e capire se fenomeni come tettonica a placche e vulcanismo sono ancora attivi. La missione sarà inoltre in grado di determinare la composizione e struttura interna del pianeta, fornendo ulteriori indizi per la comprensione non solo dei pianeti rocciosi, ma anche di una classe di esopianeti con caratteristiche simili.

Il professor Luciano Iess (terzo da destra) e il gruppo di giovani ricercatori del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza di Roma.
Il professor Luciano Iess (terzo da destra) e il gruppo di giovani ricercatori del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza di Roma.
Il contributo italiano

Nel team scientifico di VERITAS, il gruppo italiano, coordinato da Luciano Iess (Co-Lead dell’esperimento di gravità), è composto da giovani ricercatori del Centro di Ricerca Aerospaziale Sapienza (CRAS), del Dipartimento di Ingegneria meccanica aerospaziale (DIMA) e del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni (DIET). I ricercatori del CRAS-DIMA (Gael Cascioli, Fabrizio De Marchi, Paolo Racioppa) hanno condotto, attraverso simulazioni numeriche, la definizione dell’esperimento di gravità, dedicato alla determinazione della struttura interna del pianeta. I ricercatori del DIET (Roberto Seu e Marco Mastrogiuseppe, Co-Lead del radar VISAR) hanno contribuito allo sviluppo di tecniche di elaborazione dei dati del radar ad apertura sintetica, con lo scopo di individuare la presenza di processi geologici superficiali recenti. Gaetano di Achille, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, completa la partecipazione italiana con le competenze sulla struttura geologica del pianeta.

Il successo di VERITAS” ha commentato Gael Cascioli, dottorando in Ingegneria aeronautica e spaziale presso il DIMA, “è passato anche attraverso la fiducia che è stata riposta nei giovani ricercatori e ricercatrici che, come me, hanno portato entusiasmo, competenza ed energia nel team scientifico internazionale”.

Angelo Olivieri dell’ASI, Responsabile di Programma per la partecipazione italiana a VERITAS, ha dichiarato: “VERITAS indagherà la storia geologica del pianeta più vicino alla Terra, mappando la sua superficie per studiarne i processi come la tettonica o il vulcanismo. Vista l’importante partecipazione italiana alla missione, si può affermare con certezza che l’Italia contribuirà in maniera determinante ai principali temi scientifici di VERITAS, senza trascurare il contributo tecnologico delle parti di responsabilità italiana, che è stato individuato grazie all’esperienza maturata su altre importanti collaborazioni con il JPL, come CASSINI e JUNO”.

Questa sarà un’opportunità unica per poter studiare l’attività geologica del pianeta e verificare se Venere è attualmente attivo”, ha commentato Gaetano Di Achille, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, co-investigator della missione ed esperto di geologia planetaria. “La strumentazione a bordo ci permetterà di avere una visione senza precedenti del pianeta e delle sue variazioni intercorse dalla visita delle ultime missioni, Magellan della NASA e Venus Express dell’ESA.

L’On. Tatiana Basilio, presidente di Laran, ha sottolineato: “Dobbiamo essere entusiasti nel vedere come la passione e la competenza tecnologica di giovani ricercatori italiani trovino il meritato riconoscimento nella possibilità di partecipare a una missione così interessante e importante a livello internazionale. È importante analizzare come si possano raggiungere tali livelli di eccellenza tecnologica. Attraverso questi progetti innovativi, il nostro Paese ha la possibilità di mettere in risalto il proprio know-how e mantenere alto il livello di credibilità agli occhi delle altre nazioni. Questa missione si aggiunge a pieno titolo a tanti altri successi italiani: fra quelli riguardanti lo spazio, ricordo il radar della missione ESA Mars Express, che nel ‘lontano’ 2005 studiò Marte. Tutti successi che sono frutto di impegno costante, prolungato e spesso nell’ombra. La politica non deve dimenticare”, ha concluso Basilio. “Anzi, ha il dovere di accendere un faro su un settore come questo, apparentemente di nicchia ma in realtà strategico, e anche i cittadini italiani dovrebbero essere orgogliosi del contributo fornito dal loro Paese a progetti di così elevato profilo.”

Sonda della missione DAVINCI+. (Fonte NASA)
Sonda della missione DAVINCI+. (Fonte NASA)

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