Le due storiche riunioni in teleconferenza del 9 e 10 aprile hanno rotto lo stallo delle ultime settimane e adottato le misure necessarie a stabilizzare i mercati dell’energia e sostenere la crescita dell’economia globale flagellata dalla pandemia di Coronavirus.
Il confronto allargato tra i paesi produttori di petrolio e quelli del G20 nasce da un’iniziativa dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) per alleggerire l’impatto del Coronavirus sui mercati energetici e convincere anche gli altri produttori più piccoli a effettuare i tagli in programma.
Durante il summit dell’OPEC+ (composto dai membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dai produttori esterni, tra cui la Russia) tenutosi il 9 aprile si è giunti finalmente a un accordo per un taglio di 10 milioni di barili al giorno di greggio per un periodo di due mesi. Questo 9° incontro ministeriale straordinario si è tenuto in via telematica sotto la presidenza del principe Abdul Aziz Bin Salam, ministro dell’Energia saudita, e del copresidente Alexander Novak, ministro dell’Energia della Federazione Russa. Al summit hanno anche partecipato, in veste di osservatori, Argentina, Colombia, Equador, Egitto, Indonesia, Norvegia, Trinidad e Tobago, e l’International Energy Forum (IEF).
La strategia dell’OPEC+
“È imperativo intraprendere un’azione urgente. È nei nostri interessi, ed è anche nell’interesse dei consumatori. Ciò non vuol dire che qualsiasi medicina sarà facile: ovviamente non lo sarà. Ma è chiaro che sia necessario. E andrà a beneficio di tutti noi”. Così ha dichiarato il segretario generale dell’OPEC, Mohammad Barkindo, nel suo discorso di apertura della riunione. L’impatto della diffusione del Coronavirus sul mercato petrolifero è stato, quindi, il filo conduttore del vertice. La strategia a cui si è arrivati prevede un adeguamento al ribasso della produzione complessiva di greggio di 10 milioni di barili al giorno, a partire dal 1° maggio 2020, per un periodo iniziale di due mesi che si concluderà il 30 giugno 2020. Per i successivi sei mesi, dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2020, l’adeguamento totale concordato sarà di 8 milioni di barili al giorno. Seguirà un adeguamento di 6 milioni di barili al giorno per un periodo di sedici mesi, dal 1° gennaio 2021 al 30 aprile 2022.
L’accordo sarà valido fino al 30 aprile 2022, tuttavia la sua estensione potrà essere rivista nel dicembre 2021. In particolare, si è prevista una riduzione della produzione giornaliera di 4 milioni di barili da parte dell’Arabia Saudita e di 2 milioni al giorno da parte della Russia, che sono i maggiori produttori.
Lo scetticismo del Messico e la reazione degli USA
La strategia sopra descritta è stata concordata da tutti i paesi produttori di petrolio, OPEC e non OPEC, a eccezione del Messico, il quale invece ha mostrato un iniziale scetticismo proponendo, attraverso il suo ministro dell’Energia, Rocio Nahle, una riduzione di 100 mila barili giornalieri per i prossimi due mesi, anziché i 400 mila richiesti al suo Paese. L’accordo generale, subordinato al consenso del Messico, sarebbe sicuramente saltato se il presidente messicano, Andres Manuel Lopez Obrador, e il suo omologo statunitense, Donald Trump, non avessero raggiunto un accordo bilaterale che impegna il Messico a ridurre di 100 mila barili al giorno la produzione, mentre gli USA si faranno carico di un ulteriore taglio di 250 mila barili che sarebbe spettato al Messico.
Inoltre, in una conversazione telefonica congiunta, avvenuta nella notte tra il 9 e il 10 aprile, il re saudita Salman bin Abdulaziz al Saud, il presidente americano Trump e il suo omologo russo Putin hanno discusso della stabilità dei mercati dell’energia e della necessità di unità di intenti per sostenere i prezzi colpiti dalla crisi di Coronavirus. In particolare, Trump ha inviato un avvertimento all’OPEC a risolvere la situazione, affermando che la produzione USA è già in calo a causa del crollo dei prezzi del barile di petrolio.
Il tavolo del G20 Energia
Il G20 straordinario dei ministri dell’Energia, per facilitare il “dialogo globale e la cooperazione”, si è svolto in via telematica nel pomeriggio del 10 aprile, dopo l’accordo preliminare raggiunto sul taglio della produzione tra i paesi OPEC e i produttori al di fuori del cartello, guidati rispettivamente da Arabia Saudita e Russia.
La teleconferenza, tesa a stabilizzare il mercato petrolifero globale, ha visto l’intervento di una serie di rappresentanti di organizzazioni regionali e internazionali, come il segretario generale dell’OPEC, Barkindo, e il ministro dell’Energia russo, Novak, il quale ha indicato la necessità dello sviluppo da parte dei paesi del G20 di un meccanismo che consenta di monitorare costantemente gli sviluppi nel mercato petrolifero e che sia in grado di garantire una risposta adeguata in presenza di squilibri.
Alla sopra citata bozza di accordo raggiunta dall’Opec+, che prevede un taglio di 10 milioni di barili al giorno, si è così affiancata l’intesa tra i membri del G20, Stati Uniti e Canada in primis, in forza della quale i paesi extra Opec+ dovrebbero tagliare di ulteriori 5 milioni al giorno la produzione, portando la riduzione complessiva a 15 milioni di barili.
Le prospettive future
I mercati globali del petrolio e del gas si trovano ad affrontare una situazione senza precedenti: la domanda sta crollando, mentre l’offerta, già sovrabbondante, sta aumentando in modo significativo. A tutto ciò si aggiungono gli effetti negativi del fallimento dell’accordo OPEC+ dello scorso 6 marzo, che sta portando al collasso gli impianti di stoccaggio, e la pandemia di Coronavirus.
“Il Covid-19 è una bestia invisibile cha sta travolgendo tutto sulla sua strada”, ha affermato Barkindo durante la riunione del 9 aprile, in cui ha parlato dello squilibrio fra domanda e offerta di greggio e invitato i produttori a prendere misure urgenti, aggiungendo che “oggi stiamo osservando una contrazione della domanda di 6,8 milioni di barili al giorno, ma con il solo secondo trimestre saremo vicini ai 12 milioni di barili al giorno”.
Al summit, l’OPEC e i paesi non OPEC hanno ribadito la loro volontà di rispettare gli impegni assunti con la Dichiarazione di cooperazione del 2016, volta a raggiungere e sostenere un mercato petrolifero stabile, l’interesse reciproco dei paesi produttori, l’efficienza e l’economicità, nonché a garantire la fornitura ai consumatori e un equo ritorno sul capitale investito.
Se la situazione di stallo è stata davvero risolta, si apre la strada verso uno sforzo storico per rilanciare il mercato petrolifero da una crisi debilitante e verso la sostanziale fine della guerra dei prezzi tra Russia e Arabia Saudita, che dura da anni. Si tratta di un accordo storico che vede la collaborazione di Mosca, Riad, Washington e molti piccoli e grandi produttori, e che, come dichiarato dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov “avrà un effetto positivo nello stabilizzare il mercato globale dell’energia”.
Il prossimo incontro telematico dell’OPEC è previsto per il 10 giugno 2020, con lo scopo di determinare ulteriori azioni e, se necessario, per bilanciare il mercato.