Gli Stati Uniti accelerano lo sviluppo di armi ipersoniche

Giu 23 2020
a cura della Redazione
Dopo il test congiunto effettuato da US Navy e US Army con un prototipo, il Pentagono entra in una fase di intensa sperimentazione dei concetti di HGV (Hypersonic Glide Vehicle) attualmente allo studio, con l’obiettivo di passare fra 12 mesi allo sviluppo dei sistemi d’arma reali. Prosegue anche il lavoro per realizzare una capacità difensiva da questa nuova tipologia di minaccia.
Concetto di missile ipersonico di Northrop Grumman.

sviluppo armi ipersoniche

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Concetto di missile ipersonico di Northrop Grumman.

“Nei prossimi dodici mesi, quel che vedremo è una continua accelerazione dello sviluppo di sistemi ipersonici offensivi”. Così ha dichiarato il 19 giugno, nel corso di una discussione online ospitata dal Defense One Tech Summit 2020, Michael E. White, responsabile dei programmi ipersonici presso l’ufficio dell’USD(R&E) (Under Secretary of Defense for Research and Engineering) che supervisiona lo sviluppo tecnologico del Pentagono. Dunque, il test con un C-HGB (Common Hypersonic Glide Body) effettuato il 19 marzo alle Hawaii, che ha dimostrato una capacità ipersonica a raggio intermedio nelle sue tre fasi – di boost (che porta temporaneamente il veicolo al di sopra dell’atmosfera terrestre), di planata (dopo il rientro nell’atmosfera) e di strike –, ha rappresentato l’inizio di un percorso che prevede il passaggio dallo sviluppo dei concetti d’arma ipersonica a quello delle armi reali. Questa transizione, ha spiegato White, avverrà dopo un periodo di circa 12 mesi (“una stagione molto intensa”) in cui saranno condotti ulteriori test nell’ambito dei molteplici programmi relativi a sistemi ipersonici portati avanti dal Dipartimento della Difesa.

La necessità di lavorare su un’architettura di sensori basata nello spazio

Tra i progetti del DoD vi sono anche quelli volti alla difesa degli Stati Uniti dalle minacce ipersoniche portate da altri paesi, nella fattispecie Russia e Cina, con armi lanciabili da varie piattaforme. Queste rappresentano una grossa sfida, perché sono molto difficili da intercettare a causa della loro capacità di volare a quote molto basse e di compiere brusche manovre a elevata velocità, seguendo traiettorie imprevedibili. Per questo motivo, ha detto il viceammiraglio della US Navy Jon Hill, direttore della Missile Defence Agency (MDA), “Dobbiamo lavorare sull’architettura dei sensori. Dato che i sistemi ipersonici sono capaci di manovrare e sono lanciabili da ogni luogo, devi essere in grado di tracciarli in tutto il mondo e a livello globale. Ciò ti guida verso un’architettura spaziale, che è la direzione in cui stiamo andando.” In quest’ottica, ha aggiunto Hill, il Dipartimento della Difesa sta lavorando con la Space Development Agency (SDA) sull’Hypersonic and Ballistic Tracking Space Sensor per effettuare il tracciamento delle minacce ipersoniche.

Il viceammiraglio Jon A. Hill, direttore della Missile Defense Agency. (US DoD)
Il viceammiraglio Jon A. Hill, direttore della Missile Defense Agency. (US DoD)
Parola d’ordine: dispiegare la capacità entro la metà del decennio

“Quando un’arma ipersonica si presenta sembrando inizialmente un missile balistico, e poi si trasforma in qualcos’altro, devi essere in grado di effettuarne e mantenerne il tracciamento. Per passare dal rilevamento e allarme a una soluzione di controllo del fuoco abbiamo bisogno di una traccia stabile, e inoltre non si può realmente gestire il problema delle manovre delle armi ipersoniche a livello globale senza essere basati nello spazio.”
Hill ha ricordato che il DoD già da qualche tempo ha lanciato un prototipo dei futuri satelliti per il tracciamento delle minacce ipersoniche, e che lo sta utilizzando per raccogliere dati. Nei prossimi anni, altri satelliti andranno in orbita per dimostrare tale capacità di tracciamento, che dovrà essere dispiegata entro la metà del decennio. Per il Pentagono si tratta di una scadenza tassativa, come ha confermato Mark J. Lewis, il funzionario che, in qualità di Director of Defense Research and Engineering for Modernization, supervisiona i programmi di modernizzazione del DoD: “Abbiamo tutti questo inflessibile scopo. Non si tratta più di progetti scientifici, confinati al laboratorio. Con questa approccio mentale, attraverso la gamma di attività in cui siamo coinvolti, penso che stiamo facendo progressi per colmare la distanza che ci separa dall’obiettivo.”

Mark J. Lewis, Director of Defense Research and Engineering for Modernization. (US DoD)
Mark J. Lewis, Director of Defense Research and Engineering for Modernization. (US DoD)
Fermare le armi ipersoniche è difficile, non impossibile

“Se ho intenzione di difendermi dalle minacce ipersoniche”, ha spiegato ancora Lewis, “ci sono un paio di cose essenziali che devo fare. La prima è essere in grado di rilevare quelle che volano contro di me e rispondere abbastanza rapidamente.” Il DoD sta investendo in questa capacità tramite la Space Development Agency. Quanto alla risposta: “Permettetemi di non entrare nel merito degli specifici sistemi d’arma, ma posso dire che a seconda della minaccia … ciascuna ha la propria risposta. È molto difficile fermare le armi ipersoniche, ecco perché sia noi che i nostri competitor vogliamo realizzarle, ma non è impossibile.” Per farlo, ha concluso Lewis, possono essere utilizzate alcune tecnologie esistenti e altre in fase di sviluppo. “Quindi ci sono soluzioni, ma questo è sicuramente un campo in cui vediamo la necessità di maggiori sforzi”.

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