Con il nuovo documento, finalmente giunto in Parlamento, saranno richieste le autorizzazioni per le nuove missioni nel Sahel e nel Golfo di Guinea, nonché la partecipazione a Irini nelle acque prospicienti la Libia. Confermati tutti gli impegni del 2019 e potenziato il contingente in Iraq.
Le Camere hanno finalmente ricevuto il testo, che Laran ha potuto visionare, delle deliberazioni sulle missioni internazionali, sul quale il Parlamento è adesso chiamato a procedere con le autorizzazioni. Si tratta di un passaggio che non può essere ulteriormente rinviato (si veda il nostro articolo sul ritardo nella presentazione), anche in considerazione del fatto che la precedente deliberazione autorizzava le missioni in corso fino al 31 dicembre 2019 e, pertanto, tali missioni si stanno attualmente svolgendo senza aver ricevuto la necessaria proroga.
Irini
Con il nuovo atto parlamentare, inoltre, sarà finalmente possibile avviare le nuove operazioni già pianificate dall’esecutivo, a partire dalla partecipazione all’operazione navale dell’Unione Europea EUNAVFOR MED “Irini”, per l’attivazione della quale il Governo ha insistito molto con i partner europei e che vede al comando un italiano, l’ammiraglio Fabio Agostini, con quartier generale proprio a Roma, presso il Comando Operativo Interforze, ma che, proprio a causa della mancanza dell’autorizzazione parlamentare, è stata avviata, il 4 maggio, senza il dispiegamento di asset italiani, bensì con la sola fregata francese Jean Bart e un aereo da pattugliamento marittimo SW3 Merlin III del Lussemburgo, ai quali si sono successivamente aggiunti un aereo da pattugliamento An-28B1R polacco e la fregata greca Spetsai.
Lo scopo primario dell’operazione Irini è il contrasto all’esportazione illecita di petrolio dalla Libia e al traffico di armi, in conformità all’embargo deciso dalle Nazioni Unite. Riguardo ai propri obiettivi, dunque, la missione europea appare quantomeno tardiva, visto il massiccio afflusso di armamenti di ogni tipo che si è registrato negli ultimi anni a favore di entrambi i contendenti del conflitto libico, ma offre comunque un margine di manovra in più per l’UE e per l’Italia, consentendo quantomeno di mantenere una presenza costante in acque strategiche per i nostri interessi nazionali.
Task Force Takuba
La principale novità della deliberazione riguarda però l’invio nel Sahel di un contingente composto da un massimo di 200 soldati (presenza media prevista 87 unità), 20 mezzi terrestri e 8 velivoli. I militari italiani saranno inquadrati nella Task Force Takuba, una forza multinazionale impegnata a fornire alle forze armate e alle forze speciali locali addestramento, consulenza e assistenza diretta nella lotta contro gruppi jihadisti.
Takuba è attiva nel quadro della Coalizione per il Sahel, che riunisce sotto un unico comando congiunto la francese Opération Barkhane e la FC-G5S (Force Conjointe du G5 Sahel) a cui partecipano Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad.
Il contingente italiano, che avrà anche il compito di tutelare gli interessi nazionali nella regione, avrà sede in Mali (ad Ansongo), potrà operare in Mali, Niger e Burkina Faso ed è previsto che possa essere integrato da unità di forze speciali.
MISIN
Gli asset italiani schierati nell’ambito della Task Force Takuba potranno altresì essere impiegati in supporto di altre missioni, ONU o UE e bilaterali alle quali l’Italia già partecipa nella regione, prima fra tutte MISIN, la missione bilaterale di supporto alla Repubblica del Niger finalizzata a supportare l’apparato militare nigerino, concorrere alle attività di sorveglianza delle frontiere e rafforzare le capacità di controllo del territorio dei paesi del G5 Sahel. Riguardo a quest’ultima, è confermato anche per il 2020 il dispiegamento di un massimo di 290 militari, 160 mezzi terrestri e 5 velivoli.
La partecipazione italiana alla Task Force Takuba giunge dopo un’azione di pressing da parte della Francia che risale almeno allo scorso gennaio ed è da inquadrare nell’ottica di una nuova cooperazione tra i due paesi che riguarda anche la Libia dove, sia Parigi (che sempre sostenuto il generale Haftar), sia Roma (che purtroppo si è abbandonata a una improbabile neutralità, quando era più che evidente l’esigenza di sostenere fattivamente il legittimo Governo di Accordo Nazionale, vista la presenza di massicci interessi italiani in Tripolitania) si sono trovate del tutto marginalizzate a causa dell’irruente ingresso in scena di Turchia e Russia. In ogni caso, una ritrovata vicinanza tra Italia e Francia è auspicabile anche nell’ottica della partita europea relativa al Recovery Fund.
Golfo di Guinea
Un’altra novità importante è la missione aeronavale nel Golfo di Guinea, che vedrà due navi e due aerei italiani e fino a 400 militari impegnati in attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nelle acque prospicienti la Nigeria. Questa nuova missione avrà come scopi principali il contrasto alla pirateria, il supporto al naviglio mercantile nazionale e la protezione degli asset estrattivi dell’ENI.
Fianco Sud della NATO
In ambito NATO, saranno assegnate 6 unità di personale all’iniziativa denominata Implementation of the Enhancement of the Framework for the South, che conduce attività di addestramento, consulenza, mentoring e supporto allo sviluppo delle capacità di difesa e sicurezza a favore dei paesi partner nel fianco sud dell’Alleanza. Attualmente i Mobile Training Team attivati nell’ambito di questa iniziativa sono attivi in Algeria, Tunisia, Marocco, Mauritania, Emirati Arabi Uniti e Qatar.
L’Iraq e le altre missioni
Tutte le missioni già in corso nel 2019 sono confermate. Il contingente della missione Prima Parthica in Iraq vedrà un potenziamento, passando da 900 a 1.100 unità e sarà avviata una partecipazione, con l’invio di 2 unità, alla missione di consulenza europea EUAM Iraq.
Sarà, inoltre, schierata in Kuwait una batteria di sistemi antiaerei e antimissile SAMP-T, allo scopo di proteggere gli asset italiani in caso di evoluzione conflittuale dello senario geo-politico nell’area.
La presenza italiana in Afghanistan non è stata per il momento rimodulata, confermando una forza massima di 800 unità anche per il 2020.