Equinor sponsorizza la tecnologia della fusione nucleare

Giu 06 2020
a cura della Redazione
Il colosso petrolifero è tra i nuovi finanziatori della start-up Commonwealth Fusion Systems (CFS), sostenuta anche da Bill Gates, che ha l’obiettivo di rendere commerciabile una rivoluzionaria energia a “zero emissioni” di anidride carbonica.
(Foto da NASA)

Equinor fusione nucleare
(Foto da NASA)

Equinor, leader nel settore dell’oil&gas, ha aggiunto la tecnologia di fusione nucleare al suo portafoglio di investimenti a zero emissioni che già include l’eolico e il solare offshore. Il gruppo norvegese ha infatti preso parte all’ultimo round di finanziamenti da 84 milioni di dollari del Commonwealth Fusion Systems (CFS), assieme a una serie di nuovi investitori, ad esempio Devonshire Investors, che si sono aggiunti a quelli già presenti quali ENI Next LLC, The Engine, Breakthrough Energy Ventures (guidata da Bill Gates) e molti altri.

Sophie Hildebrand, Chief Technology Officer e Senior Vice President for Research and Technology a Equinor, ha commentato in proposito: “Continueremo a investire in tecnologie energetiche ‘zero-carbon’ promettenti e potenzialmente rivoluzionarie”. In effetti, il gruppo sta già investendo in fonti rinnovabili come l’energia eolica, il floating photovoltaic (fotovoltaico galleggiante) e l’idrogeno. La fusione nucleare è considerata come la soluzione al problema dell’intermittenza dei generatori di energia rinnovabile come vento e sole.

Una centrale a fusione potrebbe fornire energia pulita e priva di carbonio con un rifornimento di carburante sostanzialmente illimitato. Dal punto di vista della generazione di energia elettrica, il dispositivo di fusione è solo un'altra fonte di calore - da utilizzare in un normale ciclo di conversione termica. (Immagine da: Brochure MIT - SPARC)
Una centrale a fusione potrebbe fornire energia pulita e priva di carbonio con un rifornimento di carburante sostanzialmente illimitato. Dal punto di vista della generazione di energia elettrica, il dispositivo di fusione è solo un’altra fonte di calore – da utilizzare in un normale ciclo di conversione termica. (Immagine da: Brochure MIT – SPARC)
Allo studio anche il primo reattore al mondo con guadagno di energia netta

Equinor si è quindi unita al capo di Microsoft e a tutte le altre aziende del settore energetico per sostenere Commonwealth Fusion Systems (CFS), ovvero una start-up con sede a Cambridge (Massachusetts, Stati Uniti) che si occupa di sviluppare tecnologie che possano rendere commerciabile l’energia prodotta dalla fusione nucleare, cercando di tenere fede alla promessa di creare energia illimitata “zero-carbon”, che non impatti sull’ambiente (perché non aggiunge anidride carbonica all’atmosfera) e sia più affidabile rispetto all’energia eolica e solare.

CFS è cresciuta molto dalla sua fondazione nel 2018 come spin-out del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e sta collaborando con il Plasma Science and Fusion Center del MIT per sfruttare gli anni di ricerca, insieme all’innovazione che proviene dal settore privato. CFS è riuscita a riunire un team che lavora per progettare e costruire macchine per la fusione che forniranno energia di fusione illimitata, pulita e che servirà a combattere i cambiamenti climatici.

Inoltre, sta sviluppando un programma per realizzare magneti superconduttori ad alta temperatura (high-temperature superconducting – HTS) e sta progettando il primo reattore al mondo con guadagno di energia netta (SPARC) entro il 2025, ovvero il primo che produca più energia di quanta ne consumi.

Con l’ultimo round di finanziamenti pari a 84 milioni di dollari, CFS è riuscita a portare il budget totale dell’azienda a oltre 200 milioni di dollari. Bob Mumgaard, CEO di CFS, ha dichiarato: “Anche in questi tempi difficili siamo entusiasti di avere questo gruppo di nuovi investitori, tra cui una società di investimento globale e una società energetica leader a livello mondiale, che consente a CFS di rimanere focalizzata nella costruzione del primo reattore in grado di produrre energia tramite fusione nucleare. Questo finanziamento è un’ulteriore prova della crescita costante dell’industria della fusione e dell’importante transizione che sta avvenendo. La ricerca sulla fusione si espande grazie sia ai finanziamenti stanziati dal settore pubblico, sia agli investimenti delle società private, che porteranno la fusione ad avere un ruolo rilevante sul mercato in modo da contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici.

Grazie a questo ulteriore finanziamento, CFS potrà continuare a sviluppare le proprie capacità per la realizzazione di centrali a fusione e offrire servizi di ingegneria. Il finanziamento supporterà anche lo sviluppo del business intorno ai magneti HTS, componente chiave di SPARC che ha, inoltre, anche vari altri usi commerciali.   

Una panoramica dell'interno di Alcator C-Mod, un tokamak compatto ad alto campo operativo presso il MIT dal 1993 al 2016. Questo esperimento è stato il terzo di una serie di macchine che ha dimostrato i vantaggi del funzionamento ad alto campo per l'energia di fusione. L'esperimento SPARC previsto sarebbe il quarto. (Foto di Bob Mumgaard da Brochure MIT - SPARC )
Una panoramica dell’interno di Alcator C-Mod, un tokamak compatto ad alto campo operativo presso il MIT dal 1993 al 2016. Questo esperimento è stato il terzo di una serie di macchine che ha dimostrato i vantaggi del funzionamento ad alto campo per l’energia di fusione. L’esperimento SPARC previsto sarebbe il quarto. (Foto di Bob Mumgaard da Brochure MIT – SPARC )
Il potenziale del nucleare

L’energia prodotta dalla fusione nucleare rappresenta un tassello importante nella lotta ai cambiamenti climatici. Essa imita le reazioni che alimentano il sole per creare energia illimitata e pulita. Il procedimento di produzione prevede la trasformazione di un gas in plasma a una temperatura di decine di milioni di gradi, grazie all’utilizzo di magneti superconduttori che creano collisioni fra atomi di idrogeno, sfruttando l’energia prodotta. Diversamente dalla fissione nucleare, la fusione, secondo gli scienziati, non presenta rischi di reazioni incontrollate, come ad esempio quelle che causarono il disastro di Chernobyl.

Questi investimenti, dunque, rappresentano una spinta in più verso soluzioni a lungo termine per affrontare le sfide energetiche mondiali. Un esempio importate, in questo senso, è fornito dal progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), che ha coinvolto 35 nazioni e le principali economie mondiali sostenitrici dell’energia di fusione nucleare.

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