Turchia: scoperto un secondo giacimento di gas nel Mar Nero

Ott 15 2020
a cura di Benedetta Pellegrino
Il presidente Erdogan visiterà sabato 17 ottobre la nave da perforazioni Fatih, dalla quale annuncerà l’ammontare delle nuove riserve. Nel frattempo, Ankara prosegue le attività esplorative anche nel Mediterraneo Orientale, suscitando le ire della Grecia che si appella nuovamente alla UE per l’irrogazione di sanzioni.
Un frame del video dell'annuncio del presidente turco Erdogan della scoperta di nuove riserve di gas naturale nel Mar Nero. (Foto da Anadolu Agency)
Un frame del video dell’annuncio del presidente turco Erdogan della scoperta di nuove riserve di gas naturale nel Mar Nero. (Foto da Anadolu Agency)

Durante la riunione del gruppo parlamentare del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) che si è svolto ad Ankara il 14 ottobre, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha annunciato la scoperta di ulteriori riserve di gas nel Mar Nero. Il ritrovamento sarà annunciato ufficialmente sabato 17 ottobre dal ponte della nave da perforazione Fatih dove “assisteremo personalmente agli sforzi in loco e annunceremo l’ammontare delle nuove riserve”, ha affermato Erdogan.

L’annuncio segue quello del 22 agosto scorso relativo alla scoperta, sempre nel Mar Nero, del più grande giacimento di energia degli ultimi anni in quella zona, la più importante in assoluto per la Turchia. Già in quell’occasione, secondo i dati raccolti, si era parlato della possibilità di trovare nella stessa area altre riserve. Il fattore energia si riconferma, dunque, l’elemento principale per lo sviluppo del paese anatolico.

Erdogan, inoltre, ha riferito che la terza nave da perforazione del paese, Kanuni, è partita verso il Mar Nero per iniziare le operazioni in quell’area. Non è chiaro se Kanuni opererà nella stessa area di Fatih. La scorsa settimana il ministro dell’Energia e delle Risorse Naturali, Fatih Dönmez, ha affermato che la nave inizierà le attività di esplorazione nella regione nei primi mesi del 2021.

Il video dell’annuncio di Erdogan della scoperta di nuove riserve di gas naturale nel Mar Nero. (Video da Anadolu Agency)
Il giacimento Tuna-1

La scoperta annunciata nell’agosto scorso, sempre a opera della nave da perforazione Fatih, la quale aveva reso il paese “molto felice” come riferito da Erdogan, è situata nell’area denominata Tuna-1, a 100 miglia nautiche a nord della costa turca, all’incrocio tra i confini marittimi di Bulgaria e Romania con le acque territoriali della Turchia e vicino al blocco Nettuno, in Romania. Il giacimento vanta 320 miliardi di metri cubi di gas e verrà attivato entro il 2023.

Questa e le altre scoperte sono molto importanti per l’agognata indipendenza energetica di Ankara, che importa la quasi totalità dell’energia di cui necessita. Ad agosto, Erdogan aveva affermato: “Essendo un paese che soffre da anni di problemi a causa della dipendenza da fonti energetiche straniere, credo che ora possiamo guardare al futuro con maggiore fiducia”.

Una fonte citata dall’agenzia “Reuters” ha riferito che l’aspettativa per il nuovo giacimento si aggira sugli 80 milioni di metri cubi di riserve, con la possibilità che ci siano ulteriori giacimenti nella stessa area.

La Turchia, infatti, per perseguire il suo obiettivo di diventare hub energetico della regione, non solo come via di transito, ma anche come produttore ed esportatore di energia, ha esteso le operazioni di esplorazione nel Mar Nero, così come nel Mar Mediterraneo, creando forti attriti con i paesi vicini, in particolare con la Grecia.

La nave da perforazione turca Fatih. (Foto da Anadolu Agency)
La nave da perforazione turca Fatih. (Foto da Anadolu Agency)
Continuano le esplorazioni turche nel Mediterraneo Orientale

Per quanto riguarda il Mediterraneo orientale, lo scorso 12 ottobre Ankara ha emesso un nuovo messaggio Navtex per la missione della sua nave Oruc Reis, che durerà fino al giorno 22 e coinvolgerà anche la Altaman e la Cengiz Han. La risposta greca a questo nuovo avviso di navigazione non si è fatta attendere, in quanto Atene ha lanciato una nuova richiesta di sanzioni da parte dell’Unione Europea nei confronti di Ankara.

Durante un incontro con il suo omologo canadese Francois-Philippe Champagne ad Atene, il 13 ottobre, il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, ha dichiarato: “Dopo il nuovo Navtex illegale di ieri per sondaggi a una distanza di sole 6,5 miglia nautiche dalla costa greca, la leadership turca ha dimostrato di non essere un interlocutore credibile”. Dendias ha poi aggiunto: “La Turchia ha confermato di essere il principale fattore di indebolimento della pace e della stabilità nella regione. Le sue richieste di dialogo sono solo un pretesto. La comunità internazionale deve giudicare Ankara sulla base delle azioni, non delle parole. Dobbiamo tutti affrontare la realtà prima che sia troppo tardi”.

Anche il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, durante una visita a Nicosia e ad Atene ha criticato la decisione della Turchia di rimandare la nave da ricerca nelle controverse acque del Mediterraneo orientale, definendo la mossa un duro colpo agli sforzi per avviare i negoziati nel conflitto: “L’andare avanti e indietro della Turchia tra un’escalation di tensioni e una politica di distensione deve finire. Spetta alla Turchia creare le condizioni per i colloqui”, ha detto Maas dopo l’incontro con il suo omologo cipriota Nikos Christodoulides a Nicosia, sempre il 13 settembre.

La Turchia, dal canto suo, afferma di chiedere il dialogo per risolvere le questioni nelle regioni dell’Egeo e del Mediterraneo orientale: “Non metteteci alla prova”, ha detto il ministro della Difesa, Hulusi Akar. “Decidiamo tutto ciò che deve essere fatto attraverso colloqui, attraverso il dialogo”, Ma accade spesso che sia proprio Ankara a mettere le controparti di fronte al fatto compiuto.

La nave da ricerca turca Oruc Reis. (Foto da Anadolu Agency)
La nave da ricerca turca Oruc Reis. (Foto da Anadolu Agency)

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