Operazione Scott-Rinascita: colpo devastante alla ‘ndrangheta

Dic 20 2019
Tatiana Basilio
La vasta operazione dei Carabinieri ha portato a 334 arresti e disarticolato tutte le cosche del vibonese.

La redazione di Laran si congratula col Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri che insieme alle Forze dell’Ordine, ha cambiato la storia del nostro paese. L’azione d’indagine e di fermo di 334 persone ha inferto un colpo epocale alla ndrangheta.
La storia a distanza di decenni si ripete, a volte si ripete anche per gesta positive, non solo in negativo. Ci sentiamo perciò di ringraziare i valorosi membri delle Forze dell’Ordine, donne e uomini che hanno collaborato per procedere con un’indagine così capillare, su scala nazionale, che ha permesso di stanare individui in divisa, politici e imprenditori che tessevano la trama e l’ordito del male nel nostro paese.

Di seguito ripubblichiamo volentieri il comunicato emesso dal Comando Generale dei Carabinieri.

Operazione “Scott-Rinascita”

Ieri mattina i carabinieri del R.O.S. ed il Comando Provinciale Carabinieri di Vibo Valentia, con il supporto dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, di personale del G.I.S, del 1° Reggimento Paracadutisti Tuscania, del NAS, del TPC, dei quattro Squadroni Eliportati Cacciatori e dell’8° Elinucleo CC hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia nei confronti di 334 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, detenzione di armi, traffico di stupefacenti, truffe, turbativa d’asta, traffico di influenze e corruzione. Dei 334 indagati sottoposti alla misura cautelare, 260 sono stati ristretti in carcere, 70 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti al divieto di dimora.

I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti in Calabria e in varie province della Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata, nonché in Svizzera, Germania e Bulgaria.

Nella medesima giornata si è data esecuzione anche a un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.

I provvedimenti scaturiscono da un’articolata attività investigativa condotta dal Raggruppamento e dal Comando Provinciale di Vibo Valentia in direzione del contesto ‘ndranghetistico vibonese, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Le indagini hanno consentito di ricostruire con completezza gli assetti di tutte le strutture di ‘ndrangheta dell’area vibonese e fornito un’ulteriore conferma dell’unitarietà della ‘ndrangheta, al cui interno le strutture territoriali (locali/ ‘ndrine) godono di un’ampia autonomia operativa, seppur nella comunanza delle regole e nel riconoscimento dell’autorità del Crimine di Polsi.

Infatti, le risultanze della SCOTT-RINASCITA hanno documentato:

  • −l’esistenza di strutture quali società, locali e ‘ndrine, in grado di controllare il territorio di riferimento e di gestirvi capillarmente ogni attività lecita o illecita;
  • −lo sviluppo di dialettiche inerenti alle regole associative, nello specifico, sulla legittimità della concessione di doti ad affiliati detenuti e sui connessi adempimenti formali;
  • −l’utilizzo di tradizionali ritualità per l’affiliazione e per il conferimento delle doti della società maggiore, attestato dal sequestro di alcuni pizzini riportanti le copiate;
  • −l’operatività di una struttura provinciale – il crimine della provincia di Vibo Valentia – con compiti di coordinamento delle articolazioni territoriali e di collegamento con la provincia di Reggio Calabria e il crimine di Polsi, quale vertice assoluto della ‘ndrangheta unitaria.

Per quanto concerne la pluralità di condotte delittuose individuate nel corso delle indagini, è stato accertato in particolare:

  • l’ormai consolidata capacità di infiltrazione nell’imprenditoria, operata con meccanismi sempre più sofisticati, grazie al contributo di professionisti collusi e dimostrata dalle numerose fittizie intestazioni documentate dalle indagini e da svariate operazioni di riciclaggio svolte nella provincia vibonese (acquisto di strutture turistico-alberghiere, bar, ristoranti, imprese operanti nel settore alimentare e della distribuzione, e con investimenti nel settore immobiliare svolti da soggetti prestanome, nonché con la partecipazione ad aste pubbliche per l’acquisto di terreni, immobili, autovetture di pregio, tramite terzi soggetti), aRoma (creazione di una rete di negozi operanti nel settore calzaturiero e l’apertura di una fabbrica, attraverso un circuito societario facente capo a società di diritto britannico controllate da articolazioni dell’associazione), a San Giovanni Rotondo (acquisto di una struttura turistico-alberghiera in società con imprenditori lombardi in difficoltà economiche), all’estero (Regno Unito) tramite la creazione di reti societarie, necessarie a simulare operazioni commerciali per ripulire il denaro di provenienza delittuosa, successivamente investito in imprese operanti nel territorio italiano;
  • l’accaparramento di terreni rurali nella provincia vibonese ottenuto con modalità estorsive;
  • la sistemica pressione estorsiva svolta nei confronti dei commercianti e degli imprenditori, costretti, in cambio della protezione, a garantire la consueta messa a posto ammontante, di massima, al 3% del valore dei lavori svolti, l’assunzione di personale segnalato dalle cosche e l’imposizione di forniture;
  • l’usura svolta in modo massivo nei confronti di commercianti ed imprenditori in difficoltà;
  • il traffico di sostante stupefacenti;
  • la commissione di danneggiamenti perpetrati tramite incendi ed esplosioni di colpi d’arma da fuoco;
  • il controllo mafioso dei servizi funerari;
  • la consumazione, nel periodo 1996-2017, di 4 omicidi e di 3 tentati omicidi

Infine, a dimostrazione dell’elevato livello di pericolosità dell’associazione, oltre al sequestro – in più occasioni – di numerose armi comuni e da guerra (complessivamente sono state sequestrate 11 tra pistole e revolver, 12 tra fucili, carabine e mitragliatori, nonché  abbondante munizionamento di vario calibro), è emersa la costante ricerca di contatti con esponenti politici, massoni, influenti professionisti, rappresentanti delle istituzioni e dell’imprenditoria, finalizzati al perseguimento degli illeciti fini sociali, in taluni casi conseguiti.

Intervista al Gen. C.A. Luigi Robusto

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