Dopo la decisione di sospendere per una settimana la linea di produzione in Giappone, il programma relativo al caccia multiruolo di Lockheed Martin potrebbe subire un rallentamento nei prossimi mesi a causa dell’emergenza Coronavirus, soprattutto se le misure per il contenimento dell’epidemia dovessero essere estese alla FACO di Cameri.

Lockheed Martin e il Joint Program Office dell’F-35 hanno consegnato il 500° velivolo, e a febbraio la flotta di Lightning II già in servizio ha superato le 250.000 ore di volo: il duplice traguardo è stato annunciato il 4 marzo dal colosso statunitense, il quale ha precisato che il 500° velivolo prodotto è un F-35A dell’U.S. Air Force che sarà consegnato alla Air National Guard Base di Burlington nel Vermont. Fra i 500 F-35 figurano 354 F-35A, la variante a decollo e atterraggio convenzionale (CTOL); 108 F-35B, la variante a decollo corto e atterraggio verticale (STOVL); e 38 F-35C, la variante da portaerei (CV), consegnati agli Stati Uniti e ai clienti internazionali. Le 250.000 ore di volo sono state raggiunte da tutti gli F-35 della flotta, compresi i velivoli utilizzati per i test della fase di sviluppo e per l’addestramento, i caccia operativi, i velivoli statunitensi e internazionali.
Gli F-35 sono attualmente operativi in 23 basi in tutto il mondo
“Questo importante risultato testimonia le capacità e la dedizione dei team congiunti governativi, militari e industriali,” ha commentato Greg Ulmer, vicepresidente di Lockheed Martin e general manager del programma F-35. “L’F-35 garantisce una capacità di combattimento di quinta generazione senza precedenti, al costo di un velivolo di quarta generazione.”
Gli F-35 sono attualmente operativi in 23 basi in tutto il mondo, e sono almeno 985 i piloti e più di 8.890 gli addetti alla manutenzione formati fino ad oggi. Nove nazioni utilizzano l’F-35 dalle loro basi, mentre otto forze militari hanno dichiarato la Capacità Operativa Iniziale (Initial Operating Capability) e quattro hanno impiegato gli F-35 in operazioni di combattimento.

Le incognite legate alla diffusione del Coronavirus
Non è ancora possibile stimare l’impatto futuro della diffusione del Coronavirus sull’economia internazionale. Quel che è certo è che l’epidemia ha cominciato a produrre effetti negativi anche per l’industria della difesa, come dimostra la decisione di Mitsubishi Heavy Industries e Lockheed Martin di sospendere per una settimana le attività della linea di assemblaggio e collaudo finale (Final Assembly and Check-Out – FACO) degli F-35 che ha sede a Nagoya. Una misura di così breve durata non avrebbe conseguenze sui tempi di consegna degli aerei, come ha precisato il sottosegretario della Difesa statunitense Ellen Lord che ne ha dato notizia il 4 marzo, ma il discorso cambierebbe se venisse prorogata, cosa non improbabile. In tal caso, a soffrirne sarebbe la produzione degli F-35 giapponesi.
Conseguenze negative in caso di sospensione delle attività a Cameri
Più grave sarebbe la sospensione delle attività che si svolgono nella FACO italiana di Cameri, più centrale nell’universo F-35. È infatti in questo stabilimento, gestito dalla Divisione Velivoli di Leonardo, che avvengono l’assemblaggio e il collaudo finale dei velivoli italiani e olandesi (ai quali potrebbero in futuro aggiungersi quelli belgi e polacchi), oltre alla produzione delle ali complete per aerei assemblati negli Stati Uniti, senza dimenticare che il sito funge da centro regionale europeo per la manutenzione pesante, la riparazione, la revisione e l’aggiornamento (MRO&U) della cellula dell’F-35.
Per adesso, ai dipendenti di Lockheed Martin e di Pratt and Whitney (che fornisce il motore del Lightning II) operanti in Italia è stato ordinato di lavorare da casa, senza alcun impatto sulla produzione, ma in caso di peggioramento dell’emergenza Covid-19, un’eventuale e malaugurata sospensione delle attività nel sito piemontese avrebbe l’effetto di rallentare importanti “filoni” del programma F-35, con negative ricadute economiche sulle aziende coinvolte.