Il gasdotto estensione del TurkStream porterà il gas russo in Bulgaria, Serbia e Ungheria, bypassando l’Ucraina. Quest’ultima lamenta le perdite che potrebbe subire a causa del minor transito di risorse energetiche attraverso i suoi territori.
Il ministero degli Esteri russo ha annunciato che il Balkan Stream, estensione del TurkStream, sarà pronto entro il 1° gennaio 2021, nonostante i due mesi di ritardo dei lavori a causa della diffusione del Coronavirus. “La costruzione del secondo ramo del TurkStream sul territorio della Bulgaria sta procedendo come previsto e, secondo i partner, sarà completato entro il 1° gennaio 2021. Il primo ministro bulgaro Boyko Borisov tiene sotto controllo personale i progressi del progetto, ispezionando regolarmente i cantieri”. Così ha dichiarato il 23 luglio Juri Pilipson, direttore del dipartimento per gli affari europei del ministero degli Esteri russo. Lo stesso Borisov, infatti, aveva effettuato lo scorso 1° giugno una visita ai cantieri del gasdotto sul territorio nazionale insieme al presidente della Serbia, Aleksandar Vucic. La condotta sarà lunga 474 chilometri e fornirà gas russo dal TurkStream, attraverso la Turchia, alla Bulgaria, alla Serbia e all’Ungheria, e una volta completato e operativo dovrebbe essere in grado di fornire circa 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
La dipendenza energetica bulgara dalla Russia
“Questo gasdotto può trasportare sia il gas russo che quello azero. Questo permette la diversificazione del gas non solo per la Bulgaria, ma anche per la Serbia e la regione”, ha riferito Borisov.
La Bulgaria, infatti, è quasi completamente dipendente dalla Russia per il suo consumo di gas, tanto che, nel gennaio 2020, il ministro dell’Energia bulgaro Temenuzhka Petkova aveva dichiarato di voler sostituire il gas importato dalla Russia con quello proveniente dall’Azerbaigian e con gas naturale liquefatto (GNL).
Ciò nonostante, secondo quanto riferito da Pilipson, il paese non potrà slegarsi totalmente dalle importazioni di gas russe senza incorrere in conseguenze giuridiche ed economiche, a causa del contratto sottoscritto fra le società Gazprom Export e Bulgargaz in vigore fino al 2025.
L’accordo fra le società energetiche
La società bulgara Bulgargaz e la russa Gazprom hanno concordato con il governo bulgaro di iniziare una fornitura di gas russo direttamente dal gasdotto TurkStream anziché attraverso la Romania a partire dal 1° gennaio 2020, con un risparmio annuo di circa 45 milioni di dollari. L’accordo ha previsto il passaggio dalla ricezione del gas dal punto Negru Voda, in Romania, alla stazione di compressione situata a Strandzha, in Bulgaria, dove il carburante arriva direttamente dalla Turchia. La società bulgara aveva avviato i negoziati con Gazprom Export già nel giugno del 2019, e il capo di Bulgargaz aveva commentato che si trattava di un trasferimento della rotta del gas dovuto a ragioni “puramente economiche”.
La reazione dell’Ucraina
In seguito al lancio del TurkStream nel gennaio 2020, il gestore del sistema di trasmissione del gas in Ucraina (Gas Transmission System Operator of Ukraine – GTS) aveva evidenziato come il declino del transito di gas in Ucraina nei primi mesi del 2020 fosse legato proprio all’apertura del gasdotto: in particolare, le perdite tra gennaio e giugno di quest’anno sarebbero pari a 24,9 miliardi di metri cubi, ovvero il 45% rispetto all’anno precedente.
Serhiy Makogon, direttore del GTS, ha detto che non appena il Balkan Stream sarà operativo, nel 2021, l’Ucraina potrebbe subire un’ulteriore perdita di 15 milioni di metri cubi di gas all’anno, perché in questo modo l’Ungheria potrà ricevere la fornitura di gas anche attraverso il TurkStream.