UE: convocata riunione d’emergenza sulla Turchia

Ago 12 2020
a cura della Redazione
Continua l’escalation di tensione nel Mediterraneo orientale dopo la firma dell’accordo marittimo fra Atene e il Cairo che “annullerebbe” il memorandum turco-libico del novembre scorso. A seguito dell’invio di una nave da esplorazione turca nell’area, il governo ellenico ha chiesto un incontro dei ministri degli Esteri europei.
Un momento della firma dell'accordo tra Grecia ed Egitto del 6 agosto. Nella foto (a sinistra) il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias e (a destra) il suo omologo egiziano Sameh Shoukry. (Foto da: Twitter)
Un momento della firma dell’accordo tra Grecia ed Egitto del 6 agosto. Nella foto (a sinistra) il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias e (a destra) il suo omologo egiziano Sameh Shoukry. (Foto da: Twitter)

La Grecia ha chiesto una riunione d’emergenza dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea sulla Turchia, che si terrà il prossimo 14 agosto. Atene ha preso l’iniziativa dopo l’incontro tenutosi il giorno 11 fra il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias e il premier Kyriakos Mitsotakis. La richiesta è scaturita dall’escalation di tensione nel Mediterraneo orientale, in particolare dopo che la Turchia ha inviato la sua nave da ricerca Oruc Reis, scortata da due navi della marina militare, al largo di Kastellorizo, l’isola greca riguardo alla quale Ankara contesta i diritti marittimi della Grecia.

Da parte sua, la Guardia Costiera turca accusa Atene di aver attaccato l’11 agosto un’imbarcazione privata turca a largo di Rodi, che sarebbe poi affondata, mentre le tre persone a bordo sarebbero stati feriti.

Tutti episodi che rientrano nel quadro di forti tensioni fra i due paesi provocate delle esplorazioni turche per la ricerca di idrocarburi nella zona contesa del Mediterraneo orientale e degli scontri sulle Zone Economiche Esclusive (ZEE).

Non posso dirvi se oggi [11 agosto NdR] verrà presa una decisione”, ha detto il portavoce per gli Affari esteri e la politica di sicurezza europea, Peter Stano. “Naturalmente, però, siamo d’accordo sul fatto che la situazione nel Mediterraneo orientale è estremamente preoccupante e deve essere risolta nel dialogo, non con la serie di atti che stanno alimentando l’escalation e le tensioni. A quanto pare gli sviluppi sul campo dimostrano purtroppo la necessità di fare di più per disinnescare le tensioni e invertire la tendenza molto negativa dell’escalation.

Nella mappa sono evidenziate le ZEE delimitate dall'accordo greco-egiziano del 6 agosto. (Immagine da: Greek City Times)
Nella mappa sono evidenziate le ZEE delimitate dall’accordo greco-egiziano del 6 agosto. (Immagine da: Greek City Times)
L’accordo greco-egiziano

Grecia ed Egitto hanno firmato, il 6 agosto scorso al Cairo, un accordo che delimita una ZEE nel Mediterraneo orientale tra i due paesi, area ricca di giacimenti di petrolio e gas. Durante l’incontro avvenuto tra il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry e Dendias, suo omologo greco, si è affermato come questo accordo abbia effettivamente annullato quello tra Turchia e Libia del 27 novembre 2019, considerato nullo e illegale dai governi ellenico ed egiziano. Dendias ha commentato: “È un accordo tra due paesi vicini amichevoli che rispettano la loro storia. L’accordo con l’Egitto è nel quadro del diritto internazionale e del diritto del mare. Rispetta anche le relazioni di buon vicinato. È l’esatto contrario del memorandum d’intesa illegale, vuoto e legalmente infondato firmato tra la Turchia e Tripoli. A seguito della firma di questo accordo, l’inesistente memorandum turco-libico è finito al posto in cui apparteneva fin dall’inizio: nella pattumiera”.

L’accordo di demarcazione marittima consentirà a entrambi i paesi di massimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili nella ZEE e arriva nel bel mezzo delle tensioni nella regione che hanno portato Turchia, Grecia e Cipro ad uno stallo diplomatico, a quasi due mesi dalla firma dell’accodo tra Grecia e Italia sulle zone marittime nel Mar Ionio.

Dendias ha anche aggiunto che “le relazioni tra Atene e il Cairo sono state fondamentali per mantenere la sicurezza e la stabilità nella regione del Mediterraneo orientale e per contrastare le minacce causate da politiche irresponsabili che supportano l’estremismo e il terrore”. Un chiaro riferimento al decisivo sostegno militare fornito da Ankara al governo di Tripoli guidato da Fayez al-Serraj, in lotta contro quello di Tobruk (non riconosciuto dall’ONU) che ha nel generale Khalifa Haftar il suo “uomo forte” e gode dell’appoggio di importanti paesi, fra i quali l’Egitto.

Nella mappa sono evidenziate le ZEE delimitate dall'accordo sottoscritto da Turchia e Libia nel novembre 2019. (Immagine da: Anadolu Agency)
Nella mappa sono evidenziate le ZEE delimitate dall’accordo sottoscritto da Turchia e Libia nel novembre 2019. (Immagine da: Anadolu Agency)
La denuncia di Ankara

La reazione della Turchia al suddetto accordo è stata di denuncia e attacco. Infatti, il ministero degli Esteri turco ha riferito, come riportato dall’agenzia di stampa locale Anadolu, che Grecia ed Egitto non avrebbero confini marittimi comuni e per questo motivo l’accordo sarebbe da considerarsi nullo. L’area di riferimento si troverebbe sulla piattaforma continentale della Turchia; inoltre, Ankara ha osservato che l’Egitto aveva abbandonato 11.500 chilometri quadrati (3.352miglia nautiche quadrate) della sua piattaforma continentale attraverso un accordo sottoscritto con l’amministrazione greco-cipriota nel 2003, e ora starebbe perdendo ulteriormente la sua giurisdizione marittima con questo accordo, usurpando anche i diritti della Libia.

Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha dichiarato, tramite il suo account Twitter: “L’accordo Grecia-Egitto è nullo. Continueremo a difendere con determinazione i diritti della Turchia e turco-ciprioti, sia al tavolo che sul campo”.

È stato proprio l’accordo del 6 agosto a riaccendere le tensioni, infatti il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha affermato: “La cancelliera tedesca Angela Merkel mi aveva chiesto di fermare le trivellazioni. Avevamo deciso di sospenderle perché loro avevano fiducia nella Grecia e in altri attori regionali, ma non ci siamo mai fidati davvero e avevamo ragione. Abbiamo ripreso immediatamente le trivellazioni “.

Oruc Reis nel Mediterraneo Orientale

Nei giorni scorsi, subito dopo la sigla dell’accordo greco-egiziano, la Turchia ha emesso un avviso Navtex (acronimo di NAVigational TEXt Messages, usato per avvisi e bollettini di navigazione e meteorologici e per trasmettere informazioni urgenti sulla sicurezza alle navi) per annunciare che la sua nave per le esplorazioni energetiche Oruc Reis si trovava nei pressi dell’isola di Kastellorizo. Un avviso, con validità dal 10 agosto, che permetterà un lavoro costante e il raggiungimento dell’indipendenza energetica della Turchia. Oruc Reis continuerà poi le sue attività nel Mediterraneo orientale con le navi Cengiz Han e Ataman fino al 23 agosto.

Inoltre, secondo quanto riferito dal ministro Cavusoglu, la Turchia, entro la fine di agosto, rilascerà nuove licenze per esplorazioni sismiche che interesseranno la parte occidentale della piattaforma continentale turca, ovvero proprio quella contesa con la Grecia.

Questo susseguirsi di eventi ha indotto il governo ellenico a considerare le mosse turche come un fattore di destabilizzazione e minaccia per la pace nell’area.

La nave turca Oruc Reis. (Foto da: Anadolu Agency)

UE riunione emergenza Turchia

UE riunione emergenza Turchia

UE riunione emergenza Turchia

UE riunione emergenza Turchia
La nave turca Oruc Reis. (Foto da: Anadolu Agency)
Gli interessi energetici della regione

Il Mediterraneo orientale è un focolaio di tensioni, in cui i paesi dell’area vogliono imporre il proprio dominio in campo energetico.

L’accordo del 6 agosto ha confermato la volontà dell’Egitto di diventare un hub energetico regionale, già mostrata con la partecipazione all’Eastern Mediterranean Gas Forum (EMGF), ovvero il gruppo di lavoro creato il 14 gennaio 2019 per il coordinamento delle politiche energetiche nel Mediterraneo orientale con Grecia, Cipro, Israele, Italia e Giordania.

Rimane in ballo la realizzazione di EastMed, componente fondamentale della cooperazione tra Israele, Grecia e Cipro, in particolar modo per il contributo che il gasdotto apporterebbe alla sicurezza regionale, come ricordato anche nel bilaterale tra Grecia e Israele svoltosi lo scorso giugno.

Infine, l’ambizione della Turchia di diventare un attore globale nelle attività di estrazione di petrolio e gas diventa sempre più esplicita, con il supporto alla Libia di al-Serraj e le tensioni con la Grecia. Facendo riferimento a quest’ultime, il presidente turco ha dichiarato: “Siamo sempre pronti a risolvere i conflitti sulla base del dialogo e di principi equi. La Turchia continuerà a portare avanti i suoi piani in ambito diplomatico finché non preverrà il buon senso in merito alla questione del Mediterraneo orientale.” Quindi ha aggiunto: “In nessun modo la Turchia consentirà iniziative tese a imprigionare il paese sulle sue coste”.

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