I leader di Cipro, Egitto e Grecia denunciano le azioni illegali di Ankara, ma lasciano la porta aperta a un partenariato regionale per garantire la pace nel Mediterraneo orientale. Il paese anatolico però respinge le accuse e proroga le attività di esplorazione dell’Oruc Reis.
Il 21 ottobre, Nicosia ha ospitato l’ottavo vertice trilaterale fra Cipro, Grecia ed Egitto, durante il quale il presidente cipriota Anastasiades, il suo omologo egiziano al-Sisi e il primo ministro greco Mitsotakis hanno discusso diverse questioni di reciproco interesse nel quadro della cooperazione regionale, tra cui economia, immigrazione clandestina, energia, sicurezza, difesa e situazione relativa alla pandemia di CoVid-19, ma il focus principale sono state le attività turche nel Mediterraneo orientale.
Nonostante i tre leader abbiano condannato le numerose provocazioni da parte della Turchia, che ha minacciato più volte la pace nella regione attraverso “una serie di azioni illegali”, l’incontro si è concluso con l’invito ad Ankara a diventare un partner per i paesi vicini, mettendo fine alle sue azioni “aggressive” nella regione.
In questo quadro, inoltre, le camere di commercio americane a Cipro e in Egitto e la Camera di commercio americano-ellenica ad Atene hanno firmato un memorandum di cooperazione, alla presenza degli ambasciatori statunitensi ad Atene, Il Cairo e Nicosia, nonché di Myron Brilliant, vicepresidente esecutivo e capo degli Affari internazionali della Camera di Commercio degli Stati Uniti. Il documento ha per oggetto lo sviluppo delle relazioni commerciali e di investimento, sia tra i membri delle tre camere che con gli Stati Uniti.
I colloqui tra i leader
Le attività della Turchia nel Mediterraneo orientale e l’esito delle recenti elezioni nell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord sono stati al centro dei colloqui tra il primo ministro greco e il presidente cipriota. Mitsotakis, in particolare, ha espresso la speranza che la vittoria di Ersin Tatar, in passato sostenitrice di amministrazioni separate nell’isola, non fermerà gli sforzi per riunire Cipro sulla base delle risoluzioni emanate dalle Nazioni Unite.
Mitsotakis, inoltre, ha sottolineato l’importanza dell’accordo greco-egiziano, firmato al Cairo il 6 agosto scorso e ratificato il 13 ottobre, sui confini marittimi: “È così che gli stati vicini risolvono le loro differenze; attraverso il dialogo, nonché concessioni reciproche quando queste sono necessarie per raggiungere un accordo vicendevolmente vantaggioso. Voglio credere che l’accordo sia una guida per risolvere altri problemi nel Mediterraneo orientale”, ha aggiunto il premier greco riferendosi alla Turchia, che per la Grecia rappresenta “il principale fattore di instabilità” nella regione a causa dei suoi interventi “in Libia, nell’Egeo, a Cipro, in Siria, in Iraq e, più di recente, nel Nagorno-Karabakh”.
L’accordo greco-egiziano è nato in diretta contrapposizione a quello tra Turchia e Libia firmato il 27 novembre 2019 e considerato “vuoto e legalmente infondato”, oltre che suscettibile, secondo Mitsotakis avrebbe esacerbato la crisi in Libia.
La cooperazione regionale come soluzione
La cooperazione tra Cipro, Grecia ed Egitto mira a salvaguardare la pace e la stabilità nella regione sulla base del diritto internazionale, ha affermato il presidente Anastasiades. Il leader cipriota ha anche criticato la recente decisione delle autorità turco-cipriote di riaprire parzialmente la località balneare di Varosha, un’ex area di villeggiatura recintata e abbandonata da quando l’invasione turca del 1974 divise l’isola del Mediterraneo in due.
I momenti salienti del vertice, quindi, si sono concentrati essenzialmente sulle questioni legati alla divisione dell’isola di Cipro e sul “disaccordo” tra Grecia e Turchia riguardo ai diritti di sfruttamento degli idrocarburi nella regione del Mediterraneo orientale, a causa delle controversie sulla delimitazione delle rispettive zone economiche esclusive (ZEE).
Dal canto suo, Mitsotakis ha denunciato come Ankara stia “facendo fantasie imperiali con azioni aggressive che si estendono dalla Siria alla Libia e dall’Egeo al Caucaso”. Il premier ellenico ha anche affermato che le “conseguenti provocazioni unilaterali della Turchia unite a una retorica estrema” violano il diritto internazionale, contraddicendo anche le posizioni delle maggiori potenze come gli Stati Uniti e la Russia, così come del mondo arabo.
La risposta turca: avanti con le esplorazioni nel Mediterraneo orientale
La risposta di Ankara non si è fatta attendere, tant’è che il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha prontamente affermato: “Il fatto che le dichiarazioni pubblicate da questa organizzazione trilaterale, che si sostiene abbia lo scopo di sostenere la pace, la stabilità e la cooperazione nel Mediterraneo orientale prendano di mira ogni volta la Turchia rivela le reali intenzioni di questi paesi”.
“A meno che i paesi che creano i problemi nella regione non cambino le loro politiche massimaliste e ostili, non possono portare una soluzione ai problemi” ha ribadito il ministro, riferendosi alla volontà espressa dal vertice di Nicosia di invitare Ankara a una cooperazione regionale, aggiungendo che il governo turco continuerà risolutamente a proteggere i diritti della Turchia e dei turco-ciprioti nel Mediterraneo orientale.
La Turchia si è opposta all’accordo greco-egiziano di agosto, definendolo nullo e invalido poiché teso a negare alla Turchia il suo legittimo territorio marittimo, dato che Grecia e l’Egitto non condividerebbero alcun confine marittimo, così violando gli interessi del paese anatolico.
Parallelamente, Ankara ha prorogato la permanenza della sua nave da ricognizione Oruc Reis e di altre due navi nell’area contesa a sud-est dell’isola greca di Rodi, nel Mediterraneo orientale, fino al 27 ottobre, estendendo il precedente termine fissato al giorno 22: una mossa che potrebbe aumentare ulteriormente le tensioni nella regione. Anche Israele si è detto preoccupato per l’escalation nell’area e ha ribadito il proprio pieno sostegno alla Grecia: “Israele segue con preoccupazione i recenti sviluppi nel Mediterraneo orientale. Alcune azioni unilaterali intraprese dalla Turchia potrebbero intensificarsi e rappresentare una minaccia per la fragile stabilità nella regione”, ha twittato Lior Haiat, portavoce del ministero degli Esteri israeliano “Israele ribadisce il suo pieno sostegno e forte solidarietà con la Grecia nella sua zona marittima e la sua opposizione a qualsiasi tentativo di violare questi diritti.”