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Russia e Stati Uniti concordano sul rinnovo dell’accordo New START

Gen 28 2021
a cura della Redazione
Il trattato sugli armamenti nucleari è stato confermato per altri cinque anni durante la prima telefonata tra Vladimir Putin e il nuovo presidente USA Joe Biden. La proroga è stata rapidamente approvata dal Parlamento russo: “un passo nella giusta direzione” alla luce delle crescenti rivalità globali e delle minacce di nuovi conflitti.
Missili Trident II D5. (Foto da U.S. Navy)
Missili Trident II D5. (Foto da U.S. Navy)

Lo scorso 26 gennaio, il neoeletto presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il suo omologo russo Vladimir Putin, in occasione della loro prima telefonata, si sono accordati per il rinnovo del New Strategic Arms Reduction Treaty (New START), ovvero il trattato che limita il numero di testate nucleari strategiche ammesse negli arsenali delle potenze firmatarie, in scadenza il prossimo 5 febbraio. L’importante intesa raggiunta prevede, infatti, una proroga senza condizioni aggiuntive fino al 5 febbraio 2026.

Il Cremlino ha fatto sapere tramite un comunicato: “I Presidenti hanno espresso soddisfazione in relazione allo scambio di note diplomatiche effettuato oggi per il raggiungimento di un accordo sull’estensione del Trattato sulle armi strategiche offensive. Nei prossimi giorni, le parti completeranno tutte le procedure necessarie per garantire l’ulteriore funzionamento di questo importante meccanismo legale internazionale per la limitazione reciproca degli arsenali missilistici nucleari”.

A seguito della telefonata, la Duma, la Camera bassa della Federazione Russa, ha rapidamente approvato l’estensione del Trattato allo scopo di completare le necessarie procedure entro il suddetto termine, e subito dopo anche il Consiglio della Federazione, il Senato russo, lo ha ratificato all’unanimità. Il relativo disegno di legge dovrà quindi essere sottoscritto dal presidente Putin. Negli Stati Uniti, invece, la proroga del trattato non richiede l’approvazione del Congresso, sarà dunque sufficiente la firma del presidente Biden.

Intervenendo in video all’incontro virtuale del World Economic Forum di Davos, Putin ha detto che la decisione di estendere il trattato rappresenta “un passo nella giusta direzione”, ma al contempo ha avvertito delle crescenti rivalità globali e delle minacce di nuovi conflitti. Infatti, come riportato dalle agenzie di stampa russe Interfax e Tass, il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha subito messo le cose in chiaro: “Il trattato New START sarà esteso per cinque anni senza precondizioni. Speriamo di utilizzare questo tempo per avviare colloqui intensi e approfonditi con gli Stati Uniti sul futuro del controllo degli armamenti, al fine di elaborare un nuovo protocollo di sicurezza che abbracci ogni fattore che influenza concretamente il mantenimento della sicurezza internazionale e della stabilità strategica. Speriamo di essere in grado di fare progressi in questo settore, nonostante le difficoltà esistenti nelle nostre relazioni con Washington”.

Ryabkov, rivolgendosi alla Duma ha avvertito che “qualsiasi accordo futuro sarà possibile soltanto su una base di parità: le concessioni unilaterali da parte della Russia sono fuori questione”. Inoltre, Mosca e Washington dovrebbero includere le nuove armi ipersoniche nelle trattative sulla stabilità strategica: “Per quanto riguarda i sistemi ipersonici, compresi quelli futuri degli Stati Uniti, essi dovrebbero essere oggetto del dialogo che stiamo proponendo”, ha concluso il vice ministro.

Il neoeletto presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. (Foto da Casa Bianca)
Il neoeletto presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. (Foto da Casa Bianca)
La struttura del Trattato

Il Trattato New START prevede misure per l’ulteriore riduzione e limitazione delle armi strategiche offensive rispetto ai precedenti accordi (START I, START II e SORT) che ha sostituito. Il testo è stato sottoscritto da Barack Obama e Dmitrij Medvedev (l’allora presidente russo) l’8 aprile 2010 a Praga ed è entrato in vigore il 5 febbraio 2011, con una durata prevista di dieci anni. Ai sensi del Trattato, le parti si impegnavano a rispettare le limitazioni sulle armi strategiche entro il 5 febbraio 2018, sette anni dopo l’entrata in vigore dell’accordo. Inoltre, dispongono di flessibilità nell’autodeterminare la struttura delle proprie forze strategiche entro i limiti previsti.

Nello specifico:

• 1.550 testate nucleari complessive montate su vettori ICBM (missili balistici intercontinentali) operativi, su SLBM (missili balistici lanciati da sottomarini) operativi, e su bombardieri pesanti operativi equipaggiati per gli armamenti nucleari;

• 700 fra missili ICBM operativi, SLBM operativi e bombardieri pesanti operativi equipaggiati per gli armamenti nucleari;

• 800 fra lanciatori di ICBM (operativi e non), lanciatori di SLBM (operativi e non), e bombardieri pesanti (operativi e non) equipaggiati per armamenti nucleari.

Il Trattato, che combina elementi dello START firmato nel 1991 con nuovi elementi, prevede anche una serie di verifiche (come ispezioni in loco, scambio di dati e notifiche relative ad armi e strutture strategiche offensive e relative disposizioni tecniche). Inoltre, prevede ogni anno uno scambio di telemisurazioni su un numero concordato di lanci di ICBM e SLBM.

Al momento, il New START è l’ultimo trattato sulla riduzione delle armi nucleari firmato da Stati Uniti e Russia ancora in vigore dopo l’uscita di entrambi, nel 2019, dall’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty del 1987.

La Russia ha manifestato più volte la volontà di prolungare l’accordo, senza però trovare una sponda nell’amministrazione USA guidata da Donald Trump, la quale riteneva che il trattato, nella sua forma attuale, non corrispondesse agli interessi di Washington. In particolare, la Casa Bianca insisteva sull’elaborazione di un nuovo accordo trilaterale esteso anche alla Cina e comprendente alcune nuove clausole.

Inoltre, negli ultimi anni i negoziati erano stati ostacolati dalle tensioni fra i due paesi, alimentate dalla crisi ucraina, dall’ingerenza di Mosca nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e da altri fattori.

All’inizio di questo mese, infine, la Russia aveva annunciato che si sarebbe ritirata anch’essa dal Trattato Open Skies, che consente a ciascuno dei paesi firmatari di condurre voli di ricognizione disarmati sui territori di tutti gli altri e di usufruire delle informazioni da questi raccolte con le stesse modalità, dopo l’abbandono degli Stati Uniti diventato effettivo lo scorso 22 novembre. Anche questo accordo è stato argomento di discussione fra i due presidenti durante il loro colloquio del 26 gennaio, e in merito non si possono escludere riaperture reciproche. Fra l’altro, il ritiro di Mosca non è ancora effettivo, dovendo a questo scopo trascorrere sei mesi dalla data dell’annuncio.

Quanto al New START, Joe Biden aveva dichiarato fin dalla sua campagna elettorale di essere favorevole alla conservazione del trattato, il quale, per inciso, venne negoziato durante il suo mandato come vice presidente degli Stati Uniti.

Il presidente russo Vladimir Putin in video all’incontro virtuale del World Economic Forum di Davos. (Foto da account Twitter del Cremlino)
Il presidente russo Vladimir Putin in video all’incontro virtuale del World Economic Forum di Davos. (Foto da account Twitter del Cremlino)

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