BAE Systems studia un “detector” per le armi di distruzione di massa

Feb 18 2020
a cura della Redazione
La nuova tecnologia di analisi avanzata, sviluppata per conto del Pentagono, aiuterà a rilevare e identificare rapidamente le attività connesse alla proliferazione e all’impiego di armi chimiche, biologiche, radiologiche, nucleari ed esplosive.

BAE Systems ha ricevuto finanziamenti dal Defense Sciences Office della DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), agenzia dell’US DoD, per sviluppare tecnologie di analisi che aiuteranno a rilevare e dissuadere le attività connesse alla proliferazione e all’impiego delle armi di distruzione di massa, contribuendo a garantire la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Tale tecnologia, unica nel suo genere, sfrutterà molteplici fonti di dati e utilizzerà la fusione di dati, l’adversary modelling (definizione della minaccia), il pattern matching (corrispondenza dei modelli) e le tecniche di apprendimento automatico per rilevare e identificare segnali di minaccia chimica, biologica, radiologica, nucleare ed esplosiva (CBRNE).

MATCH (Multi-info Alerting of Threat CBRNE Hypotheses

Come parte del programma SIGMA+ della DARPA, il team di ricerca e sviluppo di BAE Systems FAST Labs lavorerà con i partner Barnstorm Research e la Washington State University per creare una soluzione tecnologica chiamata MATCH (Multi-info Alerting of Threat CBRNE Hypotheses). Attraverso l’impiego di sensori e dati provenienti da molteplici fonti, MATCH aggiornerà automaticamente uno speciale grafico che fornirà agli analisti una rappresentazione visiva delle attività CBRNE presenti in una regione metropolitana. Utilizzando tale grafico, MATCH creerà ipotesi che identificano e caratterizzano le suddette minacce.

“La nostra tecnologia mira ad aiutare gli analisti a chiudere il circuito tra l’analisi delle informazioni e la raccolta di nuove informazioni, per colmare le lacune e fornire un quadro completo di una potenziale minaccia”, ha dichiarato Chris Eisenbies, direttore della linea di prodotti del gruppo Autonomy, Controls, and Estimation presso BAE Systems. “Cosa più importante, la nostra soluzione automatizza un processo che oggi è manualmente intensivo, migliorando la capacità di un analista di identificare rapidamente e accuratamente l’attività CBRNE e, in definitiva, aiutando a proteggere il nostro Paese da questi gravi pericoli.”

Militari dell’US Army e dell’US Air Force indagano su un ipotetico caso di contaminazione CBRN durante un’esercitazione presso la Stewart Air National Guard Base, N.Y., il 14 novembre 2019. (US DoD)

BAE Systems detector

BAE Systems detector
Militari dell’US Army e dell’US Air Force indagano su un ipotetico caso di contaminazione CBRN durante un’esercitazione presso la Stewart Air National Guard Base, N.Y., il 14 novembre 2019. (US DoD)
La ricerca è basata sulle competenze di BAE e su altri progetti della DARPA

La ricerca della Phase 1 del programma SIGMA+ sfrutta l’esperienza di BAE Systems nella fusione di dati, nell’analisi avanzata e nella gestione delle risorse come parte del suo portafoglio di “tecnologie autonome”. La Phase 1 si basa anche su un precedente lavoro per il programma Insight della DARPA e sfrutta le tecnologie mature ATIF (All-Source Track and Identity Fuser) e MAPLE (Multi-INT Analytics per Pattern Learning and Exploitation). Il lavoro per il programma sarà svolto presso le strutture di BAE Systems a Burlington (Massachusetts) e Arlington (Virginia).

La minaccia delle armi di distruzione di massa è in aumento

Il finanziamento assegnato dal Pentagono a BAE Systems per l’avvio del programma MATCH arriva in un momento storico in cui è maggiormente avvertita la minaccia delle armi di distruzione di massa, considerata l’attuale proliferazione di questi strumenti. La conferma di tale percezione è venuta da Theresa Whelan, Vice Assistente del Segretario della Difesa per la Homeland Defense e la sicurezza globale, nel corso di un’audizione davanti al sottocomitato per l’intelligence e le minacce emergenti della Commissione Forze Armate della Camera dei Rappresentanti, tenutasi l’11 febbraio scorso, il giorno prima dell’annuncio di BAE. La minaccia costituita dall’impiego e dalla proliferazione delle armi di distruzione di massa è in aumento, ha detto Whelan, per l’occasione affiancata da Alan R. Shaffer, Assistente del Segretario della Difesa per i programmi di difesa nucleare, chimica e biologica.

Soldati della Guardia Nazionale del Massachusetts evacuano un paziente nell’ambito di una prova di prontezza a Camp Dawson, West Virginia, il 7 settembre 2018. (US DoD)

BAE Systems detector
Soldati della Guardia Nazionale del Massachusetts evacuano un paziente nell’ambito di una prova di prontezza a Camp Dawson, West Virginia, il 7 settembre 2018. (US DoD)
WMD: le tre linee d’intervento del Pentagono

“Il panorama delle minacce WMD [Weapons of Mass Destruction – armi di distruzione di massa] è in continua evoluzione. I rapidi progressi della biotecnologia stanno aumentando il potenziale, la varietà e la facilità di accesso alle armi biologiche”, ha dichiarato Whelan, la quale ha poi spiegato che la risposta del Pentagono seguirà le tre linee d’intervento indicate dalla National Defense Strategy per il contrasto alle armi di distruzione di massa. La prima consiste nel garantire la “letalità” delle forze statunitensi assicurando che possano operare in un ambiente contaminato da armi chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari, in modo da negare agli avversari i vantaggi connessi all’impiego delle WMD.

La seconda linea d’intervento coinvolge il CWMD (Countering Weapons of Mass Destruction) Unity of Effort Council e consiste nello stabilire un ordine di priorità fra le minacce CBRNE e fornire al Pentagono un orientamento per l’organizzazione di operazioni, attività e investimenti intorno a una “picture” coerente della minaccia. La terza linea d’intervento si basa sul rafforzamento delle alleanze e la costruzione di partenariati, con lo scopo di mettere i partner dell’US DoD nelle condizioni di rilevare, prevenire e ridurre le minacce da soli. “Il che riduce l’onere per le risorse del DoD, consente una maggiore interoperabilità e riduce le minacce WMD in tutto il mondo”, ha spiegato Whelan, che ha concluso con una nota di ottimismo: “La competenza e l’elasticità del CWMD del Dipartimento della Difesa ci consentiranno di affrontare le minacce relative alle armi di distruzione di massa esistenti ed emergenti, del 2020 e oltre.”

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