L’amministrazione Trump ha deciso di ricorrere alle “maniere forti” contro le aziende che contribuiscono alla realizzazione delle pipeline che porteranno il gas russo ai paesi europei, in primis la Germania, minacciando gli interessi e la sicurezza nazionali degli Stati Uniti.
Videoconferenze “one to one” con gli appaltatori europei del progetto Nord Stream 2, in fase di completamento, per informarli delle gravi conseguenze a cui andranno incontro se continueranno a lavorare al progetto e indurli, così, ad abbandonarlo. Gli Stati Uniti starebbero ricorrendo anche a questi mezzi per impedire il completamento del gasdotto in via di realizzazione nel Mar Baltico che porterà il gas russo ad altri paesi europei, in primis la Germania. A riferirlo sono fonti riportate dal quotidiano tedesco “Die Welt” questa mattina (27 luglio), secondo cui un certo numero di società tedesche ed europee avrebbero dovuto sostenere colloqui “intimidatori” con dodici funzionari statunitensi dei Dipartimenti di Stato, del Tesoro e dell’Energia.
Le minacce di ritorsione di Washington
La notizia è in linea con le parole pronunciate dal segretario di Stato Mike Pompeo il 15 luglio: “Get out now or risk the consequences”, ovvero “Esci adesso o rischia le conseguenze”. Un’espressione quanto mai chiara: gli Stati Uniti hanno deciso di applicare un regime sanzionatorio più aspro nei confronti delle compagnie energetiche convolte nella realizzazione delle pipeline russe verso Europa e Turchia, intensificando così le pressioni sugli alleati che prendono parte a progetti dai quali, secondo la valutazione di Washington, soltanto la Russia ricaverà benefici.
“Le aziende che aiutano e favoriscono i progetti di influenza maligna della Russia non saranno tollerate”, ha dichiarato Pompeo. I progetti di gasdotti sono “gli strumenti chiave del Cremlino per sfruttare ed espandere la dipendenza dell’Europa dall’energia russa”, oltre che un mezzo per danneggiare la sicurezza transatlantica, ha aggiunto l’alto funzionario.
Pochi giorni dopo, in sede di esame del National Defense Authorization Act, ovvero la legge che autorizza il budget di spesa del Pentagono, la Camera dei rappresentanti del Congresso USA ha approvato una risoluzione per espandere e inasprire il regime sanzionatorio contro le società che contribuiscono alla realizzazione dei gasdotti russi.
Il Cremlino: “Le pressioni di Washington un esempio di concorrenza sleale”
Il progetto Nord Stream 2 (da 11 miliardi di dollari) che unirà la Russia alla Germania è finanziato da diverse società, tra cui Royal Dutch Shell Plc, le tedesche Uniper SE e Wintershall AG, e la francese Engie SA, mentre la svizzera Allseas Group SA sta contribuendo a espandere il collegamento Turk Stream.
Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha definito le ultime azioni degli Stati Uniti un duro tentativo di esercitare pressioni sugli affari europei. “È un tentativo di costringere gli europei ad acquistare gas più costoso”, ha detto Peskov ai giornalisti il 16 luglio, aggiungendo che il Cremlino lo giudica un esempio di concorrenza sleale.
Le sanzioni previste
L’amministrazione Trump ha aggiornato la sua guida per le aziende che cercano di rispettare il Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (CAATSA), la legge che mira a limitare gli affari con la Russia, ampliando il campo di applicazione delle sanzioni.
Il presidente degli Stati Uniti aveva già firmato, nell’ambito del National Defense Authorization Act 2020 entrato in vigore nel dicembre 2019, un provvedimento ad hoc per fermare il progetto Nord Stream 2 e che aveva costretto la svizzera Allseas ad abbandonare il progetto a soli 160 chilometri dal punto del suo completamento. Mentre però quelle sanzioni si concentravano per lo più sull’assistenza tecnica, il CAATSA prevede misure severe che possono includere il blocco dell’accesso al sistema finanziario americano.
Un Trump riluttante aveva firmato tale atto già nel 2017, ma l’allora segretario di Stato, Rex Tillerson, aveva esonerato Nord Stream 2 e TurkStream dalle sanzioni sulla base del fatto che i lavori compiuti nell’ambito dei due progetti erano iniziati prima dell’entrata in vigore della legge.
La Sezione 232 del CAATSA
Il nuovo segretario di Stato, Mike Pompeo, ha però annunciato la revoca delle suddette esenzioni e l’aggiornamento della Sezione 232 del CAATSA che consente l’imposizione di sanzioni allo scopo di affrontare alcune minacce alla sicurezza nazionale e agli interessi di politica estera degli Stati Uniti. In particolare, nella Sezione 232 si afferma: “Se completati, questi progetti (Nord Stream 2 e Turkstream) minerebbero la sicurezza europea e rafforzerebbero la capacità della Russia di utilizzare le sue risorse energetiche per condizionare i nostri partner e alleati europei. I progetti ostacolerebbero il processo di diversificazione energetica europea”, aggiunge il testo. “Al momento, il Dipartimento di Stato non impone sanzioni ai sensi della Sezione 232 del CAATSA; tuttavia, se stabiliremo che l’imposizione di sanzioni sia appropriata, non esiteremo a farlo. Incoraggiamo le aziende a rivalutare la loro partecipazione ai gasdotti russi di esportazione di energia soggetti alla Sezione 232 e ad adottare le misure appropriate per mitigare la loro esposizione alle sanzioni, in conformità con questa guida aggiornata. Continueremo inoltre a coordinarci con alleati e partner per evitare di danneggiare la loro sicurezza energetica o mettere in pericolo la salute e la sicurezza pubblica.”
Il futuro dei gasdotti
La minaccia di inasprimento delle sanzioni da parte degli Stati Uniti era già stata preannunciata nei mesi scorsi, ma a metà giugno Nikolaj Kobrinets, direttore del Dipartimento di cooperazione paneuropea del ministero degli Esteri russo, aveva dichiarato che il Nord Stream 2 sarebbe stato completato nonostante le difficoltà, aggiungendo: “l’Europa occidentale, soprattutto la Germania, è interessata al secondo ramo del gasdotto, e questo è un interesse economico evidente. Gli europei sono persone non meno pragmatiche degli statunitensi, e spero che non permettano di farsi propinare il costoso gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti per sostituire il gasdotto proveniente dalla Russia”
Il Nord Stream 2, che si estende per 1.230 km dalla Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico, dovrebbe essere operativo già nei prossimi mesi.
Nel frattempo, TurkStream, che è stato inaugurato a gennaio, sta già fornendo gas alla Turchia e all’Europa sudorientale attraverso due gasdotti paralleli, correndo per 930 km attraverso il Mar Nero. Una prima stringa fornirà gas alla Turchia e l’altra raggiungerà il confine turco-europeo per trasportarlo in Bulgaria, Serbia e Ungheria, per un totale di 31,5 miliardi di metri cubi di gas naturale russo forniti ogni anno, con la Turchia e l’Europa a riceverne metà ciascuna.
La reazione europea
Dunque, l’amministrazione Trump fa pressioni sull’Europa affinché abbandoni il progetto dei gasdotti, ritenendo che questi assoggetteranno il Vecchio Continente a una maggiore influenza da parte di Mosca, la quale potrebbe utilizzare le sue esportazioni di energia come una leva politica. Ma l’azione di contrasto messa in campo da Washington negli ultimi mesi ha provocato indignazione in molti suoi destinatari, in particolare il governo tedesco, e le dichiarazioni di Pompeo del 15 luglio non fanno che aumentare l’attrito fra gli Stati Uniti e Berlino, secondo cui la minaccia di sanzioni contro le sue società equivale a un’interferenza negli affari interni tedeschi.
“La Germania respinge le sanzioni unilaterali. Come vediamo, sia il governo tedesco che numerose aziende rifiutano all’unanimità le sanzioni imposte da Washington che violano l’indipendenza energetica dell’Europa”. Così ha riferito il 27 luglio, all’agenzia di stampa “Ria Novosti”, l’ambasciatore russo in Germania, Sergej Nechaev, il quale ha inoltre ricordato come il Nord Stream 2 sia un progetto di grande valore economico e internazionale, “non solo per Russia e Germania”, per il quale “sono stati fatti ingenti investimenti”.
Il progetto di Gazprom, a cui partecipano circa 120 aziende provenienti da 12 paesi, aveva creato divisioni all’interno della stessa Europa, in particolare la Polonia e i Paesi Baltici che temono la morsa russa, nonché l’Ucraina, preoccupata di perdere i diritti di transito del gas russo che arriva in Europa attraverso la pipeline passante sul suo territorio. La Danimarca invece, che in un primo momento aveva espresso preoccupazioni di natura ambientale, ha successivamente dato il suo assenso all’impiego delle speciali navi russe posatubi che sostituiranno quelle di Allseas nelle acque territoriali danesi.