L’accordo fra Ankara e Tripoli che minaccia gli interessi energetici dell’Europa

Feb 07 2020
Benedetta Pellegrino
Il sempre più forte interesse del Governo turco per le risorse energetiche del Mediterraneo Orientale è all’origine del memorandum d’intesa firmato il 27 novembre dal presidente Erdogan e dal capo del Governo di Accordo Nazionale libico, al-Serraj: un documento che prospetta al paese anatolico un ruolo di “hub” energetico nell’area.
Incontro tra al - Serraj e il presidente Erdogan


Accordo Ankara Tripoli Mediterraneo
Incontro tra al – Serraj e il presidente Erdogan

La Turchia ha dimostrato più volte l’ambizione di diventare l’hub energetico del Mediterraneo Orientale, attraverso azioni di politica estera che, se talvolta hanno portato il paese a cercare la collaborazione con i paesi produttori, in altri casi sono risultate tutt’altro che diplomatiche: dal blocco della nave italiana Saipem 12000, che operava per Eni nell’offshore cipriota nel 2018, alle più recenti esplorazioni illegittime della nave per perforazioni petroliere turca Yavuz nel blocco 8 (legalmente di competenza di Eni e Total).

Il memorandum d’intesa turco-libico del 27 novembre 2019

Questo atteggiamento mostra come Ankara voglia presentarsi come un potente attore regionale e ha portato alla firma, il 27 novembre scorso a Istanbul, di un Memorandum of Understanding (MoU) con al Serraj, capo del Governo di Accordo Nazionale (GAN) libico riconosciuto dall’ONU.

Il memorandum è diviso in due documenti, definiti rispettivamente “Accordi per la sicurezza e la cooperazione militare” e “Accordi per la restrizione delle giurisdizioni marittime”. Il primo impegnava la Turchia all’invio di truppe per difendere la capitale libica in caso di una richiesta ufficiale in tal senso da parte del GAN (poi puntualmente verificatasi), mentre il secondo concede alla Turchia la possibilità di condurre prospezioni ed estrarre gas e petrolio in una più estesa Zona Economica Esclusiva (tra la costa libica di Derna e Tobruk e la costa turca di Bodrum e Marmara), definita ignorando i diritti della Grecia, derivanti da Creta e dalle isole del Dodecaneso e dell’Egitto.

Un documento che, ampliando la ZEE della Turchia, genera tensioni con i Paesi limitrofi e, soprattutto, con il governo non riconosciuto di Tobruk, il cui uomo forte e braccio armato (a capo del Libyan National Army – LNA) è il generale Khalifa Haftar che sta assediando Tripoli.

Blocchi di concessione nell'offshore di Cipro

Accordo Ankara Tripoli Mediterraneo
Blocchi di concessione nell’offshore di Cipro
Lo sviluppo dei pipeline: Turkish Stream vs EASTMED

Per la sua posizione strategica, la Turchia rappresenta un ponte tra Europa e Medio Oriente. Il territorio turco è attraversato da due oleodotti (BTC e Kirkuk/Ceyhan) e da tre gasdotti (Blue Stream, South Caucasus Pipeline e TANAP); inoltre, è in costruzione il Southern Gas Corridor, mentre lo scorso 8 gennaio è stato inaugurato ad Ankara il Turkish Stream, alla presenza dei presidenti Erdogan e Putin, che sancisce il legame sempre più forte fra Turchia e Russia.

Il MoU e il successivo voto favorevole del Parlamento di Ankara al dispiegamento di truppe in Libia è arrivato il 2 gennaio scorso, proprio quando Grecia, Cipro e Israele firmavano, con il benestare dell’Italia, un Intergovernmental Agreement per la costruzione del gasdotto sottomarino EASTMED. Un progetto che punta a fornire il 10% del fabbisogno europeo di gas naturale entro il 2025, bypassando la Turchia, e che si oppone al piano di Ankara di costruire un gasdotto alternativo per lo sfruttamento congiunto da parte del paese anatolico e di Cipro Nord (riconosciuta dalla sola Turchia) delle ingenti risorse di gas che si trovano nelle acque territoriali attorno all’isola.

Mappa dei pipeline

Accordo Ankara Tripoli Mediterraneo
Mappa dei pipeline
La strategia turca

Le azioni del Governo di Ankara denotano proprio come il paese abbia deciso di sabotare EASTMED e di osteggiare tutti i progetti che vadano contro i suoi interessi. La Turchia non vuole essere messa da parte dalla nuova conduzione energetica della regione, soprattutto dopo essere stata già esclusa dall’Eastern Mediterranean Gas Forum (EMGF), ovvero il gruppo di lavoro creato il 14 gennaio 2019 per il coordinamento delle politiche energetiche nel Mediterraneo Orientale da parte di Cipro, Israele, Grecia, Egitto, Italia, Giordania e Autorità Nazionale Palestinese (ANP).

Le rivendicazioni turche nella ZEE cipriota mettono a rischio gli interessi energetici dell’Europa, che però tarda a dare una risposta risoluta. Intanto il ministro degli Esteri turco, Mevllut Cavusoglu, ha chiesto agli ambasciatori dei paesi UE ad Ankara il rispetto dei diritti di accesso turco-ciprioti alle risorse energetiche al largo di Cipro, aggiungendo che in caso di condotta negativa la Turchia adotterà contromisure. Inoltre, il ministro dell’Energia turco, Fatih Donmez, sta lavorando per garantire nuove concessioni e licenze per l’esplorazione e lo sfruttamento nel Mediterraneo Orientale alla Turkish Petroleum Corporation (Tpao), così da poter rendere pienamente operativo l’accordo con al-Serraj entro i prossimi sei mesi.

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