L’Aeronautica degli Stati Uniti sta mettendo a punto un innovativo concetto di formazione per piloti e operatori dei sensori di velivoli “unmanned” che punta sulla specializzazione del personale e su un maggiore ricorso all’intelligenza artificiale. Il primo corso prenderà il via nella seconda parte del 2020.
L’Air Education and Training Command (AETC) dell’US Air Force sta integrando tecnologie moderne e strategie innovative per trasformare il modo in cui i piloti e gli operatori di sensori dei velivoli a pilotaggio remoto (Remotely Piloted Aircraft – RPA) vengono addestrati, il tutto attraverso il programma RPA Training Next (RTN) che ha ormai concluso la sua fase di sviluppo. L’attuale formazione al pilotaggio degli RPA è stata fino a oggi sostanzialmente simile a quella incentrata sull’addestratore T-6A Texan II per la fase di addestramento primario (Undergraduate Pilot Training – UPT) dei piloti di velivoli “manned”, con gli allievi RPA impegnati nell’apprendimento dei fondamenti del volo attraverso un simulatore dotato della strumentazione del T-6.
L’obiettivo è “creare un’esperienza di formazione olistica.”
“L’essersi basati sul modello di UPT incentrato sul T-6 ha lasciato poca flessibilità per le esigenze in continua evoluzione dell’Air Force”, ha recentemente dichiarato il maggiore Adam Smith, direttore dell’RTN. “La tecnologia sta cambiando il modo in cui viviamo e apprendiamo, e ha dischiuso molte possibilità di migliorare l’addestramento in modo tale da formare gli aviatori di cui abbiamo bisogno. Il nostro programma ha lo scopo di esaminare il modo in cui è stato storicamente addestrato il personale ed esplorare le potenziali alternative per modernizzare le prassi di tale formazione.” Smith ha aggiunto che l’obiettivo di lungo termine del programma è passare da un concetto addestrativo che vede allievi destinati a piattaforme differenti seguire da cima a fondo un medesimo percorso formativo, ad uno specifico per gli allievi RPA, basato sulle loro capacità e necessità. “L’RPA Training Next è un ombrello con molti altri programmi al suo interno. Stiamo uscendo dalla fase sperimentale e collegando diversi metodi di apprendimento basati sulle competenze per creare un’esperienza di formazione RPA olistica.”
La fusione di due corsi in uno: l’RPA Course
La vecchia versione della formazione RPA includeva due fasi: “In passato, gli allievi frequentavano il corso RPA Instrument Qualification Course, nell’ambito del quale volavano su un simulatore del Texan II T-6A e si formavano sulla strumentazione, dopodiché passavano all’RPA Fundamentals Course, che era più che altro un corso accademico, con un simulatore per mezzo del quale effettuavano sortite per familiarizzarsi con la conduzione di missioni operative e il controllo di un RPA.”
Sulla base del nuovo concetto addestrativo, il team RTN fonde i due suddetti corsi separati in uno solo, l’RPA Course (RPAC), che prenderà il via verso la fine di quest’anno presso la Joint Base di San Antonio-Randolph (Texas), sotto la responsabilità del 12th Flying Training Wing.
La diversificazione finale tra operatori di MQ-9 e di RQ-4
L’RPAC è un corso nel quale si insegna a fare determinate cose per ragioni più definite. Per esempio, ha detto Smith: “Gli allievi non eseguono una ‘entrata a goccia’ [una particolare manovra, ndr.] come gliela potrebbe richiedere la Federal Aviation Administration [l’agenzia federale che regola l’aviazione civile, ndr.], bensì per una ragione specifica: comunicare con un Joint Terminal Attack Controller [JTAC, il personale che da terra dirige il fuoco del supporto aereo, ndr.], oppure evitare una minaccia o aspettare di ottenere un’autorizzazione.”
Certe nozioni e certi aspetti delle missioni vengono introdotti nella fase iniziale dell’addestramento; pertanto, quando arrivano alla RPA Formal Training Unit (FTU), gli allievi possiedono già un concetto rudimentale di cosa sia un JTAC e di come si debba comunicare con lui. Ciò consente agli istruttori di addestrarli per capacità di livello superiore.
Dopo aver completato la prima fase di formazione, i piloti di MQ-9 Reaper completeranno il loro addestramento presso una FTU di stanza nella base di Holloman (California) o in quella di Syracuse (New York); quelli di Global Hawk RQ-4, presso la Air Force Base di Beale (California).
“I piloti e gli operatori di sensori dell’MQ-9 si focalizzeranno su capacità più da Combat Air Force, come l’impiego delle munizioni e la collaborazione con i JTAC”, ha spiegato Smith, mentre “quelli dell’RQ-4 si concentreranno sulle funzioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione ad alta quota, nonché sui voli transoceanici, che sono più in linea con i set di missione di quella piattaforma.” L’intero processo di formazione dovrebbe durare circa un anno.
Il ruolo sempre più importante dell’Intelligenza Artificiale
Per quanto riguarda i mezzi, l’impiego della stessa tecnologia di base in tutte le fasi della formazione dei piloti è un altro dei principi cardine del programma RPA Training Next, in modo da garantire agli allievi una transizione dall’una all’altra senza soluzione di continuità. Altrettanto importante è il sempre maggiore ricorso all’intelligenza artificiale (AI): “Stiamo apportando modifiche all’intelligenza artificiale per quanto riguarda il modo in cui addestriamo i piloti e gli operatori di sensori RPA, quindi prenderemo lo stesso software AI e lo integreremo nel simulatore del Reaper MQ-9 presso la FTU”, ha spiegato Smith. “Una volta che il software sarà stato collaudato, il piano è di esportarlo negli squadron da combattimento in modo che questi abbiano accesso agli stessi strumenti e ausili per istruttori forniti dall’AI nei loro simulatori, in vista dell’addestramento successivo e delle qualifiche di missione”.
Il direttore dell’RTN ha evidenziato anche le modifiche apportate ai simulatori del T-6 per familiarizzare gli allievi con le grandi quantità di dati che arrivano ai piloti di RPA e non, in genere, a quelli dei velivoli con equipaggio a bordo. Modifiche come le funzioni di chat che devono essere lette e utilizzate per comunicare con entità in tutto il mondo in base alle esigenze della missione e ai compiti da svolgere, nonché la visualizzazione di mappe in movimento.“Una grande parte della formazione RPA riguarda il controllo incrociato e la gestione delle attività”, ha sottolineato Smith. “Dobbiamo assicurarci che gli allievi abbiano queste capacità, pertanto stiamo anticipando il relativo addestramento in modo che dispongano di quei dati immediatamente e comprendano la procedura di informazione fin dall’inizio.”
Le novità per la formazione degli operatori di sensori
Sono state inoltre apportate modifiche al simulatore T-6 dal punto di vista dell’operatore di sensore: “Abbiamo collegato un pod di targeting sul fondo del simulatore T-6 per consentire all’operatore di sensori di partecipare all’addestramento, il che ha rappresentato una svolta. In passato, questo operatore svolgeva soltanto quattro giorni circa di formazione insieme al proprio pilota durante la fase di addestramento primario, il che significa che quando arrivavano alla Formal Training Unit dovevamo dedicare del tempo extra per mostrare a entrambi come lavorare insieme come un equipaggio.” In quest’ottica, gli operatori dei sensori stanno familiarizzando in anticipo con questioni come le capacità di gestione delle risorse dell’equipaggio, e lo fanno per quattro settimane anziché quattro giorni, ha sottolineato Smith.