Il contratto di acquisizione segue di pochi giorni al successo del volo inaugurale del primo prototipo dell’Airpower Teaming System (ATS), il velivolo senza equipaggio che, grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale, contribuirà a rivoluzionare il combattimento aereo del futuro.
La Royal Australian Air Force (RAAF) ha firmato il 2 marzo un contratto da 115 milioni di dollari australiani (circa 74 milioni di euro) per l’acquisizione di tre droni autonomi Loyal Wingman che andranno ad aggiungersi agli altrettanti già forniti dalla filiale locale di Boeing. L’ordine è stato emesso pochi giorni dopo il volo inaugurale del primo di tali velivoli, che il produttore chiama Airpower Teaming System (ATS), avvenuto il 27 febbraio presso il Woomera Range Complex situato nell’Australia Meridionale.
Il test si è svolto dopo il completamento di una serie di prove a terra che sono servite a convalidare il sistema di navigazione e quello di controllo utilizzato dall’operatore umano. Durante il primo volo, invece, il drone ha seguito una rotta pianificata, a velocità e altitudini diverse, monitorato da terra da un pilota collaudatore di Boeing che è stato sempre in condizioni di controllare il velivolo e gli ha inviato ordini per ogni fase della missione, dal rullaggio sulla pista al decollo, fino al ritorno. A spiegarlo è stato il direttore del programma ATS di Boeing, Shane Arnott, il quale ha precisato che fra le priorità del volo inaugurale non vi era la messa in prova delle capacità di intelligenza artificiale del drone, grazie alle quali esso potrà rispondere in maniera autonoma all’evolversi della minaccia sul campo di battaglia.
Verso una forza aerea di 5ª generazione basata sul concetto di “intelligenza aumentata”
Il vice maresciallo dell’aria Catherine Roberts, capo dell’Air Force Capability e responsabile della definizione dei requisiti futuri della RAAF, ha definito il primo volo dell’ATS come un significativo passo avanti per il programma: “Il Loyal Wingman è un progetto pionieristico per l’integrazione di sistemi autonomi e intelligenza artificiale allo scopo di creare team uomo-macchina intelligenti. Attraverso di esso stiamo imparando come integrare queste nuove capacità per completare ed estendere il combattimento aereo e altre missioni.”
Lo sviluppo dell’ATS avviene, infatti, nell’ambito del programma australiano Loyal Wingman Advanced Development Program (LWADP) che punta a trasformare la RAAF in una forza aerea di 5ª generazione grazie all’implementazione del concetto di “intelligenza aumentata”, basata sulla combinazione del pensiero umano, caratterizzato da libertà e agilità, con la potenza analitica delle macchine.
L’idea di fondo alla base dell’ATS di Boeing e di altri progetti riferibili al concetto Loyal Wingman (gregario fedele) è di fare in modo che i futuri “caccia senza pilota” cooperino in modo integrato con quelli pilotati, ai quali non sarà necessario controllarli o supervisionarli in modo continuativo: i “gregari robotici” eseguiranno gli ordini del “leader” umano della formazione aerea in cui sono inseriti, ma – grazie all’intelligenza artificiale – disporranno di autonomia decisionale riguardo alle modalità di esecuzione, nonché di reazione al verificarsi di imprevisti e minacce improvvise. Inoltre, dovranno essere capaci di proseguire la missione in caso di interruzione del collegamento radio con il “leader”. Un grosso vantaggio garantito dalla disponibilità di gregari robotici consiste nel poterli utilizzare per sostituire quelli umani nello svolgimento di compiti particolarmente pericolosi.
L’ATS in gara anche per il programma statunitense Skyborg
Il Loyal Wingman è il primo velivolo da combattimento progettato, ingegnerizzato e prodotto in Australia in oltre mezzo secolo. Oltre a Boeing Australia, sono più di 30 le società locali coinvolte nel programma, fra cui BAE Systems Australia, RUAG Australia, AME Systems e Ferra Engineering.
Il drone, lungo 38 piedi (11,6 metri), ha un’apertura alare di 24 (7,3 metri) e un raggio di 2.000 miglia nautiche (3.704 km). Può portare varie tipologie di payload nel naso, ed essere armato per fungere da scudo protettivo nei confronti degli aerei con equipaggio a bordo, decisamente più costosi e non propriamente “spendibili”. Basti pensare che, secondo Boeing, un singolo caccia di questo tipo può essere affiancato da ben 16 gregari robotici.
Sull’Airpower Teaming System si basa anche l’offerta di Boeing per il programma statunitense Skyborg, nell’ambito del quale a dicembre sono stati assegnati dei contratti alla stessa Boeing, a General Atomics Aeronautical Systems e a Kratos Defense and Security Solutions per la produzione di prototipi. L’US Air Force ha dichiarato che i primi di essi saranno forniti entro il mese di maggio, con i test di volo inziali in programma a cominciare da luglio.
“Stiamo utilizzando una piattaforma comune per tutti i programmi”, ha spiegato Jerad Hayes, senior director dell’unità di Boeing che si occupa dell’aviazione e della tecnologia autonome, aggiungendo che la differenza tra i vari droni sarà costituita dagli equipaggiamenti di missione, come i sistemi di comunicazione e i sensori. In quest’ottica, Boeing sta sviluppando payload su misura per ciascuno dei suoi clienti.