Cina e censura hi-tech: un sofisticato sistema di controllo dell’informazione

Gen 11 2021
Arianna Maviglia
Grazie al suo ente regolatore di Internet, la Cyberspace Administration China, e a software informatici capaci di gestire gruppi di commentatori sistematici, il governo di Pechino dispone di efficienti strumenti per filtrare e condizionare la circolazione di notizie politicamente “sensibili”, come quelle relative alla fase di diffusione inziale dell’epidemia di CoVid-19.
La Cina ha sviluppato un sofisticato sistema del controllo dell'informazione (Foto: Pixabay)

Cina Controllo Informazione censura
Cina controllo informazione censura
La Cina ha sviluppato un sofisticato sistema di controllo dell’informazione. (Foto: Pixabay)

A seguito della denuncia, da parte della comunità internazionale, di una mancata segnalazione da parte di Pechino circa il pericolo costituito dalla diffusione CoVid-19, il “New York Times” e ProPublica (un’organizzazione no-profit dedita al giornalismo di tipo investigativo) hanno avviato un’inchiesta incentrata sulle attività di censura delle informazioni condotte dallo Stato cinese, il cui esito, è stato reso noto a fine 2020. Il sito indipendente “China Digital Times” e il gruppo hacker CCP Unmasked hanno avuto accesso a 5.000 documenti provenienti dalla Cyberspace Administration (C.A.C.) e dalla Urun Big Data Services, i quali non lasciano dubbi circa l’enorme sforzo richiesto per far funzionare questa macchina poderosa. Come scritto dal NYT, per far sì che questo avvenga ci vuole “un’enorme sistema burocratico, eserciti di persone, tecnologie specializzate realizzate da appaltatori privati, il monitoraggio costante delle testate di notizie online e delle piattaforme di social media nonché, presumibilmente, una grossa quantità di denaro”. Vediamo più in dettaglio cosa rende così funzionale il sistema di censura cinese, concentrandoci su due dei suoi protagonisti indiscussi: La Cyberspace Administration China e la Urun Big Data Services.

La Cyberspace Administration China

L’ente regolatore di internet, nato nel 2014 per volere di Xi Jinping, risponde direttamente alle direttive del Comitato Centrale del Partito e centralizza le attività di propaganda del Partito Comunista Cinese e quelle di censura dell’informazione online tramite l’invio di specifiche direttive ai media e il blocco per chi non le rispetta. L’agenzia, oltre che i media, regola anche le agenzie di stampa e le istruisce circa la diffusione di notizie, segnalando al Governo coloro che non osservano le disposizioni date. La C.A.C. si articola in vari dipartimenti – un centro di segnalazioni per informazioni illegali o “malvagie”, un centro servizi dell’agenzia e un centro di comando per la gestione delle emergenze per la sicurezza su Internet – ed ha, tra le sue prerogative, il compito di controllare la sicurezza dei dispositivi e delle applicazioni di provenienza straniera. Nel maggio del 2020, l’agenzia ha annunciato una campagna di pulizia volta a eliminare i contenuti online di radice politica o religiosa ritenuti illegali. Il successivo mese di dicembre, la C.A.C. ha rimosso dagli app store cinesi 105 applicazioni, fra cui Tripadvisor, con il fine di rimuovere dall’internet cinese applicazioni illegali e pericolose. In forza di una legge sulla sicurezza informatica introdotta nel 2015, la Cyberspace Administration China collabora con altri regolatori con l’obiettivo di sviluppare un set di apparecchiature chiave e di prodotti specializzati per la sicurezza online, avvalendosi di potenti mezzi tecnologici come quelli prodotti dalla società Urun Big Data Services.

La Cyberspace Administration China è nata nel 2014 per volere di Xi Jinping (Foto: Cyber Admnistration China)

Cina controllo informazione censura
 Cina controllo informazione censura
La Cyberspace Administration China è nata nel 2014 per volere di Xi Jinping, segretario generale del Partito Comunista Cinese, presidente della Commissione Militare Centrale e presidente della Repubblica Popolare Cinese. (Foto: Cyber Admnistration China)
Urun Big Data Services

La compagnia in questione è specializzata nella produzione di software per la censura in grado di monitorare commenti, commentatori e trend online, di individuare post e account pericolosi, nonché di gestire profili falsi sui social media tramite i quali mettere in atto il piano di propaganda. Per mezzo di questi software, la società è in grado di gestire un gran numero di commentatori online, spesso dipendenti statali o studenti universitari pagati per diffondere l’ideologia del PCC sulle piattaforme digitali. Uno dei software sviluppati permette di assegnare mansioni specifiche ai commentatori. Esso è capace di monitorare quali mansioni sono state svolte e quali no, e, sulla base di ciò è in grado di decidere quanto la persona in questione dovrebbe essere pagata per il servizio svolto. Le mansioni vengono comunicate ai commentatori tramite un‘applicazione cellulare che comunica cosa e dove commentare. Una volta svolta l’azione, i commentatori caricano uno screenshot sull’applicazione come testimonianza dell’ordine portato a termine.

Come è possibile leggere da uno dei 5.000 documenti ottenuti, i commentatori online della città di Guangzhou verrebbero pagati 25 dollari per la pubblicazione di un post originale lungo più di 400 caratteri. Per educare i commentatori, la Urun Big Data Services ha creato un software che, con le modalità di un videogioco, allena e migliora le performance dei suddetti utenti. I giocatori vengono infatti divisi in due gruppi che si sfidano a colpi di post e commenti; la squadra vincente è quella che produce il maggior numero di contenuti di tendenza. Esiste poi un codice designato a scovare “informazioni pericolose” tramite la scansione e la ricerca di parole chiave. Questo mezzo sembra essere stato utilizzato all’inizio della pandemia per cercare informazioni relative a parole chiave come “virus”, e sembra essere tra i principali colpevoli della scarsità di notizie pervenute circa la diffusione del CoVid-19.

La Urun Big Data Services è in grado di gestire profili falsi sui social media tramite i quali mettere in atto il piano di propaganda (Foto da Pixabay) Cina controllo informazione censura
 Cina controllo informazione censura
La Urun Big Data Services è in grado di gestire profili falsi sui social media tramite i quali mettere in atto il piano di propaganda. (Foto: Pixabay)
Il commento di Xiao Qiang

Ricercatore presso la School of Information dell’Università della California di Berkeley, nonché fondatore del sito di news “China Digital Times”, Xiao Qiang ha dichiarato che “La Cina ha un sistema di censura politicamente armato. Esso è raffinato, organizzato, coordinato e supportato dalle risorse statali. Si tratta di un apparato capace di costruire una narrativa su vasta scala e di puntarla contro qualsiasi bersaglio”. Il rinomato ricercatore ha sottolineato come questo apparato statale a monte del flusso di notizie e opinioni sia un unicum nel suo genere, qualcosa di gigantesco che nessun altro paese possiede. 

Cina: il 5G potenzia la produzione di petrolio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *