Siglato l’accordo che porterà alla creazione di un centro di coordinamento tripartito e alla concessione ad Ankara dell’utilizzo del porto di Misurata come base navale militare. Intanto il generale Haftar annuncia l’apertura dei porti e dei pozzi petroliferi, come richiesto anche dal ministro degli Esteri tedesco.
Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, il suo omologo qatariota, Khalid bin Mohammad al Attiyah, e il viceministro degli Esteri del Governo di Accordo Nazionale (GAN) libico, Salah Al Din al Namroush, hanno firmato il 17 agosto un accordo per la creazione di un coordinamento militare trilaterale a Misurata. La presenza a Tripoli dei rappresentanti di Qatar e Turchia è coincisa con quella del ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas.
Cosa prevede l’accordo
La nuova intesa prevede la creazione di un base navale nella città portuale libica di Misurata, a circa 200 km a est della capitale, l’invio da parte del Qatar di consiglieri militari per l’addestramento delle forze libiche e la formazione di quest’ultime in istituti militari turchi e qatarioti. In particolare, secondo quanto riferito da fonti della “218TV”, il porto di Misurata sarebbe stato concesso alla Turchia per un periodo di 99 anni come base per le navi militari che operano nel Mediterraneo Orientale; inoltre, lo scalo è stato designato come sede di un centro di coordinamento tripartito (libico, turco e qatariota) nel quale si riuniranno, ogni mese, i capi di Stato maggiore dei tre paesi. Da parte sua, il Qatar si occuperà della ricostruzione delle strutture militari di Tripoli distrutti dalla guerra ancora in corso.
I ministri della Turchia e del Qatar continuano a professare il loro sostegno a una soluzione politica del conflitto libico e al governo legittimo guidato da Fayez al Serraj. “La Libia appartiene al popolo libico”, ha dichiarato Akar, il quale ha aggiunto che il recente accordo firmato da Grecia ed Egitto è contrario agli interessi dei popoli dei due paesi, e ha chiesto che venga usato da tutte le parti il “buon senso”. “Crediamo che otterremo il risultato desiderato sostenendo i nostri fratelli libici nella loro giusta causa”, ha ribadito il ministro turco: parole dalle quali si evince come la Turchia sia intenzionata a rafforzare sempre più la propria presenza in Libia e le relazioni con il paese nordafricano.
La visita del ministro tedesco
“L’istituzione di una zona smilitarizzata intorno a Sirte è la chiave per raggiungere la pace”: così ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas durante la sua visita di stato in Libia il 17 agosto, durante la quale si è fatto portavoce dei risultati sanciti dalla Conferenza di Berlino del 19 gennaio 2020. I colloqui con al-Serraj, l’uomo alla guida del GAN, si sono incentrati sulla necessità di riaprire i porti e i pozzi petroliferi per dare un impulso alla ripartenza economica e alla ricostruzione della Libia sulla base di una soluzione politica, invitando tutte le parti a trovare un compromesso e ad attuare un’equa ripartizione delle risorse petrolifere.
L’effettiva riapertura è stata infine annunciata dal generale Khalifa Haftar, “uomo forte” del governo di Tobruk il 19 agosto.
Haas ha inoltre affermato come la Libia stia attraversando un periodo di “calma ingannevole” da quando la situazione dei combattimenti a Sirte è entrata in stallo. Per questo motivo, le proposte della Conferenza di Berlino devono essere approvate dal governo libico riconosciuto dall’ONU, evitando che la situazione si trasformi in una guerra aperta a causa anche dell’intervento militare dei paesi che appoggiano le due parti libiche contrapposte, appunto il GNA e il governo di Tobruk che ha nel Libyan National Army (LNA) del generale Haftar il suo braccio armato. Dal canto suo, il primo ministro libico ha invece parlato della missione “Irini” lanciata dall’Unione Europea, accusandola di ostacolare l’impegno del GNA per respingere l’aggressione di Haftar e impedire il ponte aereo che rifornisce di armi e mercenari le milizie del generale.
L’opposizione del Libyan National Army
La risposta alla proposta del ministro tedesco Maas è arrivata da Ahmed al Mismari, portavoce del LNA: “L’aerea che dovrebbe essere smilitarizzata in Libia è quella di Tripoli e non di Sirte”. Sirte, infatti, si trova sulla linea del fonte del conflitto fra le milizie del Governo di Accordo Mazionale di al-Serraj e le forze di Haftar.
Al Mismari ha anche commentato l’accordo tripartito raggiunto da Turchia, Qatar e GNA, sostenendo che esso celi due obiettivi, ovvero il tentativo di Ankara di portare la battaglia dal Mediterraneo orientale sui territori libici, e la volontà di portare una tregua a Tripoli fra le milizie in conflitto. Al Mismari si è poi scagliato contro il paese anatolico: “La Turchia ha rafforzato la sua presenza nella regione occidentale, in particolare Tripoli e Misurata, e recentemente ha trasferito due sistemi di difesa aerea alla base di Al Watiyah, inviando da 50 a 60 veicoli militari nelle vicinanze della base. I cargo turchi stanno ancora trasportando mercenari ed estremisti siriani da Gaziantep a Misurata”
La riapertura dei porti e dei giacimenti petroliferi
Come già detto sopra, Haftar ha annunciato il 19 agosto la riapertura dei porti e dei giacimenti petroliferi. Alla decisione si è giunti dopo incontri e trattative. Il giorno prima, infatti, il Libyan National Army aveva comunicato che il generale della Cirenaica aveva ricevuto in mattinata, vicino a Bengasi, il capo dei servizi segreti militari egiziani, il generale Khaled Megawer. Quest’ultimo sarebbe stato latore di un messaggio del presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi relativo alla richiesta, avanzata dalla comunità internazionale e dagli Stati Uniti, di riprendere la produzione di greggio in Libia.
Sempre il 18 agosto, come riportato dal sito libico “Al Wasat”, il generale Naji al Maghribi, comandante della Guardia delle strutture petrolifere del LNA, aveva preannunciato lo sblocco della situazione: “Al fine di alleviare le sofferenze dei cittadini in tutti gli aspetti della vita e preservare le infrastrutture e le installazioni petrolifere esistenti, comprese le attrezzature di perforazione, non ci sono obiezioni all’apertura dei porti petroliferi, in modo da poter disporre del greggio immagazzinato e del petrolio, nonché del gas necessario per far funzionare le centrali elettriche. Non ci sono obiezioni all’apertura dei porti e delle installazioni petrolifere, sulla base di una decisione del maresciallo Khalifa Hafta seguita a un incontro con il membro del Consiglio di amministrazione della National Oil Corporation (NOC), Jadallah al Awkali, e il presidente della Arab Gulf Oil Company, Mohamed bin Shatwan.”