Organizzato da Agency for Peacebuilding, primo think tank italiano per la pace, grazie al patrocinio e alla collaborazione anche del Ministero degli Esteri italiano e dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), l’evento online ha evidenziato l’impatto che i cambiamenti climatici esercitano sulla sicurezza internazionale aggravando le tensioni già esistenti nel mondo.

I massimi esperti del settore e relatori di fama internazionale hanno discusso dei complessi collegamenti tra clima, ambiente e conflitti violenti, presentando le opportunità che i cambiamenti climatici possono creare per migliorare le prospettive di pace, con particolare attenzione al Mediterraneo, nell’ambito di “Peacebuilding and Climate Change”,evento annuale di Agency for Peacebuilding (AP) che si è svolto ieri e oggi (18-19 maggio) con oltre 400 partecipanti, nel corso di due giornate online ricche di contenuti di alto profilo, le cui conclusioni saranno rielaborate e pubblicate nelle prossime settimane.
“È fondamentale arricchire le analisi e i progetti per la prevenzione dei conflitti con dati ed esperienze sugli impatti del cambiamento climatico e come questo condiziona i processi di pace, minando la sicurezza umana e aumentando l’impatto di altri fattori di conflitto e fragilità”, ha chiarito Bernardo Venturi, direttore di AP, prima organizzazione italiana per la pace. “Fino ad ora, molte implicazioni per la sicurezza legate al clima sono rimaste sottovalutate a causa della complessità dei rischi a cascata e la difficoltà di una chiara attribuzione, ma sappiamo che i cambiamenti climatici condizionano i processi di pace nel lungo periodo”, ha aggiunto Venturi. “Per esempio, vediamo come il 70% delle regioni più vulnerabili al clima appartiene a stati fragili, da qui nasce l’interesse e la necessità di approfondire e analizzare meglio i conflitti tenendo presente questa prospettiva dei cambiamenti climatici e la giustizia ambientale come componente chiave della coesione sociale.”

Il problema da un punto di vista mediterraneo
Emiliano Alessandri, Senior External Co-operation Officer dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), ha evidenziato il problema da un punto di vista “mediterraneo”: “Il clima è quasi sempre una con-causa o un fattore di aggravamento di tensioni esistenti. Non dovremmo attendere scenari estremi, tanto meno catastrofici, per agire. Nell’area del Mediterraneo,l’insicurezza alimentare legata a eventi climatici che hanno alterato le produzioni agricole ha inasprito bisogni sociali poi sfociati in tensioni domestiche e internazionali come la ‘Primavera Araba’ – foriera poi di svariati conflitti veri e propri. La competizione per le acque dolci ha già causato conflitti in Asia Centrale e rischia di scatenarne altri in Africa, come nel bacino del Nilo, per citare due casi.”
Il Mediterraneo è stato un focus anche dell’intervento di Andrea Dessi, dell’Istituto Affari Internazionali (IAI), che ha moderato l’ultimo panel dell’evento: “La regione del Mediterraneo sta assistendo a effetti del cambiamento climatico amplificati che agiscono come moltiplicatori di minacce, alimentando ulteriori conflitti in assenza di un’azione multilaterale. La New Med Research Network, in collaborazione con i suoi partner, cerca di promuovere intese non eurocentriche e quadri di cooperazione sulle attuali sfide alla sicurezza nella regione del Mediterraneo.”

La diplomazia climatica e la necessità di un’azione multilaterale
“La maggior parte delle persone affamate nel mondo soffre di insicurezza alimentare non a causa della mancanza di cibo, ma a causa di fattori causati dall’uomo come la guerra, la corruzione e la povertà.Il conflitto porta all’insicurezza alimentare, ma l’insicurezza alimentare a sua volta causa profondi conflitti”, ha sottolineato Yara Asi dell’Arab Center Washington DC.
L’ambasciatore Grammenos Mastrojeni dell’Unione per il Mediterraneo e il professore Jürgen Scheffran dell’Università di Amburgo hanno analizzato lo stato attuale della diplomazia climatica internazionale nella regione mediterranea, chiarendo il concetto di sicurezza climatica ed esplorando potenziali soluzioni cooperative per una migliore azione multilaterale.
Le istituzioni e gli enti coinvolti
Il Forum si è svolto grazie al patrocinio e alla collaborazione di numerose istituzioni come il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’Università di Bologna, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, l’Istituto per gli Affari Internazionali (IAI), l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), la Johns Hopkins School of Advanced International Studies, il Rotary Club Bologna Ovest Guglielmo Marconi e il Distretto Rotary 2072 Emilia-Romagna e San Marino. L’Agenzia per il Peacebuilding (AP) è un’organizzazione non-profit la cui missione è di promuovere le condizioni per risolvere i conflitti, per ridurre le violenze e per la costruzione di una pace duratura in Europa, nel suo vicinato, e nel Mondo.