Rosoboronexport “annuncia” la vendita del secondo lotto di S-400 alla Turchia

Ago 24 2020
a cura di Angelo Pinti
Il capo dell’agenzia russa per l’export militare anticipa alla stampa il probabile esito della trattativa riguardante la fornitura di un nuovo set reggimentale di sistemi di difesa aerea al paese anatolico. Uno sviluppo che confermerebbe il disallineamento di Ankara rispetto agli alleati della NATO, nonostante l’esclusione dal programma F-35 e la minaccia di nuove sanzioni da parte degli USA.
Un veicolo lanciatore e altre parti del sistema di difesa aerea S-400 vengono scaricati da un aereo da trasporto russo all’aeroporto militare Murted di Ankara, in Turchia, il 12 luglio 2019. (Ministero della Difesa turco)
Un veicolo lanciatore e altre parti del sistema di difesa aerea S-400 vengono scaricati da un aereo da trasporto russo all’aeroporto militare Murted di Ankara, in Turchia, il 12 luglio 2019. (Ministero della Difesa turco)

Le forze armate turche avrebbero firmato il contratto per il secondo lotto di sistemi di difesa aerea S-400 Triumf (SA-21 Growler nella denominazione NATO) di produzione russa, la cui consegna dovrebbe avvenire nel 2021 in base agli accordi conclusi nei mesi scorsi da Ankara e Mosca. La notizia, riportata dall’agenzia di stampa Tass, è stata riferita alla stampa locale il 23 agosto, a margine del forum Army-2020, da Alexander Mikheyev, amministratore delegato di Rosoboronexport, l’agenzia statale russa che si occupa di tutto l’export militare e dual-use. L’affermazione di Mikheyev non è stata corroborata da un annuncio ufficiale dei due governi, ma è molto credibile se consideriamo la posizione di chi l’ha pronunciata. Da parte sua, il ministro russo per l’Industria e il Commercio, Denis Manturov, ha dichiarato nella stessa giornata che l’industria del suo paese è pronta a produrre e fornire alla Turchia un lotto aggiuntivo di sistemi di difesa aerea S-400 entro i tempi stabiliti dal contratto, qualora quest’ultimo venisse firmato. Un’asserzione che smentisce l’avvenuta firma del contratto, ma che conferma tra le righe come l’accordo sia molto vicino. Ricordiamo che le consegne del primo set reggimentale (due batterie) di S-400 alla Turchia ha avuto luogo fra luglio e settembre del 2019, sulla base di un contratto da 2,5 miliardi di dollari annunciato nel settembre 2017 che prevede anche un parziale trasferimento della tecnologia di produzione alla Turchia.

Washington valuta l’adozione contro la Turchia di misure basate sul CAATSA

In questo modo, quello anatolico è diventato il primo paese membro della NATO ad acquistare un sistema d’arma maggiore dalla Russia, creando una frattura con gli alleati e in particolare con gli Stati Uniti, i quali ritengono che l’operazione rappresenti una minaccia anche per la propria sicurezza nazionale. Nonostante le pressanti richieste di Washington di rinunciare all’acquisizione degli S-400, Ankara ha tirato dritto per la propria strada, subendo l’esclusione dal programma F-35, nell’ambito del quale avrebbe acquistato un centinaio di aerei e beneficiato di ritorni industriali stimati in 12 miliardi di dollari attraverso la produzione su licenza di determinate componenti del caccia di quinta generazione. A partire dal 2018, gli Stati Uniti hanno adottato anche altre misure per spingere il governo turco ad annullare l’acquisto degli S-400, e presto potrebbero vararne di ulteriori, come ha dichiarato lo scorso mese di luglio il segretario di Stato Michael Pompeo. Quest’ultimo ha precisato che l’obiettivo finale di Washington non è punire la Turchia, bensì assicurarsi che agisca in modo coerente con la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e quella della NATO. Le nuove sanzioni potrebbero essere adottate sulla base di una nuova legislazione che consentirebbe di applicare anche al caso dell’acquisizione degli S-400 da parte di Ankara le misure previste dal CAATSA (Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act).

Il sistema S-400 può  colpire minacce aeree fino a una distanza di 400 km.
Il sistema S-400 può colpire minacce aeree fino a una distanza di 400 km.
Intanto Ankara testa i radar degli S-400 “contro” i suoi caccia di produzione statunitense e gli F-35 ed F-22 dell’USAF

In attesa di sviluppi riguardo al secondo ordinativo di Triumf e alle sanzioni americane, presso la base aerea di Myurt, nella regione di Ankara, l’Esercito turco sta svolgendo nuovi test con i sistemi già ricevuti nell’estate 2019. Durante queste attività, che sono incominciate il 4 luglio e dovrebbero proseguire fino al 26 novembre, sono già stati messi alla prova i radar di cui si avvale il sistema S-400, in particolare il 91N6E di sorveglianza e acquisizione e il 96L6E di ricerca e acquisizione, quest’ultimo montato su un mast 40V6M per meglio rilevare le minacce volanti a bassa quota senza risentire del “clutter” (disturbo radar) rilevabile a terra. I sensori sono stati testati “contro” F-16 ed F-4E di produzione statunitense in servizio con l’Aeronautica turca, ma anche, secondo varie fonti (i siti specializzati Fighter Jets World e Bulgarian Military, nonché la news agency AviaPro) con gli F-35 e gli F-22 dell’US Air Force in transito verso il Medio Oriente lungo una rotta passante a 170-200 km dalla base turca di Myurt. I primi test di rilevamento e tracciamento degli F-16 con i radar dell’S-400 sarebbero avvenuti già nel novembre del 2019: lo ha confermato, a metà luglio, l’agenzia di stampa russa TASS citando una fonte vicina all’industria militare turca.

Un momento dei test in corso con gli S-400  presso la base turca di  Myurt, nei pressi di Ankara. I circoletti rossi evidenziano un aereo (F-16 o F-4E) e due sensori appartenenti al sistema di difesa aerea russo: a destra si nota il radar di ricerca e acquisizione 96L6E, montato su  mast.

Rosoboronexport S-400 Turchia

Rosoboronexport S-400 Turchia

Rosoboronexport S-400 Turchia

Rosoboronexport S-400 Turchia
Un momento dei test in corso con gli S-400 presso la base turca di Myurt, nei pressi di Ankara. I circoletti rossi evidenziano un aereo (F-16 o F-4E) e due sensori appartenenti al sistema di difesa aerea russo: a destra si nota il radar di ricerca e acquisizione 96L6E, montato su mast.
L’India preme per avere tutti i suoi S-400 prima del 2025

La Turchia non è l’unico paese ad aver ignorato le pressioni di Washington per annullare l’acquisizione degli S-400 russi. L’altro è l’India, che nell’ottobre del 2018 ha firmato con Mosca un contratto da 5,5 miliardi di dollari per la fornitura di 5 set reggimentali del sistema di difesa aerea. Anche a Nuova Delhi sono state prospettate conseguenze negative sulla futura cooperazione militare con gli Stati Uniti e persino sanzioni, ma la risposta è stata che nessun paese straniero può interferire con le decisioni del governo indiano riguardo alle acquisizioni di sistemi militari. Inoltre, l’esecutivo guidato da Narendra Modi ha chiesto recentemente alla controparte russa di accelerare la consegna degli S-400, richiesta che verrà accolta nei limiti del possibile. Il 23 agosto, infatti, Maria Vorobyova, rappresentante ufficiale del Servizio federale per la cooperazione tecnico-militare (FSMTC) della Russia, ha confermato all’agenzia Interfax che il primo reggimento di S-400 destinato all’India sarà consegnato entro la fine del 2021, come da accordi originari, essendo tecnicamente impossibile anticipare la fornitura, mentre per quanto riguarda la consegna degli altri quattro complessi missilistici, che dovrebbe completarsi nella prima metà del 2025, è pronta a discutere un adeguamento dei tempi previsti dal contratto firmato nel 2018. Nel frattempo l’ambasciatore indiano in Russia, Venkatesh Varma, ha riferito all’agenzia di stampa Sputnik che la pandemia di Coronavirus non influirà sulla fornitura degli S-400 a Nuova Delhi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *