Gli USA dispiegano la testata nucleare tattica W76-2

Feb 06 2020
a cura della Redazione
Dopo le indiscrezioni circolate a fine gennaio, il Pentagono ha confermato l’entrata in servizio della nuova arma, una variante della W76-1 già montata sui missili intercontinentali Trident lanciati da sottomarino, con l’obiettivo di contrastare i recenti investimenti russi in questa tipologia di sistemi.
Il lancio di un Trident II D5 dal sottomarino lanciamissili balistici USS Nebraska (classe Ohio), avvenuto al largo della costa della California il 26 marzo 2018. (US Navy)

Dispiegamento testata W76-2
Il lancio di un Trident II D5 dal sottomarino lanciamissili balistici USS Nebraska (classe Ohio), avvenuto al largo della costa della California il 26 marzo 2018. (US Navy)

La US Navy ha dispiegato la testata balistica nucleare a basso potenziale W76-2, lanciabile da sottomarino. La notizia, che era stata anticipata il 29 gennaio dalla Federation of American Scientists (FAS), è stata confermata ufficialmente dal Dipartimento della Difesa statunitense il 4 febbraio. Il comunicato spiega che la mossa si basa sul requisito, identificato dallo stesso Pentagono nella Nuclear Posture Review del 2018, di “modificare un piccolo numero di testate missilistiche balistiche lanciabili da sottomarino” per far fronte al fatto che “potenziali avversari, come la Russia, ritengono che l’impiego di armi nucleari a basso potenziale darà loro un vantaggio sugli Stati Uniti e sui loro alleati e partner”. In quest’ottica, la W76-2 “rafforza la deterrenza” e “dimostra ai potenziali avversari che non vi è alcun vantaggio nell’impiego limitato del nucleare perché gli Stati Uniti possono rispondere in modo credibile e decisivo a qualsiasi scenario di minaccia”.

La nuova arma sarebbe entrata in servizio sull’SSBN Tennessee

Secondo la sopracitata FAS, la prima unità della US Navy a entrare in servizio con la nuova testata in dotazione sarebbe stato, alla fine di dicembre 2019, il sottomarino a propulsione nucleare USS Tennessee (SSBN-734) con base a Kings Bay, in Georgia. Il Pentagono aveva inizialmente rifiutato di commentare l’indiscrezione, ricordando che non rientra nella politica degli Stati Uniti confermare o smentire la presenza di proprie armi nucleari all’estero, per poi darle il crisma dell’ufficialità una settimana dopo.
La testata W76-2 è più piccola di quella fatta esplodere a Hiroshima, in Giappone, durante la Seconda guerra mondiale. Si tratta di una variante della W76-1 montata sui missili balistici Trident della US Navy, il che ha consentito alla National Nuclear Security Administration di completarne rapidamente il design e la produzione nel giro di un anno circa.

Il sottomarino lanciamissili balistici USS Tennessee, l'unità della Marina statunitense che avrebbe ricevuto in dotazione la nuova testata nucleare tattica W76-2. (U.S. Navy)

Dispiegamento testata W76-2

Dispiegamento testata W76-2
Il sottomarino lanciamissili balistici USS Tennessee, l’unità della Marina statunitense che avrebbe ricevuto in dotazione la nuova testata nucleare tattica W76-2. (U.S. Navy)
I Democratici: “La W76-2 aumenta il rischio di errori di valutazione durante le crisi”

Nella stessa giornata dell’annuncio del Pentagono, il presidente dell’House Armed Services Committee (Commissione Forze Armate della Camera dei Rappresentanti), il democratico Adam Smith, ha criticato l’iniziativa del DoD con queste parole: “La decisione dell’Amministrazione di schierare la testata W76-2 rimane sbagliata e pericolosa. Tale dispiegamento non fa nulla per rendere più sicuri gli americani. Viceversa, è destabilizzante e aumenta la possibilità di errori di valutazione durante una crisi.” In particolare, Smith e gli altri fautori della non proliferazione ritengono pericoloso che le testate ad alto potenziale (W76-1) e quelle a basso potenziale (W76-2) siano montate sugli stessi vettori, perché in caso di lancio missilistico statunitense gli avversari non saprebbero quale dei due tipi si trovano ad affrontare, con conseguente rischio di sopravvalutare la minaccia ed agire di conseguenza.

Smith paventa anche un riarmo: “Accreditare l’utilità delle armi nucleari cosiddette ‘a basso potenziale’ per la ‘vittoria’ di una guerra nucleare aggrava le crescenti pressioni per una corsa agli armamenti nucleari.”“L’incapacità e la riluttanza del DoD a rispondere alle domande su quest’arma poste dal Congresso negli ultimi mesi non hanno fatto che sollevare maggiori preoccupazioni e incertezze”, ha proseguito Smith. “L’Amministrazione deve avere un dialogo aperto e continuo con il Congresso, in modo che noi [parlamentari] possiamo comprendere appieno le decisioni, la strategia di lungo termine e la logica connessi con questo significativo cambiamento nella strategia nucleare statunitense.”

I Repubblicani: “Un passo necessario per rafforzare la sicurezza degli Stati Uniti e dei nostri alleati”

Di segno opposto il commento rilasciato da un altro membro della stessa Commissione, il repubblicano Mac Thornberry: “Il più grande imperativo per la sicurezza nazionale è dissuadere gli avversari dall’uso di un’arma nucleare in qualsiasi circostanza. Il dispiegamento della W76-2 accresce la deterrenza degli Stati Uniti e dice alla Russia che qualsiasi tentativo di usare armi nucleari come parte di un approccio di ‘escalation per ottenere una de-escalation’ non avrà successo.”

In altre parole, la leadership statunitense ritiene che Mosca potrebbe impiegare un’arma nucleare a basso potenziale calcolando che gli Stati Uniti ne hanno soltanto ad alto potenziale e che, pertanto, esiterebbero ad entrare in un conflitto, o ad estenderlo, per timore di causare conseguenze eccessive. Questa iniziativa”, ha aggiunto Thornberry “che era richiesta dall’ultima Nuclear Posture Review ed era stata raccomandata anche dal Defense Science Board del presidente Obama, rappresenta un passo necessario e prudente per rafforzare la sicurezza degli Stati Uniti e dei nostri alleati.”

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