Il nostro Paese si allinea ai partner e competitor europei più importanti, rendendo possibile la “firma” governativa a garanzia dei contratti di fornitura di materiali per la difesa stipulati dalle aziende italiane con gli Stati esteri.
Il concetto di “Sistema Paese” nel settore Difesa e Aerospazio si appresta a diventare una realtà più concreta dopo la decisione del Governo di inserire nel decreto fiscale attualmente all’esame del Parlamento una norma sul cosiddetto G2G, abbreviazione per “Government to Government”. In base a questa disposizione, l’esecutivo (attraverso la Difesa) potrà svolgere il ruolo di garante nei rapporti commerciali fra le aziende italiane del comparto e gli Stati esteri che ad esse si rivolgono per la fornitura di materiali per la difesa e la sicurezza, apponendo la propria firma sui relativi contratti. In questo modo l’Amministrazione si assumerà la responsabilità dell’esecuzione di tali accordi, gestendo direttamente la vendita dei sistemi in questione.
Questa forma di supporto governativo, già prevista dai più importanti paesi europei, è stata introdotta dal comma 1 dell’articolo 52 del decreto fiscale che, modificando l’articolo 537 ter del Codice dell’ordinamento militare, aggiunge la “attività “contrattuale” al “supporto tecnico-amministrativo” che il Ministero della Difesa (d’intesa con i ministeri degli Affari esteri e dell’Economia e finanze) può svolgere a sostegno delle intese commerciali delle aziende italiane con Stati esteri.
Più in dettaglio, il comma 1 recita che: “il Ministero della Difesa, nel rispetto dei principi, delle norme e delle procedure in materia di esportazione di materiali d’armamento di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185, d’intesa con il Ministero degli Affari esteri e con il Ministero dell’Economia e delle finanze, al fine di soddisfare esigenze di approvvigionamento di altri Stati esteri con i quali sussistono accordi di cooperazione o di reciproca assistenza tecnico-militare, può svolgere tramite proprie articolazioni e senza assunzione di garanzie di natura finanziaria, attività contrattuale e di supporto tecnico-amministrativo per l’acquisizione di materiali di armamento prodotti dall’industria nazionale anche in uso alle Forze armate e per le correlate esigenze di sostegno logistico e assistenza tecnica, richiesti dai citati Stati, nei limiti e secondo le modalità disciplinati nei predetti accordi”.
La relazione illustrativa dell’art. 52 sottolinea la terzietà della Difesa “rispetto alle trattative commerciali” e aggiunge che l’attività contrattuale dell’Amministrazione avviene “senza assunzione di garanzie di natura finanziaria”.
La norma sul G2G è stata salutata con favore da Guido Crosetto, presidente dell’AIAD (Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), il quale ha dichiarato che si tratta di “un testo concordato tra tutti gli attori in campo, pubblici e privati”. L’industria del comparto lo invocava da tempo, e in tal senso si era espresso anche l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, nel corso di un’audizione sulle “Prospettive dell’export italiano di materiali per la difesa e la sicurezza” svolta il 9 maggio 2019 davanti alla Commissione Difesa del Senato. In risposta a tali richieste, il governo M5S-Lega aveva avviato un tavolo tecnico a Palazzo Chigi con la partecipazione dei ministeri della Difesa, degli Esteri, dello Sviluppo Economico, dell’Interno, dell’Economia e delle Finanze, oltre che del DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza). Il discorso è proseguito con il nuovo esecutivo M5S-PD, concretizzandosi con la norma inserita nel decreto fiscale che, con ogni probabilità, consentirà in futuro alle aziende italiane del comparto difesa di finalizzare un maggior numero di proposte contrattuali provenienti da Stati esteri.