Il prestito rappresenta il primo contratto di questo genere finalizzato alla realizzazione di unità militari, anche se destinate a impieghi civili. Il progetto punta all’innovazione nel settore della Difesa e alla costruzione di modelli per lo studio dei cambiamenti climatici.
Difesa e Banca Europea per gli Investimenti (BEI), rappresentati rispettivamente dall’ammiraglio ispettore Capo Massimo Guma, su delega del ministro della Difesa Lorenzo Guerini, e dal vicepresidente della BEI Dario Scannapieco, stanno perfezionando alcuni aspetti tecnici del contratto, già firmato il 30 luglio scorso, per un prestito da 220 milioni di euro che andrà alla Marina Militare per la costruzione di tre navi oceanografiche. Un prestito che fa parte di un pacchetto di fondi e prestiti da 12,5 miliardi di euro che l’Italia potrà investire nei programmi della Difesa grazie all’approvazione del Recovery Fund da parte del Parlamento europeo. Si tratta del primo contratto di questo genere diretto alla costruzione di navi militari, anche se utilizzate per scopi civili. Si prevede che la costruzione delle tre unità avverrà tra il 2021 e il 2027. L’ultimo aggiornamento sulla vicenda è stato pubblicato questa mattina dalla BEI nella sezioni “progetti da finanziare” del suo sito, in cui sono stati indicati tutti i riferimenti del progetto sulle navi idrografiche italiane.
Il progetto
Le navi oceanografiche che verranno costruite saranno utilizzate dall’Istituto Idrografico della Marina Militare, con sede a Genova, e andranno a sostituire quelle già in uso (Magnaghi, Aretusa e Galatea), che verranno quindi dismesse. Le navi verranno poi affidate al Comando della Squadriglia Navi Idrografiche e Esperienze (COMSQUAIDRO). Saranno utilizzate principalmente per scopi civili: nello specifico, effettueranno rilievi per l’aggiornamento della cartografia ufficiale dello Stato a garanzia della sicurezza della navigazione e per incrementare la conoscenza dell’ambiente marino, eseguendo una mappatura dei fondali necessaria per la produzione delle carte nautiche ufficiali delle acque italiane. Inoltre, contribuiranno alla ricerca sul clima in ambiente marino e la sicurezza della navigazione.
La prima nave (NIOM) sarà più grande e verrà impiegata per ricerche idrografiche e oceanografiche nelle aree di interesse degli oceani, delle regioni artiche; le altre due (NIOC1 e NIOC2), più piccole, opereranno principalmente nel Mar Mediterraneo e nelle aree adiacenti.
Gli obiettivi
Si tratta, da un punto di vista finanziario, di un contratto di prestito tra BEI e Ministero dell’Economia e Finanza (MEF) e un contratto di progetto tra BEI e Difesa. Il finanziamento avrà una durata di 25 anni, pari alla durata media della vita operativa delle navi in oggetto.
La firma di questo contratto rappresenta sicuramente la volontà di portare innovazione nel campo della Difesa e, in parallelo, mostra come la BEI abbia l’intenzione di raggiungere gli obiettivi delle politiche europee con la sua azione per il clima.
Attraverso il rinnovo della flotta idrografica, il progetto consentirà di ospitare più ricercatori oltre a consentire la raccolta e l’analisi dei dati idrografici all’avanguardia. I dati raccolti dalle navi saranno utilizzati per costruire modelli per lo studio del cambiamento climatico che serviranno alle future azioni volte a combattere e a ridurre gli effetti di tale fenomeno. Tutto ciò, in linea anche con l’evoluzione della nostra Marina Militare che, proprio durante l’ultima campagna della Alliance, ha accolto a bordo della nave geologi e oceanografi dell’Istituto nazionale di Oceanografia e Geofisica sperimentale di Trieste, i quali hanno svolto ricerche nel campo ambientale al largo delle isole Svalbard.
In definitiva contribuirà ad aumentare le competenze e la capacità del promotore nel monitoraggio idrografico e nella ricerca relativa al clima e al mare e ad accelerare l’accumulo e la diffusione della conoscenza in Europa, attraverso la collaborazione attiva del promotore con università e centri di ricerca. Il progetto, quindi, favorirà e migliorerà la ricerca e sviluppo in aree critiche per la protezione del clima e dell’ambiente.
Per quanto riguarda infine gli aspetti ambientali la costruzione di navi non richiede una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), ma tutti i potenziali problemi ambientali saranno valutati durante la valutazione del progetto stesso, comprese le misure da adottare in relazione alle navi sostituite.