Le prospezioni illegali turche nel Mediterraneo orientale a danno dell’Italia

Gen 31 2020
Tatiana Basilio
La Turchia si sta appropriando illegittimamente delle risorse petrolifere off-shore di Cipro, violando anche i diritti di concessione dell’Eni, senza timore di impiegare navi militari per soddisfare le proprie mire sui giacimenti ciprioti.
La nave per prospezioni petrolifere Saipem 12000 (fonte Saipem).

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La nave per prospezioni petrolifere Saipem 12000 (fonte Saipem).

Le più recenti notizie dal Mediterraneo orientale riferiscono di navi da guerra turche che hanno prima bloccato e poi costretto ad allontanarsi una nave da prospezione israeliana (Bat Galim) che stava facendo ricerche in acque cipriote, adducendo il motivo che quelle acque fossero di pertinenza turca in base all’accordo recentemente firmato con il governo libico riconosciuto dall’ONU.

Inoltre, dal 18 gennaio, la nave per perforazioni petroliere turca Yavuz sta conducendo illegittimamente esplorazioni nel “blocco 8”, l’area marittima legalmente di competenza di Eni e Total.

Il caso Saipem 12000

Le ultime mosse di Ankara seguono quanto accaduto nel febbraio del 2018, quando un’unità della Marina turca fermò la nave Saipem 12000 che operava per conto di Eni nell’off-shore di Cipro, in particolare nel “blocco di concessione 3”, dove era giunta spostandosi dal “blocco 6” (in cui si trova il giacimento di gas Calypso), formalmente perché interferiva con attività militari nell’area. La nave rimase bloccata per due settimane, durante le quali la Turchia rivendicò il diritto di sfruttamento del giacimento.

Un’affermazione infondata dal punto di vista legale, poiché il contratto di Production Sharing firmato con Cipro nel 2013 consente all’Eni di condurre prospezioni in sei aree corrispondenti ai blocchi di concessione 2, 3, 6, 8, 9 e 11, ai quali nel 2019 si è aggiunto anche il blocco 7.

I blocchi di concessione per le prospezioni petrolifere nella ZEE di Cipro

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I blocchi di concessione per le prospezioni petrolifere nella ZEE di Cipro
Un accordo illegittimo

Il più che discutibile ampliamento della ZEE di Ankara si basa, invece, sul protocollo d’intesa firmato il 27 novembre scorso dal presidente turco Tayyip Erdogan e dal premier del Governo di Accordo Nazionale libico (GAN), Fayez al-Serraj, contenente “Accordi per la sicurezza e la cooperazione militare” (in forza dei quali la Turchia sta fornendo supporto militare per la difesa di Tripoli contro le forze del generale Haftar) e “Accordi per la restrizione delle giurisdizioni marittime”.

Questi ultimi riconoscono il diritto di Ankara di condurre prospezioni ed estrarre gas e petrolio su un’enorme area del Mediterraneo compresa fra la costa libica di Derna e Tobruk e la costa turca di Bodrum e Marmara, definita in violazione dei diritti della Grecia derivanti dalla posizione geografica di Creta e delle isole del Dodecaneso, e dell’Egitto.

Lo stesso valore legale del memorandum contenente i suddetti accordi turco-libici è stato contestato dai paesi che ne sono danneggiati adducendo, non solo questioni di merito, ma anche di legittimità del leader del GAN a stipularli in nome e per conto dell’intera Libia.

Con la rivendicazione di una Zona Economica Esclusiva in acque contese, la Turchia ha voluto mandare un forte segnale a tutti i paesi con cui condivide interessi energetici, ma le reazioni, in particolare da parte dell’Europa, tardano ad arrivare.

L’Italia deve tutelare i propri interessi con determinazione

La perdurante inerzia di Roma nei confronti della spregiudicata politica turca a danno di strategici interessi italiani appare incomprensibile. Risulta necessario e urgente contenere l’assertività di Ankara, eventualmente anche impiegando unità della Marina Militare a protezione delle attività di prospezione dell’Eni nelle acque dei blocchi di concessione a essa legittimamente assegnati dal governo di Cipro.

È apprezzabile la nota rilasciata dalla Farnesina il 29 gennaio, in cui si definisce il Protocollo d’intesa firmato dalla Libia e dalla Turchia sulla delimitazione della piattaforma continentale come “inaccettabile” perché “viola i diritti sovrani dei paesi terzi, non è conforme alla legge del mare e non può produrre conseguenze giuridiche per i paesi terzi”, ma alle continue attività di trivellazione illegali della Turchia nel Mediterraneo orientale, condotte nella completa inosservanza della sovranità di Cipro e dei suoi diritti sovrani, è necessario rispondere in modo rapido e deciso, anche in collaborazione con Grecia e Cipro.

Solo mostrando una forte determinazione alla difesa dei propri legittimi interessi nazionali, l’Italia potrà frenare la rapida espansione dell’influenza politica, economica e militare di Ankara, che sta ponendo una grave ipoteca sul ruolo italiano nel bacino del Mediterraneo.

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