A margine del quarto incontro dei Ministri degli Esteri e della Difesa, Tokio e Londra concordano nel rafforzare la propria cooperazione in ambito sicurezza. Ma è l’intensificarsi delle attività militari aeree cinesi nello Stretto di Taiwan che preoccupa maggiormente i due partner, che chiedono “l’astensione da attività che potrebbero aumentare le tensioni” e una risoluzione pacifica dei conflitti.
Il 3 febbraio, il ministro degli Affari Esteri del Giappone, Toshimitsu Motegi, insieme al ministro della Difesa, Nobuo Kishi, hanno tenuto in videoconferenza il quarto Incontro dei ministri degli Esteri e della Difesa Giappone-Regno Unito nella forma “2 + 2”, a cui hanno partecipato per il Regno Unito il Segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth, Dominic Raab, e il Segretario di Stato per la Difesa, Ben Wallace. L’incontro virtuale è stato l’occasione per discutere di cooperazione tra i due paesi, in qualità di partner strategici globali, in tema di sicurezza e difesa. I quattro ministri hanno toccato svariati argomenti, come il progresso in ambito cyber, la pandemia da CoVid-19 e i vaccini, oltre che la collaborazione per raggiungere una “carbon neutrality” entro il 2050, e hanno affrontato le questioni legate alla Corea del Nord e al colpo di Stato in Myanmar.
Infine sono emerse le loro preoccupazioni per la situazione nel Mar Cinese Orientale e Meridionale, esprimendo la propria opposizione ai tentativi unilaterali da parte della Cina di cambiare lo status quo usando la coercizione.
Cosa afferma la “dichiarazione congiunta” finale
L’obiettivo dell’incontro è stato quello di rafforzare ulteriormente la cooperazione per un Indo-Pacifico libero e aperto. In questo contesto, i quattro ministri hanno confermato il loro impegno a continuare a fornire la leadership per il mantenimento della sicurezza regionale e nel sostenere l’ordine internazionale basato sulla legge, nonché la loro opposizione ai tentativi di costringere altri nella regione, anche con mezzi economici.
I nipponici hanno accolto con favore l’annuncio del Regno Unito della visita della portaerei HMS Queen Elizabeth e delle altre navi del suo gruppo da battaglia, prevista quest’anno nella regione, a dimostrazione dell’ulteriore impegno del Regno Unito nella regione. I quattro Ministri hanno concordato di coordinare esercitazioni congiunte durante questa visita.
Al contempo alla luce della presidenza del G7 del Regno Unito e della presidenza della COP26, Tokio e Londra approfondiranno la cooperazione non solo in materia di sicurezza e difesa, ma anche in numerosi altri settori, come ad esempio in ambito cyber security, nella ricerca tecnologia e infine riguardo al futuro post pandemia.
Preoccupazioni sulla Cina
Infine i partner si sono confrontati sulla situazione del Mar Cinese Orientale e del Mar Cinese Meridionale, in cui la presenza militare cinese risulta essere sempre maggiore. “Condividiamo con la Gran Bretagna le gravi preoccupazioni sulla situazione e abbiamo concordato di opporci con forza ai tentativi unilaterali di Pechino di cambiare lo status quo usando la forza” ha commentato Toshimitsu attraverso la sua pagina Facebook. Infatti il 22 gennaio Pechino ha approvato una nuova legge per la Guardia Costiera cinese che la autorizza a “prendere tutte le misure necessarie, compreso l’uso delle armi, quando la sovranità nazionale, i diritti sovrani e la giurisdizione vengono violati illegalmente da organizzazioni straniere o individui in mare. Autorizza inoltre la Guardia Costiera a demolire le strutture di altri paesi costruite su aree rivendicate dalla Cina e a sequestrare o ordinare a navi straniere che entrano illegalmente nelle acque territoriali cinesi di andarsene”.
I ministri hanno così esortato tutte le parti “a esercitare l’autocontrollo e ad astenersi da attività che potrebbero aumentare le tensioni, in particolare la militarizzazione e la coercizione”. Un ordine marittimo basato sulla legge internazionale e conforme alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) risulta essere necessario, accompagnato da una risoluzione pacifica delle controversie.
Tra Cina e Giappone è da anni in corso una controversia giuridica molto complessa per il possesso delle isole Senkaku (chiamate invece Diaoyu dalla Cina) nel Mar Cinese Orientale, un arcipelago disabitato ma circondato da importanti riserve ittiche e minerarie e rivendicato anche da Taiwan.
Cina e USA intensificano le attività militari nello stretto di Taiwan
Le tensioni nell’area indo-pacifica sembrano destinate a intensificarsi. Infatti è del 4 febbraio, la notizia dell’invio da parte degli Stati Uniti del suo cacciatorpediniere lanciamissili USS John S McCain nello stretto di Taiwan. È la prima volta dall’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. Joe Keiley, portavoce della Settima flotta della Marina americana ha dichiarato che si tratta di un “transito di routine in conformità con il diritto internazionale, che però dimostra l’impegno degli Stati Uniti per un Indo-Pacifico libero e aperto. Le forze armate degli Stati Uniti continueranno a volare, navigare e operare ovunque il diritto internazionale lo consenta”.
Pechino, tramite il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, ha fatto sapere che “la Cina starà all’erta, gestirà ogni tipo di provocazione e salvaguarderà fermamente la sua sovranità nazionale e l’integrità territoriale. Ci auguriamo che gli Stati Uniti possano svolgere un ruolo costruttivo nella pace e stabilità regionale, invece di fare esattamente il contrario”. Infatti le navi da guerra statunitensi che attraversano lo spazio di mare che separa Cina e Taiwan sono viste da Pechino come una provocazione che minaccia la stabilità nella regione incoraggiando i sostenitori dell’indipendenza di Taiwan, la cui sovranità viene rivendicata dalla Cina.
Gli Stati Uniti hanno mostrato un forte impegno per la difesa e l’autogoverno di Taiwan durante l’amministrazione Trump. Dal canto suo il nuovo segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che gli Stati Uniti sono impegnati “ad assicurarsi che Taiwan abbia la capacità di difendersi dalle aggressioni. E questo è un impegno che durerà assolutamente nell’amministrazione Biden”.
Biden ha mostrato fin da subito la volontà a collaborare con Pechino, ma si è anche detto pronto a “imporre dei costi per quello che fa la Cina nello Xinjiang, per quello che sta facendo ad Hong Kong, per la bellicosità e le minacce che proietta verso Taiwan”.
Secondo quanto pubblicato giornalmente dal Ministero della Difesa nazionale taiwanese riguardo le attività militari aeree cinesi all’interno della sua zona di difesa aerea, è evidente un loro aumento esponenziale. Si tratta specialmente di velivoli antisommergibili, per la raccolta di informazioni o bombardieri Xian H-6K, nonché di caccia multiruolo Chengdu J-10, Shenyang J-16 e Sukhoi Su-30. Il Dipartimento di Stato ha subito esortato “Pechino a cessare la sua pressione militare, diplomatica ed economica contro Taiwan e invece ad impegnarsi in un dialogo significativo con i rappresentanti democraticamente eletti di Taiwan”.