Dodici paesi dell’Alleanza Atlantica hanno partecipato all’esercitazione “Thor’s Hammer”, mettendo alla prova i dispositivi impiegati dai rispettivi eserciti per neutralizzare gli ordigni esplosivi improvvisati.
Le notizie di queste ore relative all’attentato contro i militari italiani in Iraq – che ha causato il ferimento di tre operatori del COMSUBIN della Marina Militare e di due paracadutisti del Reggimento Col Moschin – ha riportato all’attenzione generale i cosiddetti ordigni esplosivi improvvisati (Improvised Explosive Devices – IEDs), una minaccia talmente intrinseca alla guerra “asimmetrica” che caratterizza questi anni da spingere le forze armate di molti paesi, in primis quelli costantemente impegnati in missioni nei teatri “caldi” del Medio Oriente e dell’Africa, a dedicare risorse per sviluppare specifiche capacità per contrastarla, secondo un approccio globale che comprende misure tecniche e tattiche, ma anche il lavoro d’intelligence e diplomatico. Alcuni eserciti si sono dotati anche di unità specialistiche ad hoc, come ha fatto l’Esercito Italiano con il suo Centro di Eccellenza C-IED, a valenza interforze, che fornisce un supporto addestrativo, dottrinale e concettuale-organizzativo per lo sviluppo e il mantenimento della capacità di lotta agli ordigni improvvisati. Costanti sono anche le esercitazioni che si svolgono per sviluppare e aggiornare tale capacità.
Fra queste vi è anche la Thor’s Hammer (Martello di Thor), un’esercitazione NATO che, dopo essersi svolta per due edizioni in Nord Europa, quest’anno si è tenuta nell’Australia meridionale, presso la Woomera Prohibited Area, fra ottobre e i primi di novembre. Nell’occasione, oltre un centinaio di militari di 12 paesi membri e partner della NATO (Australia, Stati Uniti, Canada, Germania, Austria, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Regno Unito e Francia) hanno testato sistemi di contromisure elettroniche per la Force Protection (ECM-FP), con il supporto di ricercatori scientifici, allo scopo di garantire che i vari dispositivi siano compatibili e non si disturbino a vicenda quando impiegati all’interno della stessa area operativa.
Il direttore dell’esercitazione, il comandante Matthew Carroll della Joint Counter Improvised Threat Task Force dell’Australian Defence Force (ADF, le forze armate australiane), ha affermato che il lavoro svolto nel corso dell’attività è stato all’avanguardia per quanto concerne la tecnologia C-IED. I sistemi in oggetto, infatti, sono in grado non solo di impedire la detonazione di ordigni telecomandati, ma anche di mettere fuori gioco piccoli sistemi aerei senza pilota (UAS), oggi più noti al pubblico come “droni”, che possono essere utilizzati per lanciare dispositivi esplosivi o condurre missioni di sorveglianza. “L’esercitazione Thor’s Hammer è fondamentale per proteggere dalle minacce improvvisate attuali ed emergenti”, ha detto Carroll. “Lavorando insieme qui con altre nazioni possiamo condividere le nostre conoscenze e sviluppare soluzioni in modo molto più rapido ed efficiente di quanto non accadrebbe se ogni paese lavorasse per conto suo.”