L’Unità 5 del nuovo impianto, che utilizza la tecnologia cinese di terza generazione Hualong One, sarà in grado di generare fino a 10 miliardi di kWh e rappresenta un passo fondamentale verso l’indipendenza energetica e la neutralità carbonica perseguita dal governo di Pechino.

La Cina ha azionato il primo reattore nucleare interamente “made in China”, chiamato Hualong One. L’Unità 5 della centrale nucleare di Fuqing (provincia sudorientale del Fujian) è stata collegata alla rete nazionale il 27 novembre e, secondo quanto riferito dalla China National Nuclear Corporation (CNNC), è in grado di generare fino a 10 miliardi di chilowattora (kWh) di elettricità all’anno e ridurre le emissioni di carbonio di 8,16 tonnellate. Il reattore e sarà reso commercialmente operativo entro la fine di quest’anno dopo essere sottoposto a test.
L’Unità 5 è il primo progetto pilota al mondo a utilizzare la tecnologia nucleare cinese di terza generazione Hualong One, nota anche come HPR1000. Si tratta di un passo fondamentale verso una maggiore indipendenza energetica del colosso asiatico dai suoi alleati esteri. “Ciò mostra come la Cina abbia spezzato il monopolio delle tecnologie nucleari straniere e come abbia fatto il suo ingresso nel gruppo dei paesi più avanzati”, ha commentato la CNNC in una nota.
Hualong One
Hualong One è un innovativo reattore ad acqua pressurizzata di terza generazione con diritti di “proprietà intellettuale completamente cinesi”, sviluppato e progettato dalla CNNC grazie a un percorso di ricerca, progettazione, produzione e costruzione durato oltre 30 anni. Il reattore nucleare, della durata stimata di 60 anni, utilizza in modo innovativo 177 gruppi di combustibile – con un intervallo di rifornimento di 18-24 mesi – come nuclei del reattore, il che riduce la densità di potenza del nucleo e migliora il livello di sicurezza del progetto. Inoltre, presenta standard globali di sicurezza che sono all’avanguardia grazie agli studi condotti sull’incidente nucleare avvenuto a Fukushima (Giappone) nel marzo del 2011.
I lavori sul reattore Hualong One sono iniziati nel 2015 e attualmente vi sono altri sei reattori in costruzione in patria e all’estero, ma Hualong One rappresenta la prima unità nucleare “made in China” collegata alla rete elettrica nazionale e il suo successo dovrebbe dare ulteriore impulso al nucleare in Cina, migliorando notevolmente la competitività dell’industria cinese del settore.

La capacità nucleare cinese
L’energia nucleare ha un ruolo importante in Cina, soprattutto nelle zone costiere lontane dai bacini carboniferi e interessate da un rapido sviluppo dell’economia.L’industria del settore ha mosso i primi passi negli anni ’70, ma è nel 2005 che ha iniziato la sua repentina ascesa. La tecnologia nucleare è stata ottenuta dalla Francia, dal Canada e dalla Russia. L’ultima acquisizione è avvenuta negli Stati Uniti (tramite Westinghouse, di proprietà della giapponese Toshiba) e in Francia. Senza dimenticare che Pechino ha rapporti di collaborazione sempre più stretti con il Pakistan, una potenza nucleare, che potrebbero quindi interessare anche questo settore.
Nel dicembre 2011, l’agenzia cinese NEA (National Energy Administration) affermò che la Cina avrebbe fatto dell’energia nucleare la base del proprio sistema di generazione di energia nei successivi 10-20 anni. Sono così cresciuti i finanziamenti statali alle aziende cinesi per accelerare il processo, incentivi che hanno creato disappunto tra i partner commerciali di Pechino.
Secondo quanto riportato dalla NEA, nel 2019 gli impianti nucleari hanno fornito meno del 5% del fabbisogno annuo di elettricità della Cina, ma si prevede un aumento nei prossimi anni per la volontà di Pechino di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. A questo scopo risulta fondamentale ridurre la dipendenza dagli alleati occidentali, come dimostrato nel piano “Made in China 2025”, ovvero il piano industriale che mira a conseguire l’autosufficienza nell’alta tecnologia.
Ad oggi, la Cina dispone di 47 impianti nucleari, capaci di una produzione complessiva pari a 48,75 milioni di kilowatt. Un dato che colloca il paese al terzo posto per la produzione dopo Stati Uniti e Francia, con la prospettiva – secondo le previsioni dell’azienda di ricerca GlobalData – di sorpassare la seconda nel 2022 e, addirittura, di raggiungere il primo posto nel giro di pochi anni.

Il ciclo del combustibile nucleare
La Cina, che è il paese che utilizza più energia al mondo, intende diventare autosufficiente con riguardo non solo alle capacità delle centrali nucleari, ma anche alla produzione di combustibile per alimentare tali impianti. Tuttavia, il paese fa ancora affidamento in una certa misura su fornitori stranieri (quali Kazakistan, Namibia, Uzbekistan, Canada, Niger e Australia) per tutte le fasi del ciclo del combustibile, dall’estrazione dell’uranio alla fabbricazione e al ritrattamento, ma soprattutto per la fornitura. In conseguenza del rapido aumento dei nuovi reattori cinesi, Pechino ha anche avviato una serie di progetti interni, spesso in collaborazione con fornitori stranieri, per soddisfare le proprie esigenze di combustibile nucleare. La politica della Repubblica Popolare è quella di soddisfare circa un terzo del fabbisognodi uranio attraverso la produzionenazionale, un terzo grazie alle miniere estere controllate dalla Cina e un terzo tramite acquisti sul mercato aperto.
L’importazione dell’uranio è gestita principalmente dalla China Nuclear International Uranium Corporation (SinoU), controllata della CNNC, che gestisce anche la produzione interna tramite la China National Uranium Corporation (CNUC).