Il ministro dell’Interno Lamorgese ha presentato in Parlamento i quattro punti del “Piano operativo umanitario” attraverso i quali sarà modificato il memorandum d’intesa firmato dal governo Gentiloni nel 2017.
La Libia ha accettato la richiesta dell’Italia di modificare il Memorandum sottoscritto nel 2017 dal governo Gentiloni e dal Governo di Accordo Nazionale libico per limitare gli sbarchi dal Nordafrica, che nell’anno precedente avevano portato sulla Penisola oltre 160.000 migranti. La notizia è stata data ieri pomeriggio dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che ha illustrato alla Camera il “Piano operativo umanitario” nel quale si sostanzia la revisione dell’accordo italo-libico, in scadenza il prossimo 2 febbraio.
Lamorgese ha espresso un giudizio sostanzialmente positivo su tale accordo, sottolineando come abbia “contribuito a ridurre del 97 per cento i flussi migratori dalla Libia e, dato oggettivo, anche il numero delle morti in mare”. Il ministro ha aggiunto che il memorandum serve a stabilizzare la Libia, e che le condizioni di insicurezza “aumentano il rischio di infiltrazioni jihadiste tra i migranti”.
Lamorgese ha quindi spiegato i quattro punti in cui si articola il suddetto Piano, volto a garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti trattenuti nei centri di detenzione libici in condizioni durissime, quando non sottoposti a vere e proprie torture, dopo essere stati intercettati in mare dalla Guardia costiera locale. La prima delle richieste italiane (che devono ancora essere sottoporre al comitato italo-libico preposto) riguarda proprio i centri di detenzione e ha per obiettivo “quello di migliorare le condizioni di vita dei migranti e di garantire il rispetto dei diritti umani in vista di una graduale chiusura di questi centri, favorendo il loro trasferimento in altre strutture per arrivare a centri gestiti direttamente dalle agenzie dell’ONU”, ha spiegato il ministro dell’Interno.
In secondo luogo, l’Italia chiede iniziative bilaterali per aumentare il numero di migranti evacuati dai centri di detenzione attraverso i corridoi umanitari (già aperti quelli verso l’Italia, grazie al protocollo d’intesa tra i ministeri degli Esteri e dell’Interno, la CEI e la Comunità di Sant’Egidio, e verso il Niger), che ad oggi sono stati soltanto 1.355, con il coinvolgimento di altri stati dell’Unione Europea.
La terza richiesta ha per oggetto un maggior controllo dei confini meridionale della Libia, attraverso i quali filtra troppo facilmente la maggior parte dei migranti che tentano di approdare in Europa, e il rafforzamento del progetto dell’IOM (International Organization for Migration, agenzia collegata dell’ONU) che si occupa dei rimpatri volontari assistiti dei migranti nei loro paesi d’origine (45.000 dal 2016 a tutto ottobre 2019).
Quarto e ultimo punto, l’Italia ha intenzione di rinnovare il progetto “Il ponte di solidarietà” con la fornitura di nuovi aiuti umanitari alla Libia quali mezzi di soccorso, materiali e farmaci per gli ospedali, nonché materiali per le scuole.
La collaborazione fra l’Italia e il governo tripolino riconosciuto dall’ONU si esprime, da anni, anche attraverso il supporto materiale e addestrativo alle forze navali del paese nordafricano, alle quali spetterebbe il compito di contrastare l’attività degli scafisti e condurre attività di soccorso in mare a beneficio dei migranti. In tale quadro, sabato scorso (2 novembre), nella base di di Abu Sitta a Tripoli, la Guardia costiera libica ha ricevuto consegna di dieci piccole motovedette Classe 500 dismesse dalla Guardia Costiera italiana e fornite da Roma, una mossa che era stata decisa nel corso dell’estate dal precedente governo “gialloverde”. Il dato singolare è che la notizia è stata diffusa solamente dall’account Twitter della Guardia costiera libica e da quello di “Migrants Rescue Watch” (che ha mostrato la foto pubblicata in questa pagina), mentre le autorità italiane non hanno dato alcuna visibilità al fatto. Una decisione che probabilmente riflette le divisioni interne al nuovo governo M5S-PD sulla linea politica in tema di immigrazione clandestina. Senza dimenticare le critiche rivolte da più parti al memorandum italo-libico (alcuni esponenti dell’ala sinistra del Partito Democratico ne avevano chiesto addirittura la cancellazione), accusato di legittimare indirettamente le violenze commesse nei centri di detenzione contro i migranti intercettati dalla Guardia costiera libica.