Il sistema autonomo Slocum Glider sta sostenendo estese prove in mare che dureranno cinque mesi. L’obiettivo della Marina britannica è di utilizzarlo in aree ad alto rischio per disporre di un quadro chiaro e sempre aggiornato dello spazio di battaglia sottomarino.
La Royal Navy britannica ha iniziato a testare a fine aprile un aliante sottomarino senza equipaggio a bordo che può inviare informazioni a intervalli di poche ore sulle caratteristiche dell’acqua marina che influenzano l’efficienza dei sonar e di altri sensori utilizzati dalle fregate Type 23 e dagli elicotteri Merlin e Wildcat, nonché dal P-8 Poseidon della Royal Air Force, fornendo un chiaro vantaggio operativo nella lotta antisommergibile. Il drone in questione, uno Slocum Glider di Teledyne Marine, ha iniziato a sostenere le prove al largo della costa nordoccidentale delle Ebridi Esterne (Scozia), per un dispiegamento che sarebbe dovuto durare quattro settimane ma che poi è stato esteso a cinque mesi con lo scopo di testate il sistema fino ai suoi limiti. L’obiettivo finale della Royal Navy è di utilizzare questa tipologia di veicoli sottomarini in via continuativa nelle aree ad alto rischio, in modo da disporre di un quadro chiaro e sempre aggiornato dello spazio di battaglia sottomarino ed essere in grado di prendere decisioni operative basate sulle informazioni più recenti. Informazioni che un tempo venivano raccolte nell’arco di mesi, ma che oggi posso essere disponibili in poche ore.
La necessità di aggiornare le informazioni sull’ambiente marino
“Gli ambienti oceanici stanno cambiando”, ha spiegato il captain (capitano di vascello) Pat Mowatt della Royal Navy. “Ciò che sapevamo 20 o 30 anni fa non si applica oggi in molte aree, in particolare il Nord Atlantico che è il nostro ‘cortile di casa’ per le operazioni sottomarine e probabilmente uno dei mari più complicati e sfidanti. La salinità, la velocità del suono e la temperatura sono tutte cambiate. Dobbiamo conoscerle accuratamente, nello sforzo di capire sempre di più sull’ambiente sottomarino (lo spazio di battaglia) e sul modo in cui esso influisce sulle prestazioni dei sensori di navi e sottomarini, in modo da conseguire un vantaggio operativo.”
In particolare, occorre considerare che la propagazione del suono attraverso l’acqua è fortemente influenzata dalla temperatura, dalla pressione e dalla salinità dell’acqua stessa, che influiscono sull’efficacia del sonar e dei sensori utilizzati da navi e aerei per tracciare i sottomarini. Grazie al loro payload di sensori, i sistemi come lo Slocum Glider possono raccogliere tali informazioni e fornirle, comunicando via satellite, agli operatori TAC HM (Tactical Hydrography, Meteorology and oceanography), i quali a loro volta possono indicare ai comandanti delle piattaforme impegnate in operazioni antisommergibile la portata effettiva dei sonar in dotazione, consigliandoli su come regolarne le impostazioni per ottenere le prestazioni migliori. Una maggiore comprensione delle proprietà della colonna d’acqua può anche rivelare informazioni su come un avversario potrebbe sfruttare l’ambiente per “nascondersi” sfruttando caratteristiche sottomarine come i fronti oceanici e i vortici.
Funzionamento e caratteristiche dello Slocum Glider
Il drone sottomarino testato nell’Atlantico settentrionale è definito “glider”, cioè aliante, perché non dispone di propulsori, esattamente come un aliante aereo. Tramite due piccole pompe che gonfiano e sgonfiano una vescica interna, il sistema è in grado di diminuire la propria spinta di galleggiamento in modo da inclinare il muso verso il basso, dopodiché le “ali” e il timone gli permettono di seguire la rotta e raggiungere la profondità (fino a 1.000 metri) programmate; in base allo stesso principio, questa volta aumentando la spinta di galleggiamento, il drone è capace di risalire verso la superficie, e dopo che l’ha raggiunta sporge l’antenna per comunicare via satellite i dati raccolti dai suoi sensori ed eseguire il punto nave con il GPS, in modo da orientarsi per il successivo “tuffo”.
Questa modalità di navigazione nell’acqua offre il vantaggio di un basso consumo energetico, che consente al sistema di rimanere in mare per mesi e mesi continuando a inviare preziose informazioni. In ogni caso, è disponibile un propulsore opzionale che fornisce fino a 2 nodi di velocità orizzontale.
Il raggio operativo varia in base al tipo di batteria utilizzata: alcalina (350-1.200 km), ricaricabile (700-3.000 km), al litio (3.000-13.000).
Il drone di Teledyne Marine (che pesa 55-70 kg a seconda della configurazione) può essere dispiegato e recuperato da imbarcazioni di qualunque dimensione in pochissimo tempo, dopodiché si può facilmente controllare in remoto da qualsiasi luogo del mondo attraverso strumenti di pilotaggio basati sul web, con un impiego minimo di personale e infrastrutture.
Un’altra caratteristica è la modularità del suo design che consente rapide riconfigurazioni, con oltre 40 sensori disponibili e altre opzioni per affrontare una varietà di condizioni oceaniche e di requisiti di missione. Lo Slocum Glider è stato testato dalla NATO per la prima volta in occasione dell’esercitazione antisommergibile “Proud Manta 11” che si svolse al largo delle coste orientali della Sicilia nel febbraio del 2011.
Non solo “alianti”: il Progetto Hecla della Royal Navy
I dati raccolti dallo Slocum Glider attualmente impegnato nei test in Atlantico sono stati integrati nei modelli di previsione oceanici dal Met Office e sono disponibili per l’uso da parte della Marina britannica presso il Joint Operational Meteorology and Oceanography Centre (JOMOC) di Northwood, che serve anche “clienti” NATO. Le prove in corso – supportate dal National Oceanographic Center, dal British Oceanographic Data Center e dalla Scottish Association of Marine Science – sono condotte nell’ambito del Project Hecla, che ha lo scopo di ottimizzare la capacità della Marina di raccogliere e sfruttare le informazioni idrografiche e oceanografiche. A tal fine si esplorano anche altre soluzioni oltre agli alianti sommergibili, inclusi particolari galleggianti di forma cilindrica, riempiti di sensori, in grado di operare in acqua per 3-4 anni inviando misurazioni dell’ambiente sottomarino a stazioni di terra. Nell’ambito di Hecla si sperimenterà anche il modo in cui i veicoli autonomi possono contribuire alle missioni di raccolta e sfruttamento dei dati, in collaborazione con NavyX, l’hub della Marina britannica creato nel 2009 per velocizzare lo sviluppo e il collaudo di nuove tecnologie.